Continua il nostro appuntamento con le fiabe di Silvio Foini
C’erano una volta, in una bella fattoria poco lontana da qui, oltre a tanti altri animali, un asinello grigio dalle lunghe buffe orecchie e un magnifico cavallo di razza. Tanto timido e riservato era il primo quanto superbo e vanitoso l’altro. L’asinello si chiamava Boldo e il cavallo Nestore e a entrambi toccavano i rispettivi destini: Boldo sempre a portare fardelli a volte anche tanto pesanti che gli toglievano il fiato mentre Nestore poteva galoppare e far bello sfoggio di sé nel grande recinto a lui destinato. Il ciuchino spesso lo guardava con un moto di invidia: che bella vita conduceva il cavallo. Strigliato e nutrito con il foraggio migliore, con la dolce avena che faceva venir l’acquolina in bocca solo a sentirne il profumo, ammirato dai padroni e idolatrato dai bambini. Lui invece sempre sporco di fango e spesso anche bastonato perché facesse in fretta quel che gli imponevano. Mangiare quel che rimaneva a terra e che Nestore aveva rifiutato, mai una buona carota o uno zuccherino. Tuttavia Boldo non se ne lamentava e non si curava di essere preso in giro dal cavallo che lo considerava un quadrupede di razza inferiore alla propria.
Qualche tempo dopo Nestore iniziò a viaggiare per varie città dove c’erano i più importanti ippodromi. Era diventato un campione sulla cui bravura moltissimi scommettevano e che faceva guadagnare tanti soldi al padrone. Quando tornava a casa si gloriava con il povero Boldo dei propri grandi successi. “Altro che far bestia da soma! Io sono un grande campione, sai?”. Non era capace di parlare se non per dire : “Io qua, io là, io su, io giù...”. Boldo lo stava ad ascoltare e le sue orecchie si facevano sempre più basse, tali alla scarsa considerazione che ormai nutriva di se stesso.
“Io non sono nessuno. Non valgo assolutamente nulla e nessuno mi vuol bene. Mai una carezza ma solo bastonate sulla groppa. Che brutta esistenza! Guarda Nestore invece. Mah! Che destino nascere asini”, così si compiangeva il povero asinello.
Or avvenne che un giorno Nestore fu riportato alla fattoria con una zampa rotta e per non vederlo soffrire il padrone lo dovette abbattere fra la disperazione di tutti. Boldo pianse a sua volta ma poi si consolò pensando che in fondo essere nato somaro non fosse così poi tanto disdicevole: poteva continuare a vivere ed essere utile alla fattoria del padrone. Non sempre nascere belli e nobili è il destino migliore. La cosa più importante è essere buoni e utili agli altri e avere tanta pazienza!
C’erano una volta, in una bella fattoria poco lontana da qui, oltre a tanti altri animali, un asinello grigio dalle lunghe buffe orecchie e un magnifico cavallo di razza. Tanto timido e riservato era il primo quanto superbo e vanitoso l’altro. L’asinello si chiamava Boldo e il cavallo Nestore e a entrambi toccavano i rispettivi destini: Boldo sempre a portare fardelli a volte anche tanto pesanti che gli toglievano il fiato mentre Nestore poteva galoppare e far bello sfoggio di sé nel grande recinto a lui destinato. Il ciuchino spesso lo guardava con un moto di invidia: che bella vita conduceva il cavallo. Strigliato e nutrito con il foraggio migliore, con la dolce avena che faceva venir l’acquolina in bocca solo a sentirne il profumo, ammirato dai padroni e idolatrato dai bambini. Lui invece sempre sporco di fango e spesso anche bastonato perché facesse in fretta quel che gli imponevano. Mangiare quel che rimaneva a terra e che Nestore aveva rifiutato, mai una buona carota o uno zuccherino. Tuttavia Boldo non se ne lamentava e non si curava di essere preso in giro dal cavallo che lo considerava un quadrupede di razza inferiore alla propria.Qualche tempo dopo Nestore iniziò a viaggiare per varie città dove c’erano i più importanti ippodromi. Era diventato un campione sulla cui bravura moltissimi scommettevano e che faceva guadagnare tanti soldi al padrone. Quando tornava a casa si gloriava con il povero Boldo dei propri grandi successi. “Altro che far bestia da soma! Io sono un grande campione, sai?”. Non era capace di parlare se non per dire : “Io qua, io là, io su, io giù...”. Boldo lo stava ad ascoltare e le sue orecchie si facevano sempre più basse, tali alla scarsa considerazione che ormai nutriva di se stesso.
“Io non sono nessuno. Non valgo assolutamente nulla e nessuno mi vuol bene. Mai una carezza ma solo bastonate sulla groppa. Che brutta esistenza! Guarda Nestore invece. Mah! Che destino nascere asini”, così si compiangeva il povero asinello.
Or avvenne che un giorno Nestore fu riportato alla fattoria con una zampa rotta e per non vederlo soffrire il padrone lo dovette abbattere fra la disperazione di tutti. Boldo pianse a sua volta ma poi si consolò pensando che in fondo essere nato somaro non fosse così poi tanto disdicevole: poteva continuare a vivere ed essere utile alla fattoria del padrone. Non sempre nascere belli e nobili è il destino migliore. La cosa più importante è essere buoni e utili agli altri e avere tanta pazienza!
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Sono presenti 4 commenti
anche questa è molto bella
grazie
Troppo bella!!!!! COME HAI FATTO A TROVARLA? Ah ah
Comunque sono io, patrizia!
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