mercoledì, febbraio 22, 2012
Lo sottolinea ad AsiaNews il cancelliere dell’arcidiocesi di Trivandrum (Kerala). Il sacerdote esclude la pena di morte per i responsabili. Due settimane fa, un altro peschereccio indiano è stato attaccato da una barca di nazionalità sconosciuta. Nessun morto. Possibili questioni di politica interna indiana dietro i rapporti tesi con l’Italia.

Trivandrum (Asia News) - "I familiari delle vittime, i sopravvissuti e la popolazione del Kerala non provano alcun astio verso i marò e verso l'Italia. Sono solo addolorati per quanto successo e preoccupati per la loro sicurezza". Così p. Ignaci Rajasekaran, cancelliere dell'arcidiocesi di Trivandrum (capitale del Kerala), commenta ad AsiaNews il clima di tensione diplomatica che contrappone ormai in modo netto le posizioni di Italia e India.

Ieri una corte di Kochi ha confermato il fermo (ma non la detenzione in carceri indiane, ndr) per i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Entro 14 giorni, i militari del Battaglione San Marco saranno riascoltati. P. Rajasekaran esclude poi "nel modo più assoluto" il rischio di condanna a morte per i due marò, paventata nelle ultime ore dai media italiani. "In India - spiega - non si parla di questa possibilità. Certo, la pena di morte è legale. Ma è molto raro e improbabile che un nostro tribunale possa emettere una sentenza simile".

Sempre nella giornata di ieri, alcune persone hanno manifestato a Kochi per chiedere l'arresto dei nostri militari. Dietro le proteste, si sospetta ci sia la mano del Bjp (Bharatiya Janata Party), partito ultranazionalista indù all'opposizione in Kerala. Una fonte di AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, ammette che "ci sono precise ragioni politiche dietro questo polverone che si è alzato. Il Kerala è guidato dal Congress (Inp) di Sonia Gandhi, italiana e cristiana. Tra poco il Paese andrà al voto per eleggere la nuova Assemblea legislativa. Di certo il Bjp vuole sfruttare questa situazione a suo vantaggio. È possibile che voglia spingere la Gandhi a intervenire per calmare le acque, e far passare l'idea che il Congress ha più a cuore i rapporti internazionali che il bene della popolazione".

Questa mattina alcuni pescatori di Poovar (arcidiocesi di Trivandrum) hanno raccontato al sacerdote di aver subito un attacco due settimane fa da un'imbarcazione mai identificata. Il loro peschereccio riporta evidenti fori di proiettile, ma "non essendo morto nessuno - spiega p. Rajasekaran -, le autorità e i media non si sono interessati. Adesso invece, con in ballo due vite spezzate, il governo sta correndo a chiarire la situazione". Ma ai pescatori e alle famiglie, sottolinea il sacerdote, "non importa che si tratti di un cargo o di una petroliera, di una nave italiana o di un altro Paese. Quando hanno visto morire due loro compagni, i pescatori non sapevano chi avesse sparato. Hanno solo lanciato l'allarme. Il loro problema è la sicurezza. La vita di un pescatore è dura: stai via due settimane, e puoi tornare a mani vuote o con 3mila rupie di pescato. Vogliono poter uscire in mare aperto e non rischiare di perdere la loro barca. O, peggio ancora, di morire". (continua)

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

I media fanno sempre il nuvolone per creare curiosità ma creano tensione

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