Il sindaco della nipponica Nagoya - gemellata dal 1978 con la città cinese sede della carneficina - nega la veridicità storica della vicenda. La Cina si infuria e minaccia di oscurare le celebrazioni per il 40mo anniversario della normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi.
Pechino (Asia News) - La polemica sul sindaco "negazionista" di Nagoya ha riaperto la ferita del massacro di Nanchino, con la Cina pronta a non celebrare il 40mo anniversario della normalizzazione dei rapporti fra Pechino e Tokyo. Nonostante le scuse ufficiali del governo nipponico, infatti, il governo cinese è infuriato. Parlando con una delegazione politica di Nanchino - guidata da Liu Zhiwei - il sindaco Takashi Kawamura, 63 anni, ha dichiarato: "Dubito che il massacro sia mai avvenuto, anche se di certo si sono verificati atti di combattimento convenzionale".
A riprova delle sue affermazioni ha aggiunto: "Il fatto che non vi siano testimoni mi pare abbastanza".
Nel 1937, in piena occupazione giapponese, la città meridionale di Nanchino venne presa d'assalto e bombardata dalle truppe del Sol Levante. Nei due giorni di primo contatto fra l'esercito giapponese e i civili cinesi oltre 150mila persone vennero uccise, e decine di migliaia di donne violentate. La questione rimase aperta fino al 1972, quando i due Paesi normalizzarono i rapporti. (continua
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Nel 1937, in piena occupazione giapponese, la città meridionale di Nanchino venne presa d'assalto e bombardata dalle truppe del Sol Levante. Nei due giorni di primo contatto fra l'esercito giapponese e i civili cinesi oltre 150mila persone vennero uccise, e decine di migliaia di donne violentate. La questione rimase aperta fino al 1972, quando i due Paesi normalizzarono i rapporti. (continua
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