Continuiamo il ciclo di riflessioni quaresimali sulle parole dell’inno “Lodi di Dio altissimo” di san Francesco grazie a Remo Di Pinto, Ministro Nazionale OFS
“Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere… (FF70)”. La preghiera e l’affermazione di Francesco ci offrono quella che oggi potremmo definire “la vera ricetta della felicità”! E’ tanto frequente l’invito al Bene che Francesco ci rivolge in tanti passi delle Fonti che quasi si percepisce la sua inquietudine nel voler indicare a tutti ciò che davvero pone Pace nel cuore dell’uomo. Pur nella chiarezza della proposta, nelle nostre esistenze sembra viversi un conflitto continuo tra la ricerca del vero Bene e il desiderio di ciò che comunemente chiamiamo benessere. E’ indubbio che il percorso che conduce alla conquista del vero Bene è tanto faticoso quanto sono “folli” le Beatitudini, e tanto difficile da riconoscere quanto inaccettabile la scelta della povertà assoluta. Ma è pure evidente che il benessere è un obiettivo troppo debole e continuamente demolito dall’insoddisfazione che accompagna chi sembra aver raggiunto la meta ambita. Vi è un abisso enorme tra Bene e benessere, come vi è tra la luna e il dito che la indica… come c’è tra chi incontra Dio nel creato e chi del creato si impossessa per mero desiderio egoistico.
Il vero Bene è nel Creatore, e ne percepisce la dimensione chi ne riconosce la presenza nelle creature e ne diventa amante. Così spieghiamo le scelte apparentemente incomprensibili di chi lascia tutto per Dio, e così comprendiamo Francesco, e anche Chiara che proprio nella Domenica delle Palme che anche noi stiamo per vivere scelse di lasciare la propria casa attraverso la “porta del morto”.
Il passaggio attraverso la “porta del morto” può forse darci l’immagine ideale del passaggio che siamo chiamati a vivere anche in questo tempo che ci avvicina alla Pasqua, passaggio tra benessere e Bene, tra morte e vita…
Dovremmo augurarci più spesso la felicità! Non quella effimera di un momento, ma quella che si costruisce nella conquista di una relazione d’amore con il Padre, che indossa il grembiule e vive lo “scandalo” della lavanda dei piedi… In questa Settimana Santa auguriamoci allora di vivere il tragitto che conduce dalla testa ai piedi per abbandonare l’idea del nostro benessere e chinarci umilmente fino a terra, e facciamone stile di convivenza nelle nostre case, nei conventi come per la strada, dimostrando che essere fratelli è ancora e sempre possibile, e che è questa la strada che conduce al sommo Bene!
Per leggere tutte le riflessioni del ciclo quaresimale, cliccate sull'etichetta famiglia francescana
“Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere… (FF70)”. La preghiera e l’affermazione di Francesco ci offrono quella che oggi potremmo definire “la vera ricetta della felicità”! E’ tanto frequente l’invito al Bene che Francesco ci rivolge in tanti passi delle Fonti che quasi si percepisce la sua inquietudine nel voler indicare a tutti ciò che davvero pone Pace nel cuore dell’uomo. Pur nella chiarezza della proposta, nelle nostre esistenze sembra viversi un conflitto continuo tra la ricerca del vero Bene e il desiderio di ciò che comunemente chiamiamo benessere. E’ indubbio che il percorso che conduce alla conquista del vero Bene è tanto faticoso quanto sono “folli” le Beatitudini, e tanto difficile da riconoscere quanto inaccettabile la scelta della povertà assoluta. Ma è pure evidente che il benessere è un obiettivo troppo debole e continuamente demolito dall’insoddisfazione che accompagna chi sembra aver raggiunto la meta ambita. Vi è un abisso enorme tra Bene e benessere, come vi è tra la luna e il dito che la indica… come c’è tra chi incontra Dio nel creato e chi del creato si impossessa per mero desiderio egoistico.Il vero Bene è nel Creatore, e ne percepisce la dimensione chi ne riconosce la presenza nelle creature e ne diventa amante. Così spieghiamo le scelte apparentemente incomprensibili di chi lascia tutto per Dio, e così comprendiamo Francesco, e anche Chiara che proprio nella Domenica delle Palme che anche noi stiamo per vivere scelse di lasciare la propria casa attraverso la “porta del morto”.
Il passaggio attraverso la “porta del morto” può forse darci l’immagine ideale del passaggio che siamo chiamati a vivere anche in questo tempo che ci avvicina alla Pasqua, passaggio tra benessere e Bene, tra morte e vita…
Dovremmo augurarci più spesso la felicità! Non quella effimera di un momento, ma quella che si costruisce nella conquista di una relazione d’amore con il Padre, che indossa il grembiule e vive lo “scandalo” della lavanda dei piedi… In questa Settimana Santa auguriamoci allora di vivere il tragitto che conduce dalla testa ai piedi per abbandonare l’idea del nostro benessere e chinarci umilmente fino a terra, e facciamone stile di convivenza nelle nostre case, nei conventi come per la strada, dimostrando che essere fratelli è ancora e sempre possibile, e che è questa la strada che conduce al sommo Bene!
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