La polizia e l'esercito reagiscono con violenza contro i manifestanti che sono tornati nella piazza simbolo della rivoluzione egiziana di 10 mesi fa.
Agenzia Misna - “Prima hanno protestato i salafiti, poi la protesta si è allargata ai gruppi che avevano promosso le dimostrazioni dello scorso 25 gennaio e ai Fratelli musulmani. L’intervento di polizia ed esercito è avvenuto in serata, dopo che in piazza avevano deciso di restare soltanto i giovani non affiliati, meno ideologizzati. Io personalmente ho visto un uomo ucciso da un colpo d’arma da fuoco, diversi feriti. La piazza ha subito l’intervento dei militari, poi è stata nuovamente rioccupata dai giovani, ora per entrarvi occorre mostrare la carta di identità come durante le proteste anti-Mubarak. Ma la repressione dell’esercito è ripresa anche oggi”. Testimone oculare dei fatti avvenuti ieri a piazza Tahrir, al Cairo, una fonte missionaria della MISNA che preferisce restare anonima, sottolinea che i dimostranti erano disarmati e pacifici, e che nelle strade attorno a piazza Tahrir l’esercito e gruppi di civili ‘lealisti’ hanno fatto uso di gas lacrimogeni e attaccato manifestanti rimasti isolati.
Secondo un bilancio diffuso dal ministero della Sanità, le vittime sono almeno 22 e 1700 i feriti. A muovere la piazza sono state alcune decisioni dell’esercito che, secondo molti osservatori, rischiano di mettere sotto tutela qualunque governo possa nascere dalle prossime elezioni. “L’esercito – continua la fonte della MISNA – ha parecchi interessi da difendere e fa comunque parte del vecchio regime. Vedere rapidi processi di tribunali militari contro dimostranti e allo stesso la lentezza con cui viene giudicata l’antica dirigenza ha contribuito a creare i presupposti delle manifestazioni”.
Mentre l’interlocutore della MISNA parla, si sentono le sirene delle ambulanze, gli scontri stanno continuando e a una settimana dalla prima tornata di un complicato calendario elettorale quelle sirene gettano molte ombre sulla transizione egiziana e sulla capacità dell’esercito di guidarla. “In piazza – conclude la fonte della MISNA – si sta ricostituendo quel fronte variegato che aveva condotto all’esautoramento di Mubarak, ragazzi e ragazze di varia estrazione e religione. I partiti tradizionali invece esitano, mostrano molta cautela e così anche i vertici religiosi, musulmani e copti”.
Agenzia Misna - “Prima hanno protestato i salafiti, poi la protesta si è allargata ai gruppi che avevano promosso le dimostrazioni dello scorso 25 gennaio e ai Fratelli musulmani. L’intervento di polizia ed esercito è avvenuto in serata, dopo che in piazza avevano deciso di restare soltanto i giovani non affiliati, meno ideologizzati. Io personalmente ho visto un uomo ucciso da un colpo d’arma da fuoco, diversi feriti. La piazza ha subito l’intervento dei militari, poi è stata nuovamente rioccupata dai giovani, ora per entrarvi occorre mostrare la carta di identità come durante le proteste anti-Mubarak. Ma la repressione dell’esercito è ripresa anche oggi”. Testimone oculare dei fatti avvenuti ieri a piazza Tahrir, al Cairo, una fonte missionaria della MISNA che preferisce restare anonima, sottolinea che i dimostranti erano disarmati e pacifici, e che nelle strade attorno a piazza Tahrir l’esercito e gruppi di civili ‘lealisti’ hanno fatto uso di gas lacrimogeni e attaccato manifestanti rimasti isolati.Secondo un bilancio diffuso dal ministero della Sanità, le vittime sono almeno 22 e 1700 i feriti. A muovere la piazza sono state alcune decisioni dell’esercito che, secondo molti osservatori, rischiano di mettere sotto tutela qualunque governo possa nascere dalle prossime elezioni. “L’esercito – continua la fonte della MISNA – ha parecchi interessi da difendere e fa comunque parte del vecchio regime. Vedere rapidi processi di tribunali militari contro dimostranti e allo stesso la lentezza con cui viene giudicata l’antica dirigenza ha contribuito a creare i presupposti delle manifestazioni”.
Mentre l’interlocutore della MISNA parla, si sentono le sirene delle ambulanze, gli scontri stanno continuando e a una settimana dalla prima tornata di un complicato calendario elettorale quelle sirene gettano molte ombre sulla transizione egiziana e sulla capacità dell’esercito di guidarla. “In piazza – conclude la fonte della MISNA – si sta ricostituendo quel fronte variegato che aveva condotto all’esautoramento di Mubarak, ragazzi e ragazze di varia estrazione e religione. I partiti tradizionali invece esitano, mostrano molta cautela e così anche i vertici religiosi, musulmani e copti”.
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