A Rimini, su idea dell’associazione “Papa Giovanni XXIII”, un vero e proprio percorso didattico condurrà a riscoprire il valore del perdono, elemento vitale per ottenere la pace, a cui la Chiesa dedica il mese di gennaio
Gennaio è il mese che la Chiesa dedica alla pace, attraverso incontri comunitari, preghiere e dibattiti. Dal 18 al 25 gennaio, per esempio, è fissata la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un momento importante per consolidare i rapporti e il dialogo fra le religioni cristiane e continuare a percorrere la strada della pace (è solo una delle tante iniziative che le diocesi italiane vivono a fianco dei fratelli protestanti ed ortodossi). Quando si nomina la pace, però, non si può escludere da essa il perdono. Se non si riesce a perdonare con l’accoglienza autentica chi ha commesso del male, difficilmente la pace vera riesce a realizzarsi. Il perdono è l’anticamera della pace e vale applicarlo a tutti i livelli: nelle questioni internazionali e, prima di tutto, nelle relazioni interpersonali, per costruire sentieri di armonia. La pace infatti è un obiettivo che dipende da ogni singolo uomo, da costruire nella quotidianeità.
Nei prossimi giorni a Rimini verrà inaugurata l’Università del Perdono voluta dall’associazione Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. E’ previsto un vero e proprio corso di studi, con seminari e lezioni all’interno della Casa Madre del Perdono in seno all’associazione di volontariato, che da anni lotta contro le numerose piaghe sociali come alcool, droga, prostituzione. Giorgio Pieri, responsabile del particolare corso, è stato costretto a chiudere le iscrizioni per sovraffollamento: è segno di quanta gente voglia scoprire l’importanza che il perdono possiede per riprendere in mano la propria vita. L’incapacità di saper perdonare o essere perdonati attanaglia spesso l’indole degli uomini affossati dall’orgoglio e dal rancore.
Gli studenti iscritti sono coppie che vogliono riavvicinarsi o singole persone agli arresti domiciliari o in affidamento, ma anche stranieri di altre religioni che alloggiano proprio nelle strutture della “Giovanni XXIII”. L’obiettivo è far trovare a tutti un modo per rimediare al passato, instaurando negli “studenti” una logica del perdono. Logica e perdono che non sempre ci sembrano connessi. E per la comunità fondata da don Benzi, e oggi gestita da Paolo Ramonda, è normale, ma arduo, insegnare il superamento delle barriere del preconcetto, lasciando a tutti quella seconda possibilità che è il senso della speranza propria dei cristiani; anzi, è racchiusa proprio nella logica dell’associazione esortare ad una più costruttiva giustizia riparatoria piuttosto che ad una giustizia repressiva.
Gli incontri dell’Università del Perdono verranno affidati al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ispiratore del progetto, ad Andrea Canevaro, docente di Pedagogia speciale all’Università di Bologna e a padre Gianfranco Testa, missionario e cofondatore del progetto "Espere", che in Venezuela e in varie zone di conflitto lavora con le vittime di guerra e ha una lunga esperienza in scuole di perdono. Inoltre verranno invitati “testimoni di perdono”, come alcune mogli delle vittime dell’attentato di Nasiriyah. Agli studenti dell’Università del Perdono, chiamati “recuperandi”, verrà proposto un vero e proprio percorso educativo che sradichi da loro qualsiasi possibilità di tornare a delinquere.
L’inaugurazione dell’Università del Perdono è prevista per il 14 gennaio, proprio nel mese dedicato alla pace, che può nascere e rinnovarsi da esperienze come questa dell’associazione Giovanni XXIII. Pace (e perdono) a cui ogni uomo è chiamato ad esercitarsi.
Gennaio è il mese che la Chiesa dedica alla pace, attraverso incontri comunitari, preghiere e dibattiti. Dal 18 al 25 gennaio, per esempio, è fissata la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un momento importante per consolidare i rapporti e il dialogo fra le religioni cristiane e continuare a percorrere la strada della pace (è solo una delle tante iniziative che le diocesi italiane vivono a fianco dei fratelli protestanti ed ortodossi). Quando si nomina la pace, però, non si può escludere da essa il perdono. Se non si riesce a perdonare con l’accoglienza autentica chi ha commesso del male, difficilmente la pace vera riesce a realizzarsi. Il perdono è l’anticamera della pace e vale applicarlo a tutti i livelli: nelle questioni internazionali e, prima di tutto, nelle relazioni interpersonali, per costruire sentieri di armonia. La pace infatti è un obiettivo che dipende da ogni singolo uomo, da costruire nella quotidianeità.
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Gli incontri dell’Università del Perdono verranno affidati al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ispiratore del progetto, ad Andrea Canevaro, docente di Pedagogia speciale all’Università di Bologna e a padre Gianfranco Testa, missionario e cofondatore del progetto "Espere", che in Venezuela e in varie zone di conflitto lavora con le vittime di guerra e ha una lunga esperienza in scuole di perdono. Inoltre verranno invitati “testimoni di perdono”, come alcune mogli delle vittime dell’attentato di Nasiriyah. Agli studenti dell’Università del Perdono, chiamati “recuperandi”, verrà proposto un vero e proprio percorso educativo che sradichi da loro qualsiasi possibilità di tornare a delinquere.
L’inaugurazione dell’Università del Perdono è prevista per il 14 gennaio, proprio nel mese dedicato alla pace, che può nascere e rinnovarsi da esperienze come questa dell’associazione Giovanni XXIII. Pace (e perdono) a cui ogni uomo è chiamato ad esercitarsi.
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