Sta sollevando dibattiti e qualche critica allarmata, la notizia in circolazione in Egitto secondo cui, per far fronte alla grave crisi economica, il governo del Cairo starebbe considerando l’ipotesi di ‘affittare’ le piramidi di Giza e altre attrazioni turistiche in cambio di un cospicuo ritorno economico.
Misna - Lo riferisce, tra gli altri, l’emittente Al Arabiya, secondo cui la proposta avrebbe già ricevuto riscontro positivo dal Qatar, interessato a gestire per cinque anni parte degli introiti del turismo nel paese nord africano. Il segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, Abdel Sattar ha confermato la proposta avanzata dal governo. Si tratterebbe di dare in concessione i principali monumenti egiziani mettendoli all’asta con un bando pubblico destinato a soggetti internazionali. Tuttavia, Abdel Sattar – in un’intervista all’emittente nazionale Ontv – sottolinea la sua contrarietà in merito al provvedimento, ricordando le iniziative per proteggere il museo egizio del Cairo che si trova in piazza Tahrir, centro di continue manifestazioni. “Il patrimonio archeologico dovrebbe rimanere di proprietà pubblica e i profitti dovrebbero essere gestiti dallo Stato” ha ribadito.
In cambio – riferiscono fonti anonime non confermate – l’Egitto riceverebbe una somma pari a 200 miliardi di dollari.
La notizia è stata bollata come ‘una bufala’ da alcuni siti e blog, secondo cui si tratta di voci fatte circolare al solo scopo di mettere in cattiva luce il governo dei Fratelli musulmani e il presidente Mohammed Morsi.
Di sicuro, c’è che il patrimonio archeologico egiziano, che già mostrava i segni dell’incuria prima della rivoluzione, sta pagando un alto prezzo alla crisi economica attuale. Allo stato di abbandono in cui versano alcuni siti turistici, si affianca un allarme crescente per la salvaguardia e il recupero di beni e manufatti trafugati o falsificati durante e dopo le rivolte scoppiate nel gennaio 2011.
Misna - Lo riferisce, tra gli altri, l’emittente Al Arabiya, secondo cui la proposta avrebbe già ricevuto riscontro positivo dal Qatar, interessato a gestire per cinque anni parte degli introiti del turismo nel paese nord africano. Il segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, Abdel Sattar ha confermato la proposta avanzata dal governo. Si tratterebbe di dare in concessione i principali monumenti egiziani mettendoli all’asta con un bando pubblico destinato a soggetti internazionali. Tuttavia, Abdel Sattar – in un’intervista all’emittente nazionale Ontv – sottolinea la sua contrarietà in merito al provvedimento, ricordando le iniziative per proteggere il museo egizio del Cairo che si trova in piazza Tahrir, centro di continue manifestazioni. “Il patrimonio archeologico dovrebbe rimanere di proprietà pubblica e i profitti dovrebbero essere gestiti dallo Stato” ha ribadito.
In cambio – riferiscono fonti anonime non confermate – l’Egitto riceverebbe una somma pari a 200 miliardi di dollari.
La notizia è stata bollata come ‘una bufala’ da alcuni siti e blog, secondo cui si tratta di voci fatte circolare al solo scopo di mettere in cattiva luce il governo dei Fratelli musulmani e il presidente Mohammed Morsi.
Di sicuro, c’è che il patrimonio archeologico egiziano, che già mostrava i segni dell’incuria prima della rivoluzione, sta pagando un alto prezzo alla crisi economica attuale. Allo stato di abbandono in cui versano alcuni siti turistici, si affianca un allarme crescente per la salvaguardia e il recupero di beni e manufatti trafugati o falsificati durante e dopo le rivolte scoppiate nel gennaio 2011.
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Sono presenti 2 commenti
Attenti però alle maledizioni dei vari Tutancamon e compagnia. Pare fossero molto permalosi!
Povero mondo!
Al iussuf
Speriamo non succeda che Dio non lo permetta....Insciallah.Una italiana molto preoccupata
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