Come conseguenza del conflitto interno che perdura ormai da quasi mezzo secolo, nel 2011 almeno 260.000 persone sono state costrette con la forza a lasciare le proprie case e le proprie terre facendo lievitare a 5 milioni e mezzo il numero dei ‘desplazados’ (sfollati interni.
Sono dati dell’organizzazione non governativa ‘Consultoría para los Derechos Humanos y el Desplazamiento’ (Codhes) che adduce come principale ragione “combattimenti incentrati sulla strategia della persecuzione dei leader significativi della guerriglia” a cui si unisce “la disputa per il controllo dei territori strategici per l’economia legale e illegale”. Secondo dati del governo, i ‘desplazados’ non superano invece i 4 milioni.
In base al rapporto annuale di Codhes, la regione che nel 2011 ha ospitato il maggior numero di ‘desplazados’ è quella nord-occidentale di Antioquia, dove se ne sono contati oltre 64.000, seguita da Nariño e dal Cauca (sud-ovest), rispettivamente con circa 29.000 e 19.500. “I responsabili di questa situazione non si possono citare con esattezza, ma sappiamo che se esiste una responsabilità importante delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), vi è anche quella di bande che definiamo eredi del paramilitarismo e, ovviamente, delle forze dello Stato” ha detto ai giornalisti Marco Romero, direttore dell’organizzazione.
Secondo Codhes, sebbene non siano facilmente reperibili dati aggiornati sul numero esatto delle persone in condizioni di ‘desplazamiento’, gli oltre cinque milioni contati negli ultimi 26 anni sono da considerarsi tali a tutti gli effetti “perché i ritorni alle terre d’origine sono stati minimi”. Romero ha inoltre sottolineato che, nonostante nel 2011 il numero complessivo dei ‘desplazados’ sia diminuito di 30.000 unità rispetto al 2010, “contarne oltre 200.000 in un momento in cui il paese stava discutendo una legge a favore delle vittime è estremamente grave”. Il riferimento è alla ‘Ley de Víctimas’ promulgata dal presidente Juan Manuel Santos nel giugno 2011 che, almeno sulla carta, prevede risarcimenti per almeno quattro milioni di ‘desplazados’ vittime della guerra.
Sono dati dell’organizzazione non governativa ‘Consultoría para los Derechos Humanos y el Desplazamiento’ (Codhes) che adduce come principale ragione “combattimenti incentrati sulla strategia della persecuzione dei leader significativi della guerriglia” a cui si unisce “la disputa per il controllo dei territori strategici per l’economia legale e illegale”. Secondo dati del governo, i ‘desplazados’ non superano invece i 4 milioni.In base al rapporto annuale di Codhes, la regione che nel 2011 ha ospitato il maggior numero di ‘desplazados’ è quella nord-occidentale di Antioquia, dove se ne sono contati oltre 64.000, seguita da Nariño e dal Cauca (sud-ovest), rispettivamente con circa 29.000 e 19.500. “I responsabili di questa situazione non si possono citare con esattezza, ma sappiamo che se esiste una responsabilità importante delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), vi è anche quella di bande che definiamo eredi del paramilitarismo e, ovviamente, delle forze dello Stato” ha detto ai giornalisti Marco Romero, direttore dell’organizzazione.
Secondo Codhes, sebbene non siano facilmente reperibili dati aggiornati sul numero esatto delle persone in condizioni di ‘desplazamiento’, gli oltre cinque milioni contati negli ultimi 26 anni sono da considerarsi tali a tutti gli effetti “perché i ritorni alle terre d’origine sono stati minimi”. Romero ha inoltre sottolineato che, nonostante nel 2011 il numero complessivo dei ‘desplazados’ sia diminuito di 30.000 unità rispetto al 2010, “contarne oltre 200.000 in un momento in cui il paese stava discutendo una legge a favore delle vittime è estremamente grave”. Il riferimento è alla ‘Ley de Víctimas’ promulgata dal presidente Juan Manuel Santos nel giugno 2011 che, almeno sulla carta, prevede risarcimenti per almeno quattro milioni di ‘desplazados’ vittime della guerra.
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