“La festa è finita, gli amici se ne vanno, che inutile giornata...”
Recitava così il testo di una canzone di qualche tempo fa, ma le parole risuonano oggi quanto mai esplicative e tristi. Tristi perché il nostro tempo è triste come un cielo d’autunno quando cade una pioggerellina stizzosa e maligna. In giro respiri un’aria di insicurezza, come di abbandono e impotenza. Non c’è più desiderio di impegnarsi, di andare avanti, di migliorare: si aspetta ormai solo la scure del boia (le agenzie di rating) che ci sprofondi nel nulla. Ci siamo già stati nel nulla doloroso dell’immediato dopoguerra, quando i nostri padri volgevano attorno a loro lo sguardo per scrutare da dove ricominciare, da dove trarre risorse per far rivivere un Paese stordito e frustrato dall’odio della guerra. Forse noi oggi non abbiamo più quella forza: i nostri valori sono mutati, la patria è un eufemismo antico, la solidarietà vien sempre meno e ciò che conta è sopravvivere all’immane catastrofe che ci hanno rovesciato addosso.
L’altro si arrangi pure, sia esso compatriota o immigrato. Comprensibile il disamore verso tutto ciò che non tocca l’orticello privato di ognuno di noi, ma se non siamo uniti perderemo tutto. Innanzitutto la dignità del Paese, svilita e calpestata per colpa di una classe politica che non sa governare ma che pensa al tornaconto della casta. Poi se qualcuno riesce a scuotere le coscienze, viene irriso e demonizzato perché era un comico. E intanto raccoglie consensi e diventa sempre più intransigente e chiuso in se stesso, senza aperture verso le altre forze politiche. Specchio di un’Italia che annaspa nell’infernale girone dell’economia globalizzata e cerca di tornare a respirare un boccata d’aria pura solo per non morire.
Sì, la festa è finita davvero: ora si attende di far le pulizie e ramazzare i cocci. Ne avremo la forza e soprattutto la voglia?
Recitava così il testo di una canzone di qualche tempo fa, ma le parole risuonano oggi quanto mai esplicative e tristi. Tristi perché il nostro tempo è triste come un cielo d’autunno quando cade una pioggerellina stizzosa e maligna. In giro respiri un’aria di insicurezza, come di abbandono e impotenza. Non c’è più desiderio di impegnarsi, di andare avanti, di migliorare: si aspetta ormai solo la scure del boia (le agenzie di rating) che ci sprofondi nel nulla. Ci siamo già stati nel nulla doloroso dell’immediato dopoguerra, quando i nostri padri volgevano attorno a loro lo sguardo per scrutare da dove ricominciare, da dove trarre risorse per far rivivere un Paese stordito e frustrato dall’odio della guerra. Forse noi oggi non abbiamo più quella forza: i nostri valori sono mutati, la patria è un eufemismo antico, la solidarietà vien sempre meno e ciò che conta è sopravvivere all’immane catastrofe che ci hanno rovesciato addosso.
L’altro si arrangi pure, sia esso compatriota o immigrato. Comprensibile il disamore verso tutto ciò che non tocca l’orticello privato di ognuno di noi, ma se non siamo uniti perderemo tutto. Innanzitutto la dignità del Paese, svilita e calpestata per colpa di una classe politica che non sa governare ma che pensa al tornaconto della casta. Poi se qualcuno riesce a scuotere le coscienze, viene irriso e demonizzato perché era un comico. E intanto raccoglie consensi e diventa sempre più intransigente e chiuso in se stesso, senza aperture verso le altre forze politiche. Specchio di un’Italia che annaspa nell’infernale girone dell’economia globalizzata e cerca di tornare a respirare un boccata d’aria pura solo per non morire.
Sì, la festa è finita davvero: ora si attende di far le pulizie e ramazzare i cocci. Ne avremo la forza e soprattutto la voglia?
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Sono presenti 2 commenti
Come suonano vere purtroppo queste parole! La festa é finita davvero. Le colpe sappiamo di chi siano ma le forze per riprendere il cammino della seconda ricostruzione dove le troveremo? Ora deve esserci uno scatto impetuoso e il coraggio di tornare a far bene lasciando la zavorra alla spazzatura. Grillo? A questo punto chiunque!
Fabrizio
Perfetta analisi di quest'abbandono. Non sei il solo a penasarla così.
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