Benedetto XVI battezza 16 neonati nella Cappella Sistina. L’educazione, compito “arduo”, avviene attraverso la testimonianza. Nel loro impegno i genitori, i padrini e le madrine sono confortati dallo Spirito Santo, dalla preghiera e dai sacramenti.
Asianews - Città del Vaticano. Decidere di b
attezzare il proprio bambino o bambina è la “prima scelta educativa come testimoni della fede”; e sebbene l’educazione è un compito “arduo”, essa è “una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”. È un messaggio ai genitori, ai padrini e alle madrine quello che Benedetto XVI ha offerto oggi durante la messa nella Cappella Sistina, in cui ha conferito il battesimo a 16 neonati. Prendendo spunto dalla festa di oggi, il Battesimo del Signore, egli ha sottolineato il valore, lo stile, i punti di forza dell’educazione alla fede.
Il primo gennaio scorso, alla messa per la Giornata mondiale della pace, Benedetto XVI aveva detto che il nostro mondo attuale vive “una sfida decisiva che è appunto quella educativa”. E i motivi sono due: la riduzione dell’educazione a “istruzione” e la diffusa cultura “relativista”, che toglie senso allo stesso educare.
“Educare – egli ha detto - è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”.
Il primo educatore è proprio Dio, che “vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana”.
Per questo, egli precisa, “come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità”. Le “fonti buone” sono “le sorgenti della salvezza", e cioè “Parola di Dio e i Sacramenti”.
“I genitori - aggiunge - non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri”.
La prima e principale educazione “avviene attraverso la testimonianza”. E citando l’esempio di san Giovanni Battista, che testimonia a favore di Gesù, e spinge i suoi discepoli a seguire il Figlio di Dio, il papa sottolinea che “il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale”.
Anche lo Spirito dà testimonianza" a Gesù (1 Gv 5,6). “Questo – aggiunge - ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo”.
“E’ molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i Sacramenti. E’ Lui infatti che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù. La preghiera è la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono”.
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attezzare il proprio bambino o bambina è la “prima scelta educativa come testimoni della fede”; e sebbene l’educazione è un compito “arduo”, essa è “una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”. È un messaggio ai genitori, ai padrini e alle madrine quello che Benedetto XVI ha offerto oggi durante la messa nella Cappella Sistina, in cui ha conferito il battesimo a 16 neonati. Prendendo spunto dalla festa di oggi, il Battesimo del Signore, egli ha sottolineato il valore, lo stile, i punti di forza dell’educazione alla fede.Il primo gennaio scorso, alla messa per la Giornata mondiale della pace, Benedetto XVI aveva detto che il nostro mondo attuale vive “una sfida decisiva che è appunto quella educativa”. E i motivi sono due: la riduzione dell’educazione a “istruzione” e la diffusa cultura “relativista”, che toglie senso allo stesso educare.
“Educare – egli ha detto - è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”.
Il primo educatore è proprio Dio, che “vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana”.
Per questo, egli precisa, “come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità”. Le “fonti buone” sono “le sorgenti della salvezza", e cioè “Parola di Dio e i Sacramenti”.
“I genitori - aggiunge - non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri”.
La prima e principale educazione “avviene attraverso la testimonianza”. E citando l’esempio di san Giovanni Battista, che testimonia a favore di Gesù, e spinge i suoi discepoli a seguire il Figlio di Dio, il papa sottolinea che “il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale”.
Anche lo Spirito dà testimonianza" a Gesù (1 Gv 5,6). “Questo – aggiunge - ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo”.
“E’ molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i Sacramenti. E’ Lui infatti che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù. La preghiera è la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono”.
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