venerdì, agosto 27, 2010
Il segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, incalzato da un’agenzia di stampa francese, ha ribadito l’assoluta neutralità politica della Chiesa: “La Chiesa non è né di destra né di sinistra, ma per la dignità e i valori dell’uomo”

del nostro collaboratore redazionale Stefano Buso

Se c’è qualcuno che intende tirar la Chiesa per la giacchetta accusandola di schierarsi, o peggio di stare in riva al fiume aspettando che le acque si calmino, dopo le opportune considerazioni di Marchetto non ha motivo di serbare dubbi o animosità. La presa di posizione dell’alto prelato appare più che mai provvidenziale, proprio sulla scorta dei continui e reiterati attacchi che la Santa Sede ha subito negli ultimi tempi da parte di alcuni media. Per molto tempo, infatti, si è vista colpevolizzare per non aver fatto abbastanza nei confronti di chi perpetrava persecuzioni e abusi di massa.

A questo punto, visto che il revisionismo è un esercizio intellettuale così di moda, sarebbe il caso di estenderlo anche sul versante cattolico, correggendo o perlomeno tentando di limare pareri e opinioni distorte. Oppure è una sinfonia composta solo per chi ostenta ferrea laicità? Ritornando al presente, dopo l’accorato appello del Santo Padre dedicato all’accoglienza e alla tolleranza si è cercato palesemente di strumentalizzare la cosa per innescare l’ennesima sterile polemica. Il concetto espresso da Benedetto XVI è obiettivo, non fraintendibile o interpretabile per proprio comodo. La Santa Sede non si mai candidata ad arbiter internazionale, né a mediatore dei dilemmi internazionali, nondimeno esprime in modo costruttivo un messaggio di pace e di speranza, inteso a portare equilibrio e luce. In verità, ogni qual volta il Vaticano intraprende l’iter del silenzio - che altro non che moderazione - è sempre tacciato di qualunquismo e stolta indifferenza. Altresì, quando palesa il proprio dissenso in modo intelligente (senza tuttavia sventolare alcuna bandierina) allora è schierato.

Il casus belli che da giorni riempie le prime pagine è naturalmente relativo all’espulsione di massa che ha coinvolto le etnie rom in Francia. Si vocifera che da qui alla fine di agosto saranno ostracizzati circa un migliaio di rom. È chiaro che la Santa Sede, legittimamente, teme che ciò possa avere delle emulazioni anche in altre realtà dell’Europa. Tuttavia non può essere accusata di inopportuna ingerenza politica: la sorte e il destino dei popoli non possono non interessare alla Chiesa, a prescindere dal loro culto e dalla loro appartenenza. Erano semplicemente queste le preoccupazioni (fondate) che hanno animato il discorso del Papa durante l’Angelus di domenica scorsa. La Chiesa ha il diritto di significare il proprio pensiero, non solo per far breccia nell’animo dei cattolici bensì per sensibilizzare un’opinione pubblica e una classe dirigente evidentemente distratta e distaccata. Proprio perché la Chiesa ha da sempre una visione globale della vita e del mondo, e non solo dal punto di vista religioso-spirituale.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa