“Il rischio è che l’opinione pubblica creda sia semplice risolvere questioni sociali complesse” dice alla MISNA Francesco Marsico, vice-direttore di Caritas Italia, mentre da Parigi a Bucarest a Istanbul si moltiplicano le critiche e le proteste contro le espulsioni dei rom disposte dal governo francese.
Agenzia Misna - Ieri i provvedimenti hanno riguardato altre 300 persone, rimpatriate in Romania in modo coatto o “volontariamente”, dopo aver ricevuto una “buonuscita” da 100 o 300 euro. “Il governo francese non vuol sentir parlare di deportazioni – sottolinea Marsico - ma in realtà sta discriminando una minoranza che in quanto tale dovrebbe essere favorita”. Nei 27 paesi dell’Unione Europea (UE) vivono circa 12 milioni di cittadini rom, la minoranza comunitaria più importante. Il governo di Parigi giustifica i provvedimenti delle ultime settimane con una norma che dal 2007, l’anno di ingresso nell’UE di Bulgaria e Romania, consente l’espulsione di chiunque soggiorni in Francia più di tre mesi senza avere un impiego o un permesso di studio. L’applicazione selettiva di questa norma a danno di centinaia di cittadini rom sta suscitando le proteste di associazioni laiche e religiose, di uomini di Chiesa e dirigenti della stessa UE. “Nessuno può essere espulso solo perché rom” ha detto ieri Viviane Reding, commissario europeo alla Giustizia, ai diritti fondamentali e alla cittadinanza. Le misure del governo francese, questa l’idea di fondo, non violano solo la dignità delle persone ma gli stessi principi ispiratori dell’Unione. “Basta pensare – dice Marsico – alla direttiva 2004/38 sul diritto dei cittadini dell’UE di soggiornare e circolare liberamente nel territorio degli stati membri”. I provvedimenti francesi non sono stati concordati preventivamente con i governi dei paesi d’origine dei rom, la Bulgaria e la Romania, come suggeriscono per altro gli incontri tra diplomatici e ministri degli ultimi giorni. Da un punto di vista giuridico, le misure di espulsione si fondano su un’interpretazione restrittiva degli articoli 10 e 16 della direttiva del 2004, in particolare sui concetti “ordine pubblico e di “onere eccessivo per gli stati membri”. Diversi quotidiani d’Oltralpe, ad esempio Le Parisien, leggono però le misure di espulsione come il tentativo del governo francese di contrastare un’impopolarità crescente. A condannare questa politica, ha scritto ieri il giornale, sarebbe appena il 42% dei francesi. Di “spot” ed “esigenza di dare segnali immediati” all’opinione pubblica parla anche Marsico, secondo il quale a Parigi come in altre capitali d’Europa manca la volontà di affrontare “in modo positivo” la questione rom. “Il caso del nostro paese – sostiene il vice-direttore di Caritas Italia – è significativo: nonostante le promesse manca ancora una stima delle presenze rom sul territorio nazionale, un dato fondamentale per qualunque strategia di respiro”. Che si voglia favorire l’integrazione delle comunità “stanziali”, come ad esempio quelle abruzzesi, o puntare sulla cooperazione con i paesi d’origine, “bisogna conoscere”.
Agenzia Misna - Ieri i provvedimenti hanno riguardato altre 300 persone, rimpatriate in Romania in modo coatto o “volontariamente”, dopo aver ricevuto una “buonuscita” da 100 o 300 euro. “Il governo francese non vuol sentir parlare di deportazioni – sottolinea Marsico - ma in realtà sta discriminando una minoranza che in quanto tale dovrebbe essere favorita”. Nei 27 paesi dell’Unione Europea (UE) vivono circa 12 milioni di cittadini rom, la minoranza comunitaria più importante. Il governo di Parigi giustifica i provvedimenti delle ultime settimane con una norma che dal 2007, l’anno di ingresso nell’UE di Bulgaria e Romania, consente l’espulsione di chiunque soggiorni in Francia più di tre mesi senza avere un impiego o un permesso di studio. L’applicazione selettiva di questa norma a danno di centinaia di cittadini rom sta suscitando le proteste di associazioni laiche e religiose, di uomini di Chiesa e dirigenti della stessa UE. “Nessuno può essere espulso solo perché rom” ha detto ieri Viviane Reding, commissario europeo alla Giustizia, ai diritti fondamentali e alla cittadinanza. Le misure del governo francese, questa l’idea di fondo, non violano solo la dignità delle persone ma gli stessi principi ispiratori dell’Unione. “Basta pensare – dice Marsico – alla direttiva 2004/38 sul diritto dei cittadini dell’UE di soggiornare e circolare liberamente nel territorio degli stati membri”. I provvedimenti francesi non sono stati concordati preventivamente con i governi dei paesi d’origine dei rom, la Bulgaria e la Romania, come suggeriscono per altro gli incontri tra diplomatici e ministri degli ultimi giorni. Da un punto di vista giuridico, le misure di espulsione si fondano su un’interpretazione restrittiva degli articoli 10 e 16 della direttiva del 2004, in particolare sui concetti “ordine pubblico e di “onere eccessivo per gli stati membri”. Diversi quotidiani d’Oltralpe, ad esempio Le Parisien, leggono però le misure di espulsione come il tentativo del governo francese di contrastare un’impopolarità crescente. A condannare questa politica, ha scritto ieri il giornale, sarebbe appena il 42% dei francesi. Di “spot” ed “esigenza di dare segnali immediati” all’opinione pubblica parla anche Marsico, secondo il quale a Parigi come in altre capitali d’Europa manca la volontà di affrontare “in modo positivo” la questione rom. “Il caso del nostro paese – sostiene il vice-direttore di Caritas Italia – è significativo: nonostante le promesse manca ancora una stima delle presenze rom sul territorio nazionale, un dato fondamentale per qualunque strategia di respiro”. Che si voglia favorire l’integrazione delle comunità “stanziali”, come ad esempio quelle abruzzesi, o puntare sulla cooperazione con i paesi d’origine, “bisogna conoscere”.| Tweet |
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