martedì, ottobre 23, 2012
A Taranto non tira una buona aria: sono stati resi noti finalmente i dati dello studio dell'Istituto Superiore di Sanità con l'Oms, il cosiddetto progetto “Sentieri”, relativi al periodo 2003-2009

di Gabriele Salari

Emerge un eccesso di mortalità per quanto riguarda gli uomini, per tutte le cause, del +14%, percentuali analoghe per quanto riguarda i tumori e le malattie circolatorie e +17% per le malattie respiratorie, mentre i tumori polmonari fanno segnare un +33% e i mesoteliomi pleurici un inquietante +419%. Per quanto riguarda le donne, il rapporto fa emergere nello stesso periodo un eccesso di mortalità per tutte le cause dell'8%, di tutti i tumori +13%, malattie circolatorie +4%, tumori polmonari +30%, mesotelioma pleurico +211%. L'eccesso rispetto alla media delle patologie in gravidanza era del 21% già negli anni 1995-2002, ed è schizzato al 47% nel periodo 2003-2009. Nello stesso periodo si confermano gli eccessi per le demenze (23%), ipertensione (33%), ischemia (16%) e cirrosi epatica (47%). Aumentano anche il melanoma (+50%), i linfomi non Hodgkin (34%) e leucemia mieloide (35%).

Un vero bollettino di guerra. Nel periodo 2003-2009 a Taranto si registra un vero e proprio boom di casi di tumore al polmone e soprattutto di tumore alla pleura: secondo i dati dello Studio Sentieri, si registra un eccesso di tumori al polmone del 20%, mentre per il tumore alla pleura gli eccessi sono addirittura del 167% negli uomini e del 103% nelle donne. Più alta della media anche la mortalità per malattie respiratorie: tra gli uomini +11%, tra le donne +5%, mentre l'incidenza per malattie respiratorie acute fa registrare un +37% nelle donne e +14% negli uomini.

“Lo stabilimento siderurgico, in particolare gli impianti altoforno, cokeria e agglomerazione, è il maggior emettitore nell'area per oltre il 99% del totale ed é quindi il potenziale responsabile degli effetti sanitari correlati lì al benzopirene” è scritto nel rapporto presentato oggi a Taranto dal ministro Renato Balduzzi.

Anche se il ministro dell’ambiente Corrado Clini precisa: “I dati fanno riferimento a una popolazione esposta da decenni a molti rischi ambientali: per esempio emerge in maniera molto significativa il dato dei tumori provocati dall'amianto, usato abbondantemente fino a inizio anni '80 nei cantieri navali. Mi sembra un po' azzardato affermare che i tumori per l'amianto siano riferibili all'Ilva”. Clini dovrebbe intendersene: medico del lavoro e igienista, ha organizzato e diretto il Servizio e Laboratorio pubblico di igiene, medicina e sicurezza del lavoro di Venezia-Porto Marghera, realizzando oltre 150 indagini ambientali ed epidemiologiche in impianti energetici, chimici e metallurgici. Come si legge nella biografia del ministro, “le indagini, molte delle quali pubblicate su riviste scientifiche italiane e internazionali, hanno costituito la base del riconoscimento delle malattie professionali per centinaia di lavoratori ed hanno favorito la modifica di molti processi industriali nell’area di Porto Marghera, per la rimozione dei fattori di rischio per la salute e per l’ambiente”.

Ci auguriamo che anche per l’Ilva e per tutti gli impianti industriali a rischio d’Italia ci sia finalmente la giusta attenzione, anche perché, come sottolinea lo stesso ministro Clini, “i dati sui tumori infantili confermano e rafforzano l'urgenza di un programma straordinario per il monitoraggio e la protezione della salute della popolazione di Taranto”. Mesi fa l'Ordine dei Medici della Provincia di Taranto aveva pubblicato un documento dove invitava i genitori del quartiere Tamburi (uno di quelli più esposti all’inquinamento dell’Ilva) a impedire ai loro bambini di giocare a contatto con la terra, sollecitandoli inoltre a fare una doccia e a lavare i vestiti dopo ogni rientro a casa. Come è stato possibile finora – a vari livelli - ignorare questa catastrofe sanitaria ed ambientale?

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