«Educazione, evangelizzazione ed una leadership capace di guadagnarsi il rispetto dei cittadini e di riorganizzare le priorità». Monsignor Charles Kasonde, vescovo di Solwezi, indica ad Aiuto alla Chiesa che Soffre le immediate necessità dello Zambia auspicando che il Paese possa presto trovare «una guida sincera e onesta, capace di stare al passo con i tempi».
ACS - Il presule spiega che lo Zambia si trova in un’area ricca di minerali e risorse naturali, in cui le precipitazioni sono abbondanti. «In una regione così, è impossibile essere tanto poveri». La popolazione locale vive con meno di 50 centesimi al giorno e le frequenti piogge, sufficienti a far crescere i raccolti, non hanno mai convinto il governo a costruire un sistema d’irrigazione. «Quando non piove però – fa notare il vescovo – la maggioranza degli abitanti non ha di che vivere, né tantomeno il denaro per pagare le tasse scolastiche dei propri figli».
Eppure monsignor Kasonde critica i mezzi di comunicazione che pongono l’accento unicamente su alcune caratteristiche del Paese: la povertà, la corruzione e l’ampia diffusione dell’AIDS. «E’ vero ma non è tutto», afferma il presule lodando la forza d’animo dei cittadini nel reagire alle difficoltà. Come i tanti nonni che, dopo la morte dei figli a causa del virus, allevano i propri nipoti. «L’AIDS è un grave problema per tutta l’Africa Sub-sahariana, che si diffonde rapidamente e per il quale non esiste una cura – dice ad ACS il vescovo di Solwezi – e per prevenire il contagio è necessario anche investire nel settore dell’educazione».
Monsignor Kasonde ricorda che un tempo era la Chiesa cattolica a gestire molte scuole. Poi con l’indipendenza del 1964 è iniziata la cosiddetta "zambianizzazione", ovvero la nazionalizzazione di tutte le strutture del Paese. «Non voglio certo dire che sia stata una scelta sbagliata – puntualizza – ma il governo era così oberato di responsabilità da non poter garantire un adeguato sistema scolastico». Oggi le autorità zambiane ammettono l’importanza di un aiuto da parte della Chiesa, e «sperano che ci facciamo carico delle scuole ormai dilapidate». L’episcopato ha sempre riconosciuto l’educazione come una delle priorità per il futuro dello Zambia. «L’istruzione è la chiave dello sviluppo, specie per le nuove generazioni. Se avessimo i fondi necessari potremmo rinnovare le scuole ed educare molti più bambini».
Le scuole non sono le uniche ad aver bisogno d’interventi strutturali. La diocesi di Solwezi - fondata nel 1976 come suffraganea dell’arcidiocesi di Lusaka - si trova in un’area rurale povera e molte delle Chiese sono state costruite con il fango. Il vescovo riferisce che i cattolici nell’area sono 80mila su 750 mila abitanti e l’opera di evangelizzazione deve essere sostenuta dalla costruzione di nuovi edifici religiosi. «I miei fedeli hanno bisogno d’incontrare Cristo e di pregare il Signore in una casa che sia degna. Ed è questo che chiedono alla Chiesa».
Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa in Zambia più di 650mila euro. Tra i diversi progetti si segnalano i programmi di formazione per postulanti e novizie delle Suore del Bambino Gesù e per i catechisti della parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Mkushi, nell’arcidiocesi Lusaka. Numerosi gli interventi di costruzione e ristrutturazione di chiese e istituti religiosi, come i lavori di manutenzione al Seminario maggiore di San Domenico a Lusaka e al centro di formazione spirituale delle Suore missionarie dell’Immacolata Concezione nella diocesi di Chipata.
ACS - Il presule spiega che lo Zambia si trova in un’area ricca di minerali e risorse naturali, in cui le precipitazioni sono abbondanti. «In una regione così, è impossibile essere tanto poveri». La popolazione locale vive con meno di 50 centesimi al giorno e le frequenti piogge, sufficienti a far crescere i raccolti, non hanno mai convinto il governo a costruire un sistema d’irrigazione. «Quando non piove però – fa notare il vescovo – la maggioranza degli abitanti non ha di che vivere, né tantomeno il denaro per pagare le tasse scolastiche dei propri figli».Eppure monsignor Kasonde critica i mezzi di comunicazione che pongono l’accento unicamente su alcune caratteristiche del Paese: la povertà, la corruzione e l’ampia diffusione dell’AIDS. «E’ vero ma non è tutto», afferma il presule lodando la forza d’animo dei cittadini nel reagire alle difficoltà. Come i tanti nonni che, dopo la morte dei figli a causa del virus, allevano i propri nipoti. «L’AIDS è un grave problema per tutta l’Africa Sub-sahariana, che si diffonde rapidamente e per il quale non esiste una cura – dice ad ACS il vescovo di Solwezi – e per prevenire il contagio è necessario anche investire nel settore dell’educazione».
Monsignor Kasonde ricorda che un tempo era la Chiesa cattolica a gestire molte scuole. Poi con l’indipendenza del 1964 è iniziata la cosiddetta "zambianizzazione", ovvero la nazionalizzazione di tutte le strutture del Paese. «Non voglio certo dire che sia stata una scelta sbagliata – puntualizza – ma il governo era così oberato di responsabilità da non poter garantire un adeguato sistema scolastico». Oggi le autorità zambiane ammettono l’importanza di un aiuto da parte della Chiesa, e «sperano che ci facciamo carico delle scuole ormai dilapidate». L’episcopato ha sempre riconosciuto l’educazione come una delle priorità per il futuro dello Zambia. «L’istruzione è la chiave dello sviluppo, specie per le nuove generazioni. Se avessimo i fondi necessari potremmo rinnovare le scuole ed educare molti più bambini».
Le scuole non sono le uniche ad aver bisogno d’interventi strutturali. La diocesi di Solwezi - fondata nel 1976 come suffraganea dell’arcidiocesi di Lusaka - si trova in un’area rurale povera e molte delle Chiese sono state costruite con il fango. Il vescovo riferisce che i cattolici nell’area sono 80mila su 750 mila abitanti e l’opera di evangelizzazione deve essere sostenuta dalla costruzione di nuovi edifici religiosi. «I miei fedeli hanno bisogno d’incontrare Cristo e di pregare il Signore in una casa che sia degna. Ed è questo che chiedono alla Chiesa».
Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa in Zambia più di 650mila euro. Tra i diversi progetti si segnalano i programmi di formazione per postulanti e novizie delle Suore del Bambino Gesù e per i catechisti della parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Mkushi, nell’arcidiocesi Lusaka. Numerosi gli interventi di costruzione e ristrutturazione di chiese e istituti religiosi, come i lavori di manutenzione al Seminario maggiore di San Domenico a Lusaka e al centro di formazione spirituale delle Suore missionarie dell’Immacolata Concezione nella diocesi di Chipata.
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