Erano minacciati da diversi anni dai ‘madereiros’, i mercanti di legname interessati allo sfruttamento illegale della riserva ambientale Praialta-Piranheira, ricca di specie pregiate come la caoba, dove loro si dedicavano invece alla coltivazione sostenibile della ‘castagna del Pará’ o noce dell’Amazzonia.
Misna - Questo il movente più probabile per l’assassinio di José Claudio Ribeiro da Silva e María do Espíritu Santo da Silva, una coppia di contadini che si batteva a difesa dell’ambiente nel ‘polmone’ del pianeta, uccisi il 24 maggio 2011 a Nova Ipixuna, nei pressi di Marabá. A riferire delle minacce sono stati i familiari delle vittime nel primo giorno del processo che a Marabá vede imputati tre uomini: José Rodrigues Moreira, presunto mandante, insieme a Alberto Lopes Nascimento e Lindonjonson Silva Rocha, accusati di aver premuto il grilletto.
Il pubblico ministero ha chiesto 70 anni di carcere per due omicidi che secondo l’accusa rientrano in una disputa per il possesso della terra: è risultato infatti che Rodrigues Moreira avesse acquistato un lotto all’interno della riserva alla cui cessione si opponevano con forza José e María, per questo bersagli di minacce di morte.
Il processo ha portato nella città del Pará, lo stato amazzonico simbolo dei conflitti per il possesso della terra, anche osservatori di diverse organizzazioni internazionali che sostengono i movimenti sociali brasiliani. Parlando con i giornalisti, esponenti della Right Livelihood Foundation (Rlf), che ogni anno assegna il cosiddetto ‘Nobel alternativo’, hanno denunciato “l’atteggiamento aggressivo dei rappresentanti della difesa con i testimoni dell’accusa” mentre per tutta la giornata di ieri contadini e ambientalisti amazzonici sono rimasti in attesa di fronte al palazzo di giustizia indossando magliette con le fotografie delle due vittime.
Secondo fonti ufficiali, nel Pará dal 1964 al 2010 sono stati assassinati 914 difensori dell’ambiente, fra religiosi, attivisti, contadini, avvocati. Solo 18 casi sono finiti in tribunale e 24 sono state le persone condannate, sebbene a oggi appena sei siano ancora in carcere: fra questi, tre dei responsabili dell’omicidio di suor Dorothy Stang nel 2005.
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Il pubblico ministero ha chiesto 70 anni di carcere per due omicidi che secondo l’accusa rientrano in una disputa per il possesso della terra: è risultato infatti che Rodrigues Moreira avesse acquistato un lotto all’interno della riserva alla cui cessione si opponevano con forza José e María, per questo bersagli di minacce di morte.
Il processo ha portato nella città del Pará, lo stato amazzonico simbolo dei conflitti per il possesso della terra, anche osservatori di diverse organizzazioni internazionali che sostengono i movimenti sociali brasiliani. Parlando con i giornalisti, esponenti della Right Livelihood Foundation (Rlf), che ogni anno assegna il cosiddetto ‘Nobel alternativo’, hanno denunciato “l’atteggiamento aggressivo dei rappresentanti della difesa con i testimoni dell’accusa” mentre per tutta la giornata di ieri contadini e ambientalisti amazzonici sono rimasti in attesa di fronte al palazzo di giustizia indossando magliette con le fotografie delle due vittime.
Secondo fonti ufficiali, nel Pará dal 1964 al 2010 sono stati assassinati 914 difensori dell’ambiente, fra religiosi, attivisti, contadini, avvocati. Solo 18 casi sono finiti in tribunale e 24 sono state le persone condannate, sebbene a oggi appena sei siano ancora in carcere: fra questi, tre dei responsabili dell’omicidio di suor Dorothy Stang nel 2005.
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