La Commissione generale della rivoluzione siriana ha denunciato ieri la morte di due giornalisti stranieri avvenuta durante un bombardamento da parte dell’esercito in un luogo non indicato. Un terzo giornalista sarebbe rimasto ferito. La Commissione parla di algerini, ma si rincorrono altre versioni sulla nazionalità delle vittime. È probabile, infatti, che siano in realtà tutti britannici.
E-ilmensile - Una fonte ascoltata dal quotidiano britannico The Guardian ha spiegato che “i tre erano parte di un gruppo di 50 persone che stava tentando di entrare nel paese quando, lunedì alle 7.30, la casa nella quale si erano riuniti è stata presa d’assalto da esercito e milizie leali al Governo. I componenti del gruppo si sono dati alla fuga, ma questi tre giornalisti hanno cercato di tornare dentro e sono stati colpiti da proiettili sparati da un blindato dell’esercito. Due sono morti. Un terzo è rimasto ferito ed è stato trasportato ad Antakya per essere curato”. Antakya, l’antica Antiochia, si trova nella provincia turca di Hatay, che è stata provincia siriana fino al 1935 e che è diventata semi-indipendente nel 1938.
Sara Giazari, esponente del Rory Peck Trust, organizzazione che appoggia i giornalisti freelance, ha dichiarato che il gruppo ha ricevuto informazioni da un ‘fixer’ – ossia una persona del luogo che si è messa a disposizione dei giornalisti per fare loro da guida, da traduttore e per facilitare loro i contatti – siriano, il quale precisa, invece, come i due giornalisti morti siano in realtà britannici, come britannico di origine siriana sarebbe quello ferito. Ma è un dato che non è stato confermato.
The Guardian ha precisato che anche il Ministero degli Esteri di Londra si è dichiarato “al corrente di queste informazioni. Le stiamo studiando”.
Secondo Gizari, nel gruppo dei 50 si troverebbero anche altro giornalisti che parlano inglese e i tre sono stati colpiti mentre tornavano nella casa per cercare di recuperare la strumentazione professionale abbandonata lì durante la fuga. Ha anche aggiunto che non è ufficiale che si tratti di giornalisti, ma che è una deduzione logica visto che avevano un kit professionale per scattare fotografie e volevano raggiungere Idleb per girare un documentario sulla situazione umanitaria. Nessuno dei tre apparteneva a un mass media.
Il Comitato per la protezione dei giornalisti ha dichiarato che otto giornalisti siriani e internazionali sono morti nel paese mediorientale da novembre mentre svolgevano il proprio lavoro e che almeno cinque di loro sono stati uccisi in circostanze che indicano “una potenziale responsabilità del Governo”.
E-ilmensile - Una fonte ascoltata dal quotidiano britannico The Guardian ha spiegato che “i tre erano parte di un gruppo di 50 persone che stava tentando di entrare nel paese quando, lunedì alle 7.30, la casa nella quale si erano riuniti è stata presa d’assalto da esercito e milizie leali al Governo. I componenti del gruppo si sono dati alla fuga, ma questi tre giornalisti hanno cercato di tornare dentro e sono stati colpiti da proiettili sparati da un blindato dell’esercito. Due sono morti. Un terzo è rimasto ferito ed è stato trasportato ad Antakya per essere curato”. Antakya, l’antica Antiochia, si trova nella provincia turca di Hatay, che è stata provincia siriana fino al 1935 e che è diventata semi-indipendente nel 1938.Sara Giazari, esponente del Rory Peck Trust, organizzazione che appoggia i giornalisti freelance, ha dichiarato che il gruppo ha ricevuto informazioni da un ‘fixer’ – ossia una persona del luogo che si è messa a disposizione dei giornalisti per fare loro da guida, da traduttore e per facilitare loro i contatti – siriano, il quale precisa, invece, come i due giornalisti morti siano in realtà britannici, come britannico di origine siriana sarebbe quello ferito. Ma è un dato che non è stato confermato.
The Guardian ha precisato che anche il Ministero degli Esteri di Londra si è dichiarato “al corrente di queste informazioni. Le stiamo studiando”.
Secondo Gizari, nel gruppo dei 50 si troverebbero anche altro giornalisti che parlano inglese e i tre sono stati colpiti mentre tornavano nella casa per cercare di recuperare la strumentazione professionale abbandonata lì durante la fuga. Ha anche aggiunto che non è ufficiale che si tratti di giornalisti, ma che è una deduzione logica visto che avevano un kit professionale per scattare fotografie e volevano raggiungere Idleb per girare un documentario sulla situazione umanitaria. Nessuno dei tre apparteneva a un mass media.
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