lunedì, marzo 12, 2012
Ritratto di una donna in grado di trasformare l’ordinario di ogni giorno in qualcosa di straordinario

di Paola Bisconti

Wislawa Szymborska è morta il 1° febbraio 2012. Pochi giorni dopo Roberto Saviano, durante il programma “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio, ha ricordato la nobile figura della grande poetessa. In Italia erano in pochi a conoscerla: i prediletti. Anche se circa 10 anni fa Josif Brodskij, un poeta russo, parlò di lei a Torino in occasione della cerimonia di inaugurazione della “Fiera del libro”. Poi nel 2003 la poetessa polacca fu ospitata presso il Teatro Valle, a Roma, dove rapì l’attenzione del pubblico con un reading di letture delle sue liriche. L’editore Vanni Sheiwiller fu l’unico in Italia a cogliere la peculiarità dello stile di Wislawa Szymborska pubblicando il libro “Gente sul ponte”. Recentemente la stessa casa editrice ha stampato alcuni versi inediti nella raccolta “Uno spasso”.

La saggista e traduttrice ricevette nel 1996 il premio Nobel per la letteratura (e proprio in quella occasione l’Accademia la definì il “Mozart della poesia”), ma ha sempre preferito rimanere un personaggio schivo e riservato. Nella sua modestia solitaria ha composto dei versi sublimi: l’incanto delle piccole cose era l’ispirazione di un tipo di scrittura che nasceva da punti di vista insoliti. Con l’ironia e la sobrietà ha esplorato le grandi verità che esistono nella vita quotidiana e il suo umorismo malizioso le ha permesso di inventare parole e trucchi sintattici nella composizione dei versi liberi.

Wislawa Szymborska è nata nel 1923 in Polonia e ha vissuto gli anni tragici della seconda Guerra Mondiale. È riuscita, tuttavia, ad evitare la deportazione in Germania intraprendendo così gli studi ed in particolare la letteratura polacca, per poi addentrarsi nelle materie sociologiche. “Alla ricerca di una parola” è il titolo della sua prima poesia composta nel 1945, mentre 4 anni dopo non fu accettata la pubblicazione del suo primo libro perché “non possedeva i requisiti socialisti”. Con la stampa clandestina, tuttavia, ha continuato a diffondere le poesie sotto uno pseudonimo, nonostante gli argomenti fossero del tutto apolitici. In realtà il regime socialista intendeva sopprimere proprio la fantasia, il frutto della poesia: Wislawa Szymborska lottava infatti contro il “cattivo poeta”, colui che è incline ad usare le parole per essere accondiscendente con un regime.

E’ stata la poetessa più rappresentativa della sua nazione. La profondità delle liriche hanno reso celebre uno stile unico e inconfondibile. Wislawa Szymborska osservava e accoglieva la realtà lasciandosi meravigliare da essa stessa. Di conseguenza la poesia concreta riusciva a stupire il lettore che incontrava uno stile colloquiale in grado di suscitare il sorriso ma anche delle domande. La poesia di Wislawa Szymborska, infatti, pone degli interrogativi, che spesso poi svelano il ridicolo, l’inopportuno dell’esistenza umana.

Wislawa Szymborska era una donna che difendeva l’unicità della storia personale di ogni essere umano. In ogni esistenza percepiva la straordinarietà che la caratterizza cogliendo così la bellezza della vita. Ritenendo ingiusta la morte scriveva che “la vita è un percorso a tempo determinato”, perciò i versi poetici le consentivano di cogliere la coscienza del reale nonché del tempo, e quindi, in definitiva, della morte. La poetessa, intendendo la profondità della condizione umana, aveva inventato una poesia concreta e non intellettuale, viva e non astratta, lontana da ogni vano sentimentalismo.

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