Convegno del Forum Nazionale "Anzianità e migrazione"
Il Forum Nazionale "Anzianità e migrazione" ha organizzato di recente a Berna una Giornata di studio dal titolo: "...e sono arrivati uomini". Sulla situazione sociale e sanitaria della popolazione immigrata anziana in Svizzera. Un tema apparentemente ignorato dal dibattito politico ha risvegliato, invece, molto interesse tra gli operatori nel campo della salute, dell'assistenza sociale e del lavoro con gli anziani. In effetti, si calcola in Svizzera la presenza di 130.000 immigrati che hanno superato l'età della pensione. Le organizzazioni preposte all'assistenza degli anziani, così come quelle del campo migratorio, rilevano nuove necessità di intervento.
Il Forum "Anzianità e migrazione" è sorto nel 2003 come piattaforma di collaborazione tra queste istituzioni ed alcune associazioni degli immigrati. Tra i partner del Forum troviamo, tra gli altri, Pro Senectute Svizzera, Croce Rossa Svizzera e, come rappresentanti delle comunità immigrate, Pro Migrante e FIMM (Forum per l'integrazione dei migranti).
Il programma della Giornata di Studio, a cui sono intervenuti da parte del governo svizzero la Consigliera Federale Simonetta Sommaruga e da parte italiana il deputato on. Franco Narducci (eletto nella circoscrizione estero), era molto ricco ed aveva un duplice obbiettivo: da un lato dare un esplicito riconoscimento all'enorme contributo che la generazione degli immigrati giunti negli anni '50-'60 ha fornito alla società e all'economia svizzera e dall'altra prendersi a carico le attuali problematiche che riguardano questa fascia di popolazione: un più elevato rischio di povertà, maggiori problemi di salute, scarsa conoscenza della lingua e delle istituzioni locali preposte all'assistenza degli anziani.
La politica migratoria del dopoguerra ha tardato molto a riconoscere le esigenze dell'integrazione, considerando l'immigrazione un fenomeno temporaneo. Le difficili condizioni di vita e di lavoro hanno segnato la biografia di numerosi immigrati di quel periodo; a ciò si sono aggiunte la mancata promozione dell'apprendimento della lingua, le difficoltà legali per i ricongiungimenti famigliari e, non da ultimo, una serie di iniziative per la limitazione dell'immigrazione con forti accenti xenofobi (iniziativa Schwarzenbach). La scelta di molti anziani di origine straniera di rimanere in Svizzera anche dopo la pensione confronta ora le istituzioni locali con le conseguenze che la vicenda migratoria ha sulla qualità della vita degli immigrati nella terza età. A questo proposito l'intervento del Prof. François Höpflinger (Università di Zurigo) non solo ha messo in luce il crescente peso numerico degli anziani di origine straniera, ma anche la varietà delle loro situazioni, determinate in larga parte, più che dall'origine culturale, dalla posizione sociale e dalla qualificazione raggiunte e dalle esperienze positive e negative vissute nella propria storia migratoria.
A partire da questo contesto, l'etnologa Anke Kayser, del dipartimento salute ed integrazione della Croce Rossa, ha sottolineato che per venire incontro alla maggiore eterogeneità della popolazione anziana si deve pensare sia a servizi etnospecifici, sia ad un’apertura transculturale delle normali istituzioni. Le offerte assistenziali nelle lingue di origine sono attualmente necessarie, proprio perché va tenuta in conto la scarsa integrazione linguistica della generazione dei Gastarbeiter, ma anche gli effetti dell'invecchiamento sulla possibilità di parlare una lingua straniera. L'apertura transculturale comprende l'elaborazione di nuovi modelli assistenziali che considerino la presenza di persone di culture e lingue diverse, che hanno vissuto l'esperienza migratoria. Ciò può voler dire cercare di ridurre le barriere all'accesso dei servizi mediante la traduzione di materiale informativo, l'assunzione di personale plurilingue e la formazione specifica per gli operatori del settore. A queste raccomandazioni il Dr. Giuseppe Ribaudo, presidente di Pro Migrante, ha aggiunto nel suo intervento anche l'importanza di una politica che inserisca il tema migrazione/integrazione e le misure d’attuazione e i programmi individuali e specifici per determinati gruppi in una visione globale. Obiettivo di tale intento sono le pari opportunità nella molteplicità delle situazioni.
Da più parti è emerso che i progetti in questo campo non potranno avere successo se non in una stretta collaborazione con le associazioni delle comunità immigrate, che possono svolgere un ruolo fondamentale di mediazione con i pensionati di origine straniera. Le varie organizzazioni degli italiani e degli spagnoli – i primi gruppi ad essere interessati dalle problematiche dell'anzianità in emigrazione – hanno finora svolto questo compito in modo molto efficace, quasi professionale, benché basandosi soprattutto sul volontariato. A questo proposito va riconosciuto l'impegno della chiesa cattolica attraverso l'opera delle missioni linguistiche, come ha sottolineato Katja Dannecker, riferendosi ai risultati di un suo studio per la valutazione della pastorale a favore degli immigrati anziani cattolici nel cantone di Berna.
P. Graziano Tassello ha voluto a questo proposito indicare la visione che anima le missioni nel loro impegno, cioè: "proporre o favorire progetti in cui l’anziano non è più una persona da assistere, ma il protagonista nel campo della cultura e della solidarietà. Non si intende lavorare per gli anziani, ma con loro. Per le missioni questa categoria di persone – considerate ancora da taluni uno scarto d’esistenza – rappresenta una autentica risorsa".
Questa stessa visione è stata espressa all'apertura del convegno dalla Presidente del Forum "Anzianità e migrazione", la Consigliera agli Stati Christine Egerszegi, per la quale gli immigrati "nella loro vita sono stati costretti a affrontare sfide esistenziali spesso connesse con crisi e privazioni… in chi è riuscito a superare tutte quelle difficoltà, la biografia di migrante si è trasformata in una risorsa per la gestione della vita nell’anzianità. Proprio la prima generazione di lavoratori e lavoratrici immigrata dall’Italia ha messo in piedi una vasta rete sociale come comprovano l'alto grado d'auto-organizzazione e l'elevata capacità d'azione. L'aver creato comunità solidali produce oggi validi frutti per l’azione gerontologica e per avere luoghi che fungono da patria e favoriscono l'aggregazione sociale. Le e gli immigrati anziani sono anche attori di un'anzianità che desiderano gestire autonomamente".
Il Forum "Anzianità e migrazione" è sorto nel 2003 come piattaforma di collaborazione tra queste istituzioni ed alcune associazioni degli immigrati. Tra i partner del Forum troviamo, tra gli altri, Pro Senectute Svizzera, Croce Rossa Svizzera e, come rappresentanti delle comunità immigrate, Pro Migrante e FIMM (Forum per l'integrazione dei migranti).
Il programma della Giornata di Studio, a cui sono intervenuti da parte del governo svizzero la Consigliera Federale Simonetta Sommaruga e da parte italiana il deputato on. Franco Narducci (eletto nella circoscrizione estero), era molto ricco ed aveva un duplice obbiettivo: da un lato dare un esplicito riconoscimento all'enorme contributo che la generazione degli immigrati giunti negli anni '50-'60 ha fornito alla società e all'economia svizzera e dall'altra prendersi a carico le attuali problematiche che riguardano questa fascia di popolazione: un più elevato rischio di povertà, maggiori problemi di salute, scarsa conoscenza della lingua e delle istituzioni locali preposte all'assistenza degli anziani.
La politica migratoria del dopoguerra ha tardato molto a riconoscere le esigenze dell'integrazione, considerando l'immigrazione un fenomeno temporaneo. Le difficili condizioni di vita e di lavoro hanno segnato la biografia di numerosi immigrati di quel periodo; a ciò si sono aggiunte la mancata promozione dell'apprendimento della lingua, le difficoltà legali per i ricongiungimenti famigliari e, non da ultimo, una serie di iniziative per la limitazione dell'immigrazione con forti accenti xenofobi (iniziativa Schwarzenbach). La scelta di molti anziani di origine straniera di rimanere in Svizzera anche dopo la pensione confronta ora le istituzioni locali con le conseguenze che la vicenda migratoria ha sulla qualità della vita degli immigrati nella terza età. A questo proposito l'intervento del Prof. François Höpflinger (Università di Zurigo) non solo ha messo in luce il crescente peso numerico degli anziani di origine straniera, ma anche la varietà delle loro situazioni, determinate in larga parte, più che dall'origine culturale, dalla posizione sociale e dalla qualificazione raggiunte e dalle esperienze positive e negative vissute nella propria storia migratoria.
A partire da questo contesto, l'etnologa Anke Kayser, del dipartimento salute ed integrazione della Croce Rossa, ha sottolineato che per venire incontro alla maggiore eterogeneità della popolazione anziana si deve pensare sia a servizi etnospecifici, sia ad un’apertura transculturale delle normali istituzioni. Le offerte assistenziali nelle lingue di origine sono attualmente necessarie, proprio perché va tenuta in conto la scarsa integrazione linguistica della generazione dei Gastarbeiter, ma anche gli effetti dell'invecchiamento sulla possibilità di parlare una lingua straniera. L'apertura transculturale comprende l'elaborazione di nuovi modelli assistenziali che considerino la presenza di persone di culture e lingue diverse, che hanno vissuto l'esperienza migratoria. Ciò può voler dire cercare di ridurre le barriere all'accesso dei servizi mediante la traduzione di materiale informativo, l'assunzione di personale plurilingue e la formazione specifica per gli operatori del settore. A queste raccomandazioni il Dr. Giuseppe Ribaudo, presidente di Pro Migrante, ha aggiunto nel suo intervento anche l'importanza di una politica che inserisca il tema migrazione/integrazione e le misure d’attuazione e i programmi individuali e specifici per determinati gruppi in una visione globale. Obiettivo di tale intento sono le pari opportunità nella molteplicità delle situazioni.
Da più parti è emerso che i progetti in questo campo non potranno avere successo se non in una stretta collaborazione con le associazioni delle comunità immigrate, che possono svolgere un ruolo fondamentale di mediazione con i pensionati di origine straniera. Le varie organizzazioni degli italiani e degli spagnoli – i primi gruppi ad essere interessati dalle problematiche dell'anzianità in emigrazione – hanno finora svolto questo compito in modo molto efficace, quasi professionale, benché basandosi soprattutto sul volontariato. A questo proposito va riconosciuto l'impegno della chiesa cattolica attraverso l'opera delle missioni linguistiche, come ha sottolineato Katja Dannecker, riferendosi ai risultati di un suo studio per la valutazione della pastorale a favore degli immigrati anziani cattolici nel cantone di Berna.
P. Graziano Tassello ha voluto a questo proposito indicare la visione che anima le missioni nel loro impegno, cioè: "proporre o favorire progetti in cui l’anziano non è più una persona da assistere, ma il protagonista nel campo della cultura e della solidarietà. Non si intende lavorare per gli anziani, ma con loro. Per le missioni questa categoria di persone – considerate ancora da taluni uno scarto d’esistenza – rappresenta una autentica risorsa".
Questa stessa visione è stata espressa all'apertura del convegno dalla Presidente del Forum "Anzianità e migrazione", la Consigliera agli Stati Christine Egerszegi, per la quale gli immigrati "nella loro vita sono stati costretti a affrontare sfide esistenziali spesso connesse con crisi e privazioni… in chi è riuscito a superare tutte quelle difficoltà, la biografia di migrante si è trasformata in una risorsa per la gestione della vita nell’anzianità. Proprio la prima generazione di lavoratori e lavoratrici immigrata dall’Italia ha messo in piedi una vasta rete sociale come comprovano l'alto grado d'auto-organizzazione e l'elevata capacità d'azione. L'aver creato comunità solidali produce oggi validi frutti per l’azione gerontologica e per avere luoghi che fungono da patria e favoriscono l'aggregazione sociale. Le e gli immigrati anziani sono anche attori di un'anzianità che desiderano gestire autonomamente".
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