domenica, settembre 05, 2010
del nostro redattore Carlo Mafera

Nel gennaio del 1919, in occasione della festa della conversione di San Paolo, Il beato Gaetano Alberione espresse delle parole appassionate, trascritte dal suo biografo don Giaccardo, che rappresentano in un certo qual modo il suo testamento spirituale, che ogni buon giornalista cattolico deve tenere sempre presente nella sua coscienza. Ecco cosa affermò in quella occasione il Beato Alberione: “Voi siete ai piedi di una grande montagna, salitevi … mirate il vostro orizzonte: è tutto il mondo. Quando una palla è ben liscia e rotonda, poggia su un marmo ben levigato, tocca per un punto solo e tutte le parti di quella palla pesano su quel punto. Sulla vostra coscienza pesano un milione, tre milioni, dieci milioni di anime … ecco perché dovete essere molto santi e molto più santi dei sacerdoti ordinari.”

E ancora continua il fondatore delle Paoline. “Si tratta di salvare molte anime, di salvare dieci milioni o di salvarne un milione solo.” “Ma il Teologo è matto a parlarci stasera di dieci milioni. Ed io vi dico che un buon giornalista ne salva di più. Alzate gli occhi, mirate in alto un grande albero di cui non si vede la cima: questa è la nostra Casa che è davvero un alberone, voi non siete che alle radici. La Casa attuale non è che la radice di questo grandissimo albero. Oh se voi capiste mai il tesoro che è in voi, dove il Signore vi chiama, voi sareste tutti pieni di vita, non mi lascereste più stare, cioè non lascereste più stare il Signore, Gli sareste sempre attorno a dirgli “ma io ho ancora bisogno di questo, ma io ho ancora bisogno di quello, ma fammi ancora questa grazia... “Ma voi direte, dove vuole portarci stasera il Teologo? Voglio portarvi sul monte della perfezione. Capite quanto dovete essere santi? Voi dovete avere lo spirito di San Paolo. Io vi dico : siate santi com’è santo Iddio. Bisogna essere così. Ecco perché dovete in ogni sforzo guadagnare dieci, e in un giorno progredire come dieci, e in dieci anni farvi santi come in cento.” E ancora prosegue don Alberione. “Ma come si fa? Dove sta questa moltiplica? Noi siamo carichi di difetti e di miserie. Bisogna che ci umiliamo, che ci riconosciamo pieni di miserie ……. Bisogna credere che Dio può liberarci dai nostri difetti ….. Chi crede correrà nella via della santità, sul monte della perfezione. Chi si fida solo dei suoi sforzi, camminerà lento, stentato, farà un passo e inciamperà, otterrà una vittoria, poi cadrà, si rialzerà e cadrà e andrà innanzi a gran fatica. Bisogna contare più su Dio, contare per la salute, contare su Dio per il lavoro, di imparare presto e bene, e imparare solo per la gloria di Dio; contare per lo studio, di imparare presto e il quadruplo, contare specialmente per la pietà.” E così conclude il beato Gaetano Alberione : “ Coraggio dunque mirate dove Dio vi chiama. Buona volontà, niente fede in noi, ma fede totale in Dio e preghiera. Chi fa così, di qui ad un anno si vedrà cambiato. Gesù ha cambiato San Paolo in un momento, questa deve essere la nostra conversione in questa festa.” Ho estrapolato in sintesi alcuni passaggi del discorso – testamento di don Alberione per dare un messaggio semplice ai colleghi che credono nella possibilità di migliorarsi da se stessi senza fondare il loro lavoro e il loro impegno soprattutto nell’affidamento orante al Signore. Il beato Alberione non fece un discorso basato sui principi di tecnica giornalistica ma, spiazzando tutti, invitò i suoi ascoltatori a farsi santi con l’aiuto di Dio come condizione previa per diventare un buon giornalista. E se lo disse un beato, ci si deve fidare. Ricordo, per concludere, un pensiero espresso da padre Raniero Cantalamessa in uno dei numerosi esercizi spirituali trasmessi da Telepace qualche anno fa. Egli affermava l’importanza della presenza dei laici per l’opera di evangelizzazione all’interno della chiesa e della società intera. Diceva padre Raniero che mentre i sacerdoti durante l’omelia possono raggiungere duecento o trecento persone, quelle presenti in chiesa, i laici possono a loro volta portare la Parola all’interno del tessuto sociale testimoniandola anche con la vita. Ricordo che fece l’analogia con la reazione a catena, tipica di quella nucleare. In poche parole la Parola si spezza milioni di volte passando di persona in persona. L’esperienza più significativa in tal senso è quello delle Comunità Ecclesiali di Base che hanno proprio questo scopo: quella di calare la Parola nel territorio parrocchiale. Esperienza che ho avuto il piacere di provare. Ma l’esperienza più emozionante e più efficace, che sto attualmente sperimentando, è quella professata da don Alberione: quella di trasmettere la Parola attraverso il mezzo giornalistico e in particolare di quello on-line.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa