La Beata arrivò nel Sol Levante nel 1980 e rimase sconvolta dal tasso di aborti compiuti ogni anno nel Paese. Le sue Missionarie della Carità, oggi, operano e pregano soprattutto per le madri e i loro figli, senza dimenticare quelli che non sono mai nati.
Nagoya (AsiaNews) – Quando Madre Teresa di Calcutta visitò il Giappone, nel 1980, “rimase sconvolta e preoccupata per il numero di aborti che venivano compiuti nel Paese. Disse molto chiaramente che una nazione con quel numero di interruzioni di gravidanza non avrebbe mai potuto essere una nazione realmente ricca e chiese a tutti di pregare perché le cose cambiassero”. È il racconto di una Missionaria della Carità giapponese, suor Alice, che aggiunge: “La nostra missione è incentrata proprio su questo: aiutare le donne a portare a conclusioni le loro gravidanze”. Madre Teresa riuscì ad aprire quattro case e un monastero nel Sol Levante; quella dove vive suor Alice è ad Ama, nella prefettura di Aichi. Insieme a lei ci sono religiose che vengono da India, Sri Lanka, Papua Nuova Guinea e ovviamente Giappone: tutte indossano, come da regola, il sari bianco e azzurro della Beata Teresa. Suor Alice porta sul rosario un minuscolo rametto che, dice, “mi serve a ricordare le dita dei bambini. Noi preghiamo ogni giorno per i bambini non nati e per quelli che rischiano di essere abortiti. In ogni momento, qui, una piccola vita potrebbe essere sepolta”.
Guardando il rametto, lungo meno di 1 centimetro, la religiosa pensa “a come potrebbe essere la vita di coloro che non sono nati. Madre Teresa diceva sempre che non è importante quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo. Così come non è importante quanto diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare. Noi cerchiamo di mettere in pratica le sue parole”.
Oltre all’assistenza alle madri, che prevede cure mediche e ospitalità in caso di gravidanze indesiderate dalla famiglia di provenienza, le religiose hanno lanciato con le diocesi di appartenenza un programma alimentare per i senza tetto. Vanno nei parchi dove si rifugia chi non ha una casa e cuciano da mangiare: “È anche un modo per fare in modo che si conoscano e sentano l’amore del mondo”.
Nagoya (AsiaNews) – Quando Madre Teresa di Calcutta visitò il Giappone, nel 1980, “rimase sconvolta e preoccupata per il numero di aborti che venivano compiuti nel Paese. Disse molto chiaramente che una nazione con quel numero di interruzioni di gravidanza non avrebbe mai potuto essere una nazione realmente ricca e chiese a tutti di pregare perché le cose cambiassero”. È il racconto di una Missionaria della Carità giapponese, suor Alice, che aggiunge: “La nostra missione è incentrata proprio su questo: aiutare le donne a portare a conclusioni le loro gravidanze”. Madre Teresa riuscì ad aprire quattro case e un monastero nel Sol Levante; quella dove vive suor Alice è ad Ama, nella prefettura di Aichi. Insieme a lei ci sono religiose che vengono da India, Sri Lanka, Papua Nuova Guinea e ovviamente Giappone: tutte indossano, come da regola, il sari bianco e azzurro della Beata Teresa. Suor Alice porta sul rosario un minuscolo rametto che, dice, “mi serve a ricordare le dita dei bambini. Noi preghiamo ogni giorno per i bambini non nati e per quelli che rischiano di essere abortiti. In ogni momento, qui, una piccola vita potrebbe essere sepolta”.Guardando il rametto, lungo meno di 1 centimetro, la religiosa pensa “a come potrebbe essere la vita di coloro che non sono nati. Madre Teresa diceva sempre che non è importante quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo. Così come non è importante quanto diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare. Noi cerchiamo di mettere in pratica le sue parole”.
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