Guimbí è un villaggio nella zona nord della vasta provincia di Esmeraldas. In questo piccolo villaggio del bosco, e abitato da circa quattrocento persone di razza nera, formatosi verso la fine dei 1700 da schiavi neri che lavoravano nelle miniere, si sono conservate antiche tradizioni afro, soprattutto in campo religioso.
Agenzia Misna - La gente, vive di agricoltura, legname, caccia e pesca. Mentre nei canti propri dei neri, in generale, si sente una nota di tristezza, la “fiesta” del Natale manifesta una allegria e vitalità incontenibili. I riti di questa festa hanno una capacità di concretezza e organizzazione che rende accessibile a ogni membro della comunità la comprensione e partecipazione attiva.
Per nove sere consecutive gli abitanti del villaggio si riuniscono per recitare il rosario sotto la direzione del “sindico”, responsabile principale di tutto ciò che è in relazione con il sacro, del “maestro de capilla” che collabora nella preghiera, canto e cerimonia e del “ catequista” incaricato della catechesi agli adulti e ai bambini. Terminato il rosario, intonano gli “arrullos” (canti tradizionali in cui un cantore lancia il motivo e il coro lo ripete.
Accompagna il canto il suono di strumenti come le “maracas”, il “guasà”, (pezzo di canna in cui sono racchiusi dei noccioli di frutto o dei sassolini), il “bombo” (tamburo), i “cununos” (piccoli tamburi) e la “marimba” (una specie di xilofono locale). Nel frattempo, un gruppo di donne prende un lenzuolo ricamato ai lati e nel centro e vi depone una statuetta del Bambino Gesù. Così la processione si avvia per le strade del villaggio tra un “arrullos” e l'altro, recitando il rosario. Molti portano candeline accese. A1 rientro in chiesa questi restano per breve tempo nel centro formando un girotondo con il gruppo che porta il lenzuolo con il Bambino. La danza si fa più veloce, mentre continua il canto degli “arrullos” o di “villanecicos”. Tutto si conclude con una preghiera.
Alla vigilia di Natale, fin dal mattino si prepara la “balsa”. Un gruppo di uomini e giovanotti va nel bosco e taglia alcuni pali di “balsa” (una specie di legno leggerissimo che serve per fare i galleggianti delle canoe) e altri rami, specialmente di palma. Trascinano il tutto sulla riva del fiume e uniscono tre canoe, servendosi di pali e liane come corde per legarle. Infine collocano i tronchi di “balsa” ai lati per garantirne la stabilità e perché il peso non le faccia affondare. Inoltre adornano la “balsa” con archi di rami di palma e nel posto dove verrà messo il piccolo altarino aggiungono bandierine colorate e altri ornamenti.
Verso le sette di sera, giungono “las cantoras”, i “bomberos” e i “fiesteros” con altri volontari portando l'immagine della Madonna. Si imbarcano e depongono sull'altarino la statua rivestita di un manto azzurro bordato di oro e con una corona dì argento sul capo. Ognuno prende posto come può, mentre un gruppo di giovani fanno da rematori e, imprimendo un moto concentrico alla “balsa”, la fanno avanzare lentamente.
L' “arrullo” natalizio si eleva dalla “balsa” tutta illuminata dalle candele e dai “macheros” o barattoli dì cherosene, creando un bel spettacolo per la numerosa popolazione accorsa sulla riva. Quando la “balsa” approda, fanno scendere l'immagine della Madonna e si forma presto una processione che in tutta libertà sì va snodando per le vie sassose del villaggio appena illuminate dalla debole luce elettrica prodotta da un generatore che funziona solo per le grandi solennità. Una volta in chiesa, collocano l’immagine della Vergine vicino al presepio preparato in anticipo sul lato sinistro dell'altare maggiore. Si recita il rosario e si cantano le litanie in latino in tono solenne, poi segue il canto dei vespri con il magnificat pure in latino, cosa che costituisce un grande orgoglio. La gente partecipa pienamente al canto. Terminata la celebrazione, si riforma la processione per portare la statua della Vergine alla casa del “sindico”, dove, nella sala più grande, si posa l’immagine sull'altare già preparato e adornato con bandierine e catene di carta colorata. La gente entra in gran confusione e spontaneità e si dispone a ferro di cavallo attorno all'altare. La casa rintrona presto degli “arrullos” e “villancicos” natalizi, nei quali i neri riversano la loro vita, illuminata dalla speranza e allegria della notte santa: «Il Bambino sta arrivando come luce che tutti illumina». Nei brevi intervalli tra un “arrullo” e l'altro, qualcuno spontaneamente recita poesie o sonetti imparati dagli anziani o anche inventati. Verso l'una del mattino si ritorna in processione alla chiesa dove si realizza una emozionante drammatizzazione della nascita del Bambino Gesù.
Il “sindico” con il “maestro de capilla” e il “catequista” hanno il compito di aiutare la Madonna a dare alla luce il Bambino. L'immagine di Maria con il ventre visibilmente ingrossato è posta sul presepio. Gli incaricati si avvicinano e coprono tutto con le lenzuola di vari colori perché nessuno veda. Loro stessi si celano dietro quella specie di sipario. Nel grande silenzio, dopo alcuni minuti, si sente un gemito come di dolore e contemporaneamente come il canto di un gallo. Una voce possente grida: «È nato il Bambino Gesù! ». È il “sindico” che annuncia alla comunità e al mondo la grande notizia. Subito dopo un altro uomo testimonia: «Anch’io l'ho visto!». Poi altri ripetono spontaneamente qua e là lo stesso annuncio.
Viene ritirato il sipario e il presepio appare tutto inondato di luce. La Vergine ha ai suoi piedi nella paglia l'immagine spoglia del Bambino Gesù. La gente guarda incuriosita e allegra. I dirigenti si inginocchiano imitati dai fedeli e cantano in coro, solennemente, l'adorazione al Bambino Gesù. Improvvisamente, dal fondo della chiesa si sente arrivare un canto gioioso. Il popolo si gira e sulla porta appaiono delle donne vestite da pastori che cantano: «Pastori andiamo a vedere il Bambino». Danzando festose si avvicinano al presepio e presentano regali incominciando con dei bei vestiti per il Bambino. Il “sindico” consegna loro l'immagine che viene deposta in un grande lenzuolo ricamato e pieno di petali di fiori, sostenuto ai quattro lati dai “fiesteros”. Intanto la “capitana”, i “fiesteros” e la gente si dispongono nel centro della chiesa su due file parallele e al ritmo del canto si passano il Bambino prendendolo rispettivamente ai due lati opposti del lenzuolo e dondolandolo per breve tempo. Alla fine, il Bambino viene consegnato al “sindico” che lo prende tra le braccia e si va a sedere sui gradini del presbiterio al centro della chiesa. I presenti cominciano l'adorazione; a due a due si avvicinano facendo tre genuflessioni e baciano l'immagine. La forza del canto sembra che squarci il tetto della chiesa. È un coro forte e armonioso dove si sente vibrare la voglia di vivere di un popolo. Al termine dell'adorazione, secondo una tradizione, avviene il “robo del Niño Dios”: un gruppo di persone rubano l'immagine del Bambino Gesù per andare a presentarla a tutto il villaggio, percorrendo le stradicciole affinché anche coloro che per un motivo o per un altro non hanno potuto partecipare con la comunità, lo possano vedere e adorare.
Dopo varie ore, si accoglie il ritorno del “Niño Dios” con festosi canti e si continua fino alle sei del mattino. Allora il “sindico” con una breve orazione pone fine al rito della nascita del Bambino Gesù e la gente tutta festante torna alle sue case già illuminate dal sole mattutino.
Agenzia Misna - La gente, vive di agricoltura, legname, caccia e pesca. Mentre nei canti propri dei neri, in generale, si sente una nota di tristezza, la “fiesta” del Natale manifesta una allegria e vitalità incontenibili. I riti di questa festa hanno una capacità di concretezza e organizzazione che rende accessibile a ogni membro della comunità la comprensione e partecipazione attiva.Per nove sere consecutive gli abitanti del villaggio si riuniscono per recitare il rosario sotto la direzione del “sindico”, responsabile principale di tutto ciò che è in relazione con il sacro, del “maestro de capilla” che collabora nella preghiera, canto e cerimonia e del “ catequista” incaricato della catechesi agli adulti e ai bambini. Terminato il rosario, intonano gli “arrullos” (canti tradizionali in cui un cantore lancia il motivo e il coro lo ripete.
Accompagna il canto il suono di strumenti come le “maracas”, il “guasà”, (pezzo di canna in cui sono racchiusi dei noccioli di frutto o dei sassolini), il “bombo” (tamburo), i “cununos” (piccoli tamburi) e la “marimba” (una specie di xilofono locale). Nel frattempo, un gruppo di donne prende un lenzuolo ricamato ai lati e nel centro e vi depone una statuetta del Bambino Gesù. Così la processione si avvia per le strade del villaggio tra un “arrullos” e l'altro, recitando il rosario. Molti portano candeline accese. A1 rientro in chiesa questi restano per breve tempo nel centro formando un girotondo con il gruppo che porta il lenzuolo con il Bambino. La danza si fa più veloce, mentre continua il canto degli “arrullos” o di “villanecicos”. Tutto si conclude con una preghiera.
Alla vigilia di Natale, fin dal mattino si prepara la “balsa”. Un gruppo di uomini e giovanotti va nel bosco e taglia alcuni pali di “balsa” (una specie di legno leggerissimo che serve per fare i galleggianti delle canoe) e altri rami, specialmente di palma. Trascinano il tutto sulla riva del fiume e uniscono tre canoe, servendosi di pali e liane come corde per legarle. Infine collocano i tronchi di “balsa” ai lati per garantirne la stabilità e perché il peso non le faccia affondare. Inoltre adornano la “balsa” con archi di rami di palma e nel posto dove verrà messo il piccolo altarino aggiungono bandierine colorate e altri ornamenti.
Verso le sette di sera, giungono “las cantoras”, i “bomberos” e i “fiesteros” con altri volontari portando l'immagine della Madonna. Si imbarcano e depongono sull'altarino la statua rivestita di un manto azzurro bordato di oro e con una corona dì argento sul capo. Ognuno prende posto come può, mentre un gruppo di giovani fanno da rematori e, imprimendo un moto concentrico alla “balsa”, la fanno avanzare lentamente.
L' “arrullo” natalizio si eleva dalla “balsa” tutta illuminata dalle candele e dai “macheros” o barattoli dì cherosene, creando un bel spettacolo per la numerosa popolazione accorsa sulla riva. Quando la “balsa” approda, fanno scendere l'immagine della Madonna e si forma presto una processione che in tutta libertà sì va snodando per le vie sassose del villaggio appena illuminate dalla debole luce elettrica prodotta da un generatore che funziona solo per le grandi solennità. Una volta in chiesa, collocano l’immagine della Vergine vicino al presepio preparato in anticipo sul lato sinistro dell'altare maggiore. Si recita il rosario e si cantano le litanie in latino in tono solenne, poi segue il canto dei vespri con il magnificat pure in latino, cosa che costituisce un grande orgoglio. La gente partecipa pienamente al canto. Terminata la celebrazione, si riforma la processione per portare la statua della Vergine alla casa del “sindico”, dove, nella sala più grande, si posa l’immagine sull'altare già preparato e adornato con bandierine e catene di carta colorata. La gente entra in gran confusione e spontaneità e si dispone a ferro di cavallo attorno all'altare. La casa rintrona presto degli “arrullos” e “villancicos” natalizi, nei quali i neri riversano la loro vita, illuminata dalla speranza e allegria della notte santa: «Il Bambino sta arrivando come luce che tutti illumina». Nei brevi intervalli tra un “arrullo” e l'altro, qualcuno spontaneamente recita poesie o sonetti imparati dagli anziani o anche inventati. Verso l'una del mattino si ritorna in processione alla chiesa dove si realizza una emozionante drammatizzazione della nascita del Bambino Gesù.
Il “sindico” con il “maestro de capilla” e il “catequista” hanno il compito di aiutare la Madonna a dare alla luce il Bambino. L'immagine di Maria con il ventre visibilmente ingrossato è posta sul presepio. Gli incaricati si avvicinano e coprono tutto con le lenzuola di vari colori perché nessuno veda. Loro stessi si celano dietro quella specie di sipario. Nel grande silenzio, dopo alcuni minuti, si sente un gemito come di dolore e contemporaneamente come il canto di un gallo. Una voce possente grida: «È nato il Bambino Gesù! ». È il “sindico” che annuncia alla comunità e al mondo la grande notizia. Subito dopo un altro uomo testimonia: «Anch’io l'ho visto!». Poi altri ripetono spontaneamente qua e là lo stesso annuncio.
Viene ritirato il sipario e il presepio appare tutto inondato di luce. La Vergine ha ai suoi piedi nella paglia l'immagine spoglia del Bambino Gesù. La gente guarda incuriosita e allegra. I dirigenti si inginocchiano imitati dai fedeli e cantano in coro, solennemente, l'adorazione al Bambino Gesù. Improvvisamente, dal fondo della chiesa si sente arrivare un canto gioioso. Il popolo si gira e sulla porta appaiono delle donne vestite da pastori che cantano: «Pastori andiamo a vedere il Bambino». Danzando festose si avvicinano al presepio e presentano regali incominciando con dei bei vestiti per il Bambino. Il “sindico” consegna loro l'immagine che viene deposta in un grande lenzuolo ricamato e pieno di petali di fiori, sostenuto ai quattro lati dai “fiesteros”. Intanto la “capitana”, i “fiesteros” e la gente si dispongono nel centro della chiesa su due file parallele e al ritmo del canto si passano il Bambino prendendolo rispettivamente ai due lati opposti del lenzuolo e dondolandolo per breve tempo. Alla fine, il Bambino viene consegnato al “sindico” che lo prende tra le braccia e si va a sedere sui gradini del presbiterio al centro della chiesa. I presenti cominciano l'adorazione; a due a due si avvicinano facendo tre genuflessioni e baciano l'immagine. La forza del canto sembra che squarci il tetto della chiesa. È un coro forte e armonioso dove si sente vibrare la voglia di vivere di un popolo. Al termine dell'adorazione, secondo una tradizione, avviene il “robo del Niño Dios”: un gruppo di persone rubano l'immagine del Bambino Gesù per andare a presentarla a tutto il villaggio, percorrendo le stradicciole affinché anche coloro che per un motivo o per un altro non hanno potuto partecipare con la comunità, lo possano vedere e adorare.
Dopo varie ore, si accoglie il ritorno del “Niño Dios” con festosi canti e si continua fino alle sei del mattino. Allora il “sindico” con una breve orazione pone fine al rito della nascita del Bambino Gesù e la gente tutta festante torna alle sue case già illuminate dal sole mattutino.
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