Sono rivolte spontanee, quali movimenti politici ci sono dietro, quale opposizioni, sono l’inizio o la fine di un processo, si arriverà alla democrazia? Sono tutte domande che sono state sollevate nel corso della prima giornata del convegno organizzato a Firenze dall’associazione ‘Information safety and freedom’ (Isf)
Agenzia Misna - “Ci troviamo di fronte a cambiamenti radicali e storici” ha sostenuto Saad Kiwan, responsabile della Fondazione per la libertà dell’informazione “Samir Kassir” di Beirut. “Per troppi decenni il mondo arabo è stato prigioniero di regimi imposti dopo la fine del colonialismo che avevano promesso progresso, democrazia e libertà e che invece si sono presto trasformati in dittature”. “C’è un processo democratico, ma serve tempo e sarebbe sbagliato fissare oggi obiettivi che non sono alla portata” ha detto a sua volta Ahmad Rafat, giornalista iraniano e segretario dell’Isf. Per Erfan Rashid, giornalista iracheno, sono diversi gli interrogativi da sciogliere, a partire dall’uso dei termini: “Primavera araba o Primavera dei paesi arabi, dal momento che ad animare le rivolte sono anche curdi e berberi?”. Rashid ha poi sottolineato come le rivolte siano nate da generazioni di giovani che non hanno conosciuto altri regimi e abbiano un carattere comune: “quello di essere manifestazioni pacifiche”.
“E’ il momento di sostenere questa gente che è scesa in piazza a protestare per la libertà – ha detto alla MISNA, Stefano Marcelli, presidente dell’Isf – perché la conclusione della Primavera araba non è certa. Nel 2005, qui a Firenze, si tenne un forum di giornalisti del Mediterraneo che si concluse con l’impegno di sostenere la libertà di informazione e i processi democratici. Partendo da quello spunto, l’obiettivo di questo convegno è creare legami stabili con le opposizioni democratiche e mobilitazione a sostegno di questo percorso”.
Agenzia Misna - “Ci troviamo di fronte a cambiamenti radicali e storici” ha sostenuto Saad Kiwan, responsabile della Fondazione per la libertà dell’informazione “Samir Kassir” di Beirut. “Per troppi decenni il mondo arabo è stato prigioniero di regimi imposti dopo la fine del colonialismo che avevano promesso progresso, democrazia e libertà e che invece si sono presto trasformati in dittature”. “C’è un processo democratico, ma serve tempo e sarebbe sbagliato fissare oggi obiettivi che non sono alla portata” ha detto a sua volta Ahmad Rafat, giornalista iraniano e segretario dell’Isf. Per Erfan Rashid, giornalista iracheno, sono diversi gli interrogativi da sciogliere, a partire dall’uso dei termini: “Primavera araba o Primavera dei paesi arabi, dal momento che ad animare le rivolte sono anche curdi e berberi?”. Rashid ha poi sottolineato come le rivolte siano nate da generazioni di giovani che non hanno conosciuto altri regimi e abbiano un carattere comune: “quello di essere manifestazioni pacifiche”.“E’ il momento di sostenere questa gente che è scesa in piazza a protestare per la libertà – ha detto alla MISNA, Stefano Marcelli, presidente dell’Isf – perché la conclusione della Primavera araba non è certa. Nel 2005, qui a Firenze, si tenne un forum di giornalisti del Mediterraneo che si concluse con l’impegno di sostenere la libertà di informazione e i processi democratici. Partendo da quello spunto, l’obiettivo di questo convegno è creare legami stabili con le opposizioni democratiche e mobilitazione a sostegno di questo percorso”.
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