Siria. La battaglia si avvicina di ora in ora al centro di Damasco, mentre la periferia è ormai incessantemente presa di mira dall'artiglieria governativa. Intanto la stampa di regime assicura che la capitale non cadrà in mano ai "terroristi"; terroristi che secondo il presidente Assad sarebbero sostenuti dal governo turco di Recep Erdogan. Il servizio è di Marina Calculli: ascolta
Radio Vaticana - L’aviazione siriana ha bombardato ieri diverse zone del nord del Paese controllate ormai quasi interamente dai ribelli. Secondo al-Jazeera il regime avrebbe ridisegnato le province della Siria, tracciando i confini delle aree ancora sotto il proprio controllo. I combattimenti intanto proseguono in tutto il Paese ma l’opposizione siriana mostra la sua frammentazione interna. Mentre la Francia convoca a Londra al-Khatib e Hitto, i rappresentanti della Coalizione nazionale, dall’interno del Paese l’esercito siriano libero accusa la fratellanza musulmana di voler dirottare la rivoluzione: “Non sono stati loro a cominciarla” – ha detto il portavoce Fahad al-Masri, secondo cui “il successo della Coalizione nazionale dipenderà dalla capacità di includere anche le forze laiche”. Fonti giordane e americane rivelano inoltre che l’addestramento dei ribelli prosegue e mira a rafforzare il controllo della fascia sud della Siria dal confine giordano al Golan. E proprio sulla destabilizzazione del Golan Israele leva i toni. “Non siamo indifferenti alle provocazioni siriane – ha detto ieri il ministro della difesa Yaloon – “che siano accidentali o no, risponderemo con fermezza”.
Sulla possibile avanzata dei ribelli siriani verso le alture del Golan – pericoloso per il possibile coinvolgimento di Israele – Antonella Palermo ha intervistato Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa da Beirut e ideatore del sito web “www.siria-libano.com”: ascolta
R. – Sul terreno, anche dai video amatoriali che vengono diffusi su Internet, relativi agli avanzamenti del fronte dei ribelli, sono visibili degli armamenti relativamente nuovi in loro possesso e questo potrebbe essere indizio di un afflusso di armi attraverso la Giordania.
D. – Qual è l’atteggiamento di Israele di fronte all’avanzata dei ribelli siriani?
R. – Per Israele, la caduta di Bashar al Assad non sarà mai una buona notizia. Gli israeliani hanno detto più volte che preferiscono Bashar al Assad ai jihadisti o comunque agli estremisti. Questi ribelli hanno una retorica – a differenza del regime di Damasco – e un attivismo chiaramente anti-israeliani. Dicono che, dopo il Golan, vorranno liberare il resto dei territori siriani occupati da Israele. Quindi, per Israele ci sono davvero le condizioni per temere oggi, molto più di quanto non abbia temuto nei 40 anni di regime degli Assad.
D. – La comunità internazionale come sta guardando alla situazione in Siria?
R. – Gli Stati Uniti e la Russia sono gli attori che continuano ad avere in mano, anche in questa crisi, il pallino della situazione. E’ lì, a Mosca e a Washington, prima che a Bruxelles o a Teheran, che si decidono attualmente le sorti del conflitto siriano, perché se i russi togliessero il loro cappello protettivo su Bashar al Assad, le cose cambierebbero nell’arco di poche ore. Bisogna quindi domandarsi quale sia la controparte da dare ai russi, perché mettano fine all’appoggio nei confronti del loro storico alleato.
Radio Vaticana - L’aviazione siriana ha bombardato ieri diverse zone del nord del Paese controllate ormai quasi interamente dai ribelli. Secondo al-Jazeera il regime avrebbe ridisegnato le province della Siria, tracciando i confini delle aree ancora sotto il proprio controllo. I combattimenti intanto proseguono in tutto il Paese ma l’opposizione siriana mostra la sua frammentazione interna. Mentre la Francia convoca a Londra al-Khatib e Hitto, i rappresentanti della Coalizione nazionale, dall’interno del Paese l’esercito siriano libero accusa la fratellanza musulmana di voler dirottare la rivoluzione: “Non sono stati loro a cominciarla” – ha detto il portavoce Fahad al-Masri, secondo cui “il successo della Coalizione nazionale dipenderà dalla capacità di includere anche le forze laiche”. Fonti giordane e americane rivelano inoltre che l’addestramento dei ribelli prosegue e mira a rafforzare il controllo della fascia sud della Siria dal confine giordano al Golan. E proprio sulla destabilizzazione del Golan Israele leva i toni. “Non siamo indifferenti alle provocazioni siriane – ha detto ieri il ministro della difesa Yaloon – “che siano accidentali o no, risponderemo con fermezza”.
Sulla possibile avanzata dei ribelli siriani verso le alture del Golan – pericoloso per il possibile coinvolgimento di Israele – Antonella Palermo ha intervistato Lorenzo Trombetta, corrispondente dell’Ansa da Beirut e ideatore del sito web “www.siria-libano.com”: ascolta
R. – Sul terreno, anche dai video amatoriali che vengono diffusi su Internet, relativi agli avanzamenti del fronte dei ribelli, sono visibili degli armamenti relativamente nuovi in loro possesso e questo potrebbe essere indizio di un afflusso di armi attraverso la Giordania.
D. – Qual è l’atteggiamento di Israele di fronte all’avanzata dei ribelli siriani?
R. – Per Israele, la caduta di Bashar al Assad non sarà mai una buona notizia. Gli israeliani hanno detto più volte che preferiscono Bashar al Assad ai jihadisti o comunque agli estremisti. Questi ribelli hanno una retorica – a differenza del regime di Damasco – e un attivismo chiaramente anti-israeliani. Dicono che, dopo il Golan, vorranno liberare il resto dei territori siriani occupati da Israele. Quindi, per Israele ci sono davvero le condizioni per temere oggi, molto più di quanto non abbia temuto nei 40 anni di regime degli Assad.
D. – La comunità internazionale come sta guardando alla situazione in Siria?
R. – Gli Stati Uniti e la Russia sono gli attori che continuano ad avere in mano, anche in questa crisi, il pallino della situazione. E’ lì, a Mosca e a Washington, prima che a Bruxelles o a Teheran, che si decidono attualmente le sorti del conflitto siriano, perché se i russi togliessero il loro cappello protettivo su Bashar al Assad, le cose cambierebbero nell’arco di poche ore. Bisogna quindi domandarsi quale sia la controparte da dare ai russi, perché mettano fine all’appoggio nei confronti del loro storico alleato.
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