Migliaia di persone hanno protestato nei villaggi di Damistan, Karkzakkan, Malkiya e Sadad, che circondano il circuito Sakhir. Nessuna vittima. Il governo sunnita ha confermato che il Gran premio si disputerà domani.
Manama (AsiaNews/Agenzie) - Ancora violenti scontri tra manifestanti e polizia in Bahrain vicino al circuito Sakhir, dove domani si disputerà il Gran premio di Formula 1. Le forze di sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni e bombe assordanti per dispendere le migliaia di persone che hanno invaso le strade dei villaggi di Damistan, Karkzakkan, Malkiya e Sadad, a meno di quattro chilometri dalla pista. Alcuni dei manifestanti, incluse donne, hanno risposto lanciando molotov e pietre. Per il momento, non sono state segnalate vittime.
Le proteste vanno avanti da giorni, e si sono intensificate da quando i governanti hanno confermato il Gran premio di domani. I leader dell'opposizione sciita avevano annunciato nuove manifestazioni, per sfruttare la risonanza internazionale della gara automobilistica per mostrare le violazioni dei diritti umani compiute dal regime sunnita. Essi chiedono la liberazione dei 14 attivisti arrestati durante le proteste del 2011 e denunciano l'uccisione di oltre 70 persone in un anno di manifestazioni.
Il Bahrain è un Paese a maggioranza sciita, ma governato da una famiglia reale sunnita alleata dell'Arabia Saudita. Da oltre un anno la popolazione chiede riforme costituzionali e l'allontanamento del premier, lo sceicco Khalifah ibn Salman al-Khalifah, al potere dal 1971. Nel marzo 2011 l'opposizione sciita ha organizzato una sollevazione popolare, sull'onda della "primavera araba". Per reprimere le manifestazioni il governo ha chiesto aiuto all'alleato saudita, che è intervenuto inviando le forze speciali autorizzate a sparare sui dimostranti. Negli scontri sono morte 24 persone, tra cui 4 poliziotti. Il clima di tensione aveva costretto la Fia ad annullare la gara, che porta nelle casse dello Stato dai 400 ai 500 milioni di dollari americani.
Manama (AsiaNews/Agenzie) - Ancora violenti scontri tra manifestanti e polizia in Bahrain vicino al circuito Sakhir, dove domani si disputerà il Gran premio di Formula 1. Le forze di sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni e bombe assordanti per dispendere le migliaia di persone che hanno invaso le strade dei villaggi di Damistan, Karkzakkan, Malkiya e Sadad, a meno di quattro chilometri dalla pista. Alcuni dei manifestanti, incluse donne, hanno risposto lanciando molotov e pietre. Per il momento, non sono state segnalate vittime.
Le proteste vanno avanti da giorni, e si sono intensificate da quando i governanti hanno confermato il Gran premio di domani. I leader dell'opposizione sciita avevano annunciato nuove manifestazioni, per sfruttare la risonanza internazionale della gara automobilistica per mostrare le violazioni dei diritti umani compiute dal regime sunnita. Essi chiedono la liberazione dei 14 attivisti arrestati durante le proteste del 2011 e denunciano l'uccisione di oltre 70 persone in un anno di manifestazioni.
Il Bahrain è un Paese a maggioranza sciita, ma governato da una famiglia reale sunnita alleata dell'Arabia Saudita. Da oltre un anno la popolazione chiede riforme costituzionali e l'allontanamento del premier, lo sceicco Khalifah ibn Salman al-Khalifah, al potere dal 1971. Nel marzo 2011 l'opposizione sciita ha organizzato una sollevazione popolare, sull'onda della "primavera araba". Per reprimere le manifestazioni il governo ha chiesto aiuto all'alleato saudita, che è intervenuto inviando le forze speciali autorizzate a sparare sui dimostranti. Negli scontri sono morte 24 persone, tra cui 4 poliziotti. Il clima di tensione aveva costretto la Fia ad annullare la gara, che porta nelle casse dello Stato dai 400 ai 500 milioni di dollari americani.
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