A distanza di trenta anni la definisce un'«idea da matti». Ironico e affabile, il vescovo di Montepulciano-ChiusiPienza, Rodolfo Cetoloni, ricorda come fosse ieri la prima edizione della Marcia francescana che «un po' per avventura, un po' per recuperare il senso del pellegrinaggio» aveva concepito quando era responsabile dell'animazione vocazione della Provincia toscana dell'Ordine dei Frati minori e viveva nel convento di San Francesco a Fiesole.
Sanfrancescopatronoditalia - «Era il 1980 - racconta Cetoloni - e in quell'anno spettava alla Toscana offrire per la festa del santo l'olio che alimenta la lampada presso la tomba di Francesco ad Assisi. Con una certa incoscienza, lanciammo la proposta di una camminata dalla Verna ad Assisi per i giovani». Un progetto che avrebbe fatto breccia fin da subito. «Arrivarono a tempo di record centoventi iscrizioni. E partimmo - spiega il presule -. L'iniziativa venne talmente apprezzata che fu deciso di estenderla a livello nazionale. Il secondo anno erano già sei le regioni d'Italia che parteciparono. Poi la Marcia ha coinvolto tutte le Province religiose italiane dell'Ordine». Il tracciato d'esordio partiva dal Sacro Monte del Casentino, in provincia di Arezzo.
«Per noi toscani La Verna è il luogo francescano per eccellenza - sottolinea il vescovo -. E il primo itinerario univa il santuario dove Francesco ha ricevuto le stimmate alla chiesa di San Damiano. Era un percorso sotto il segno della croce. Soltanto in seguito l'iniziativa è stata associata al Perdono di Assisi».
Cetoloni ha ben impresso nella mente quel "viaggio" di trent'anni fa. «Oggi come allora, la Marcia permette di vivere un'esperienza di Chiesa in cammino dove nella fatica ciascuno porta i propri doni e si tocca con mano la comunione. Quando nel 1980 entrammo nella Porziuncola, scoppiammo a piangere. In quel momento ci sembrò di conoscerci tutti profondamente. È questo senso di unità che si costruisce nel cammino».
Anno dopo anno, l'iniziativa si è radicata. «In tre decenni - riferisce Cetoloni - ha coinvolto più di 50mila persone. Dalla Marcia sono scaturite occasioni di rinascita spirituale, di conversione, di scoperta della propria vocazione. Ed è emerso un modo diverso di stare insieme se si pensa che il cammino vede affiancarsi religiosi, religiose, giovani e famiglie. A tutti è chiesto un notevole impegno: non è facile muoversi sotto il sole di luglio o fare tappe anche di trenta chilometri. Così arrivare in fondo significa vincere la pigrizia e la paura».
Adesso la Marcia è legata al 2 agosto. «Ed è stata una scelta lungimirante - afferma il presule -. Nel nostro tempo si avverte con forza il desiderio di stare bene. Ma la felicità non può essere raggiunta se non c'è un amore più grande di quello che ci meritiamo. E quando facciamo quest'esperienza, nel cuore si sperimenta il Paradiso. In fondo è questo il Perdono di Assisi: è l'amore di Dio che Francesco chiedeva per ogni uomo, anche per i più lontani, quando diceva di voler portare tutti in Paradiso. Ed è significativo i giovani possano vivere quest'incontro diventandone, a loro volta, testimoni nel quotidiano».
(Avvenire)
«Per noi toscani La Verna è il luogo francescano per eccellenza - sottolinea il vescovo -. E il primo itinerario univa il santuario dove Francesco ha ricevuto le stimmate alla chiesa di San Damiano. Era un percorso sotto il segno della croce. Soltanto in seguito l'iniziativa è stata associata al Perdono di Assisi».
Cetoloni ha ben impresso nella mente quel "viaggio" di trent'anni fa. «Oggi come allora, la Marcia permette di vivere un'esperienza di Chiesa in cammino dove nella fatica ciascuno porta i propri doni e si tocca con mano la comunione. Quando nel 1980 entrammo nella Porziuncola, scoppiammo a piangere. In quel momento ci sembrò di conoscerci tutti profondamente. È questo senso di unità che si costruisce nel cammino».
Anno dopo anno, l'iniziativa si è radicata. «In tre decenni - riferisce Cetoloni - ha coinvolto più di 50mila persone. Dalla Marcia sono scaturite occasioni di rinascita spirituale, di conversione, di scoperta della propria vocazione. Ed è emerso un modo diverso di stare insieme se si pensa che il cammino vede affiancarsi religiosi, religiose, giovani e famiglie. A tutti è chiesto un notevole impegno: non è facile muoversi sotto il sole di luglio o fare tappe anche di trenta chilometri. Così arrivare in fondo significa vincere la pigrizia e la paura».
Adesso la Marcia è legata al 2 agosto. «Ed è stata una scelta lungimirante - afferma il presule -. Nel nostro tempo si avverte con forza il desiderio di stare bene. Ma la felicità non può essere raggiunta se non c'è un amore più grande di quello che ci meritiamo. E quando facciamo quest'esperienza, nel cuore si sperimenta il Paradiso. In fondo è questo il Perdono di Assisi: è l'amore di Dio che Francesco chiedeva per ogni uomo, anche per i più lontani, quando diceva di voler portare tutti in Paradiso. Ed è significativo i giovani possano vivere quest'incontro diventandone, a loro volta, testimoni nel quotidiano».
(Avvenire)
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