“Oggi sono caduti dei razzi nel cortile della nostra casa. Le chiese siriaco-ortodosse, armene e cattoliche hanno tutte chi i vetri infranti, chi segni di colpi d’arma da fuoco sulle facciate”.
Misna - A raccontare alla MISNA un’altra faccia del conflitto in corso a Homs tra militari regolari e miliziani del cosiddetto ‘Esercito libero’ arroccati in alcuni quartieri della città è uno dei padri della piccola comunità di gesuiti di Bustan al Diwan. L’offensiva, in corso dagli inizi di febbraio, ha già causato centinaia di morti e ridotto allo stremo la popolazione civile, presa tra due fuochi. “Ma per favore, lo scriva: le chiese non vengono bombardate in quanto tali e noi cristiani non siamo affatto presi di mira, nonostante le voci allarmistiche circolate nei giorni scorsi” si raccomanda il religioso che preferisce restare anonimo.
Nella dimora dei gesuiti a Homs si trovano una quarantina di rifugiati, esponenti di famiglie cristiane e musulmane che hanno perso le proprie case e che non sanno dove cercare riparo. “Tutta la popolazione soffre per la situazione attuale e gli aiuti disponibili vengono distribuiti anche fra sunniti e alauiti” racconta il sacerdote, per cui se è vero che è in corso uno scontro tra esercito e rivoltosi non è altrettanto corretto parlare di sunniti contro alauiti”.
“Al punto in cui siamo, e con la propaganda che ha fatto breccia nei mezzi di informazione che riferiscono la verità dell’uno o dell’altro, conviene smorzare i toni e smetterla di denunciare una situazione di guerra civile o settaria di cui non c’è traccia. A Homs si combatte su due fronti e non è vero che i rivoltosi sono solo sunniti. Ci sono cristiani e laici tra di loro. Il punto che li accomuna non è la fede ma la voglia di rovesciare il governo di Bashar al Assad” osserva il gesuita.
“Posso assicurare che chi parla di conflitto confessionale soffia sulle braci, spinto da non so quali interessi nascosti. Ho sentito dire che la rivolta siriana sarebbe stata provocata da anni di soprusi che gli Al Assad (alauiti, ndr) hanno commesso nei confronti della popolazione sunnita. Sono sciocchezze, semmai i soprusi sono stati commessi contro chi chiedeva riforme e libertà, cristiani, drusi o alauiti che fossero. È vero che la minoranza alauita è grata agli Assad per averli sollevati da una posizione di subordinazione a livello sociale, ma invito chiunque a recarsi nelle montagne dove vivono le piccole comunità alauite per vedere la povertà in cui vivono”.
Attualmente in Siria “è in corso uno scontro violento, con crimini commessi da entrambe le parti a spese della povera gente, e il modo migliore per fermarlo non è certo quello di armare una delle due parti” insiste il religioso, per cui “se continuano i combattimenti, in poche settimane l’intera città sarà rasa al suolo e a perdere saremo tutti”.
Misna - A raccontare alla MISNA un’altra faccia del conflitto in corso a Homs tra militari regolari e miliziani del cosiddetto ‘Esercito libero’ arroccati in alcuni quartieri della città è uno dei padri della piccola comunità di gesuiti di Bustan al Diwan. L’offensiva, in corso dagli inizi di febbraio, ha già causato centinaia di morti e ridotto allo stremo la popolazione civile, presa tra due fuochi. “Ma per favore, lo scriva: le chiese non vengono bombardate in quanto tali e noi cristiani non siamo affatto presi di mira, nonostante le voci allarmistiche circolate nei giorni scorsi” si raccomanda il religioso che preferisce restare anonimo.Nella dimora dei gesuiti a Homs si trovano una quarantina di rifugiati, esponenti di famiglie cristiane e musulmane che hanno perso le proprie case e che non sanno dove cercare riparo. “Tutta la popolazione soffre per la situazione attuale e gli aiuti disponibili vengono distribuiti anche fra sunniti e alauiti” racconta il sacerdote, per cui se è vero che è in corso uno scontro tra esercito e rivoltosi non è altrettanto corretto parlare di sunniti contro alauiti”.
“Al punto in cui siamo, e con la propaganda che ha fatto breccia nei mezzi di informazione che riferiscono la verità dell’uno o dell’altro, conviene smorzare i toni e smetterla di denunciare una situazione di guerra civile o settaria di cui non c’è traccia. A Homs si combatte su due fronti e non è vero che i rivoltosi sono solo sunniti. Ci sono cristiani e laici tra di loro. Il punto che li accomuna non è la fede ma la voglia di rovesciare il governo di Bashar al Assad” osserva il gesuita.
“Posso assicurare che chi parla di conflitto confessionale soffia sulle braci, spinto da non so quali interessi nascosti. Ho sentito dire che la rivolta siriana sarebbe stata provocata da anni di soprusi che gli Al Assad (alauiti, ndr) hanno commesso nei confronti della popolazione sunnita. Sono sciocchezze, semmai i soprusi sono stati commessi contro chi chiedeva riforme e libertà, cristiani, drusi o alauiti che fossero. È vero che la minoranza alauita è grata agli Assad per averli sollevati da una posizione di subordinazione a livello sociale, ma invito chiunque a recarsi nelle montagne dove vivono le piccole comunità alauite per vedere la povertà in cui vivono”.
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