mercoledì, settembre 12, 2012
Una falla nella sicurezza e un attacco premeditato messo in atto da uomini armati infiltratisi tra i manifestanti che stavano protestando all’esterno del consolato statunitense a Bengasi: la prima ricostruzione dei fatti avvenuti a Bengasi la fornisce il sottosegretario agli Interni libico Wanis Sharef secondo cui tra le vittime dell’attacco contro la sede diplomatica ci sono oltre all’ambasciatore Christopher Stevens anche il console e due marines.

Misna - Il gruppo non si trovava all’interno del consolato, ma era stato trasferito proprio per motivi di sicurezza in una villa non molto distante. Al momento dell’attacco il consolato era quindi vuoto ma “una falla nella sicurezza”, ha detto Sharef, ha consentito a un gruppo di uomini armati di individuare e attaccare la villa in cui avevano trovato rifugio i diplomatici: l’ambasciatore è morto asfissiato, il console sarebbe stato invece ucciso con un colpo d’arma da fuoco.

Secondo fonti della MISNA a Bengasi, la manifestazione era stata organizzata con l’intento di dimostrare pacificamente contro la diffusione di un video critico dell’islam e prodotto negli Stati Uniti. Una protesta identica a quella organizzata nelle stesse ore al Cairo.

A Bengasi, tuttavia, ha detto ancora il sottosegretario Sharef, tra la folla si sono infiltrati salafiti del gruppo Sostenitori della Sharia e uomini considerati vicini al deposto regime di Gheddafi. Questi avrebbero avuto informazioni precise sul luogo in cui erano stati trasferiti ambasciatore e console: un fatto che indicherebbe un coinvolgimento di elementi dei servizi segreti. A complicare la situazione, ha detto Sharef, sarebbe stata anche la mancanza di coordinamento tra le forze di sicurezza libiche – a cui è stato ordinato il ritiro per inferiorità di potenza di fuoco – e i militari statunitensi.

“Una prima lettura di quanto avvenuto a Bengasi – dicono le fonti della MISNA – non può non tener conto dell’anniversario, ieri, degli attentati di New York dell’11 settembre 2001. Ma anche del filmato diffuso alcune ore prima su internet in cui Ayman Al Zawahiri ha confermato la morte del suo vice, Abu Yahya Al Libi, ucciso nel Pakistan nord-occidentale lo scorso 4 giugno e, infine, dell’estradizione in Libia di Abdallah Al Senoussi, l’ex capo dei servizi segreti di Gheddafi fino a qualche giorno fa detenuto in Mauritania e ora in un carcere di Tripoli.

“In Libia – dice alla MISNA Farid Adly, giornalista originario di Bengasi e da anni in Italia – la popolazione teme per la sicurezza e per il futuro del paese e considera i salafiti responsabili della recente ondata di insicurezza cominciata dopo la sconfitta dei partiti islamisti alle recenti elezioni con lo scopo di influenzare le scelte del paese”.

I fatti di Bengasi intanto una prima conseguenza l’hanno avuta: il voto del Congresso nazionale generale in programma per oggi è stato temporaneamente sospeso. Non è ancora chiaro quando il nuovo parlamento potrà scegliere il nuovo primo ministro.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa