Una nuova sfida delle cosche allo Stato: va in questa direzione, secondo il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, l’attentato della notte scorsa contro il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro
RadioVaticana - Una bomba è stata fatta esplodere davanti al portone del palazzo in cui il magistrato vive. Una deflagrazione che ha prodotto danni materiali ma nessun ferito. Non è la prima volta che Di Landro e altri suoi colleghi reggini vengono intimiditi. Una strategia della ‘ndrangheta, intensificatasi a partire dal gennaio scorso con un attentato alla procura generale. Solidarietà al procuratore Di Landro è arrivata dal mondo politico e dai vertici istituzionali italiani, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Per questa sera, l’associazione Libera di Don Luigi Ciotti ha organizzato un sit-in davanti alla casa del magistrato. “E’ un attacco alla sua azione contro la ‘ndrangheta”, dice mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. – Sono diverse azioni che mostrano un accanimento contro di lui perché lui sta facendo il suo dovere e, quindi, pesta i piedi a tante persone che non sopportano questo.
D. – Quindi, secondo lei, sono da interpretare così questi segnali che ci sono stati ultimamente contro la magistratura, perché anche altri esponenti sono stati intimiditi...
R. – Sì. Una mentalità mafiosa è una mentalità che non sopporta di non ottenere ciò che vuole e quando non lo può ottenere va in escandescenza perché si sente umiliata, offesa e, quindi, arriva anche a queste minacce e potrebbe arrivare anche alla minaccia di morte proprio per questa onta che ritiene di subire nel non ottenere quanto chiede. Noi non siamo riusciti ancora, con tutti gli sforzi, a far cambiare questa mentalità mafiosa, che non può essere assolutamente cambiata solo con la forza della polizia, la forza pubblica, o con i magistrati ecc., ma può essere cambiata soltanto se inizia un’opera di formazione culturale, a cominciare dai bambini.
D. – Lei, diverso tempo fa, criticò fortemente la politica in Calabria per mancanza di capacità progettuale, per mancanza di interventi seri. Quello che sta dicendo adesso conferma che dunque non è cambiato nulla?
R. - Non è cambiato molto da quando ho detto quelle cose. Noi abbiamo avuto qui, parlo solo di Reggio, un buon governo per tanti anni, però ancora certe forme non sono accettabili. Intendo - guardando a una politica per una guida della città che sia veramente guida per il bene della città - che questo disturba qualche volta alcuni che si dicono politici ma non lo sono in realtà: fanno la politica per mantenere se stessi, la propria famiglia, i propri tornaconti, per guadagnare soldi. Non gli interessa proprio il bene comune e il bene della città.
D. - Eccellenza, vi state interrogando anche voi come Chiesa? Nel passato vi siete confrontati su come annunciare il Vangelo in contesti di ’ndrangheta…
R. – Certamente, abbiamo fatto tanti documenti come Conferenza episcopale calabrese su questo tema. Ora, ci stiamo organizzando per fare in modo che il documento della Chiesa italiana sul Meridione possa essere divulgato di più e possa calare nella mentalità della nostra gente. Addirittura, ci stiamo organizzando anche a livello di tutte le diocesi del Meridione e con i presidenti delle varie regioni ecclesiastiche già abbiamo in programma di riunirci a Napoli nel novembre prossimo.
D. – Spesso capita di sentire persone che sono fuggite dalla Calabria come, ad esempio, alcuni imprenditori che parlano di una regione di una terra ormai perduta. Sono parole dure. Immagino che per lei invece la battaglia non sia persa?
R. – Non solo, ma non è così nera. Certo, la situazione non è florida ma certamente dobbiamo dare il tempo al nuovo presidente della Regione di lavorare. Sta tentando in tutti i modi di riportare la Regione a quei livelli che sono livelli civili paragonabili con quelli delle altre Regioni. Ancora non ha avuto il tempo di fare un lavoro completo, ma già le premesse ci sono sulla sanità, sul problema della sicurezza si sta interessando. Speriamo che dia buoni frutti.
RadioVaticana - Una bomba è stata fatta esplodere davanti al portone del palazzo in cui il magistrato vive. Una deflagrazione che ha prodotto danni materiali ma nessun ferito. Non è la prima volta che Di Landro e altri suoi colleghi reggini vengono intimiditi. Una strategia della ‘ndrangheta, intensificatasi a partire dal gennaio scorso con un attentato alla procura generale. Solidarietà al procuratore Di Landro è arrivata dal mondo politico e dai vertici istituzionali italiani, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Per questa sera, l’associazione Libera di Don Luigi Ciotti ha organizzato un sit-in davanti alla casa del magistrato. “E’ un attacco alla sua azione contro la ‘ndrangheta”, dice mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:R. – Sono diverse azioni che mostrano un accanimento contro di lui perché lui sta facendo il suo dovere e, quindi, pesta i piedi a tante persone che non sopportano questo.
D. – Quindi, secondo lei, sono da interpretare così questi segnali che ci sono stati ultimamente contro la magistratura, perché anche altri esponenti sono stati intimiditi...
R. – Sì. Una mentalità mafiosa è una mentalità che non sopporta di non ottenere ciò che vuole e quando non lo può ottenere va in escandescenza perché si sente umiliata, offesa e, quindi, arriva anche a queste minacce e potrebbe arrivare anche alla minaccia di morte proprio per questa onta che ritiene di subire nel non ottenere quanto chiede. Noi non siamo riusciti ancora, con tutti gli sforzi, a far cambiare questa mentalità mafiosa, che non può essere assolutamente cambiata solo con la forza della polizia, la forza pubblica, o con i magistrati ecc., ma può essere cambiata soltanto se inizia un’opera di formazione culturale, a cominciare dai bambini.
D. – Lei, diverso tempo fa, criticò fortemente la politica in Calabria per mancanza di capacità progettuale, per mancanza di interventi seri. Quello che sta dicendo adesso conferma che dunque non è cambiato nulla?
R. - Non è cambiato molto da quando ho detto quelle cose. Noi abbiamo avuto qui, parlo solo di Reggio, un buon governo per tanti anni, però ancora certe forme non sono accettabili. Intendo - guardando a una politica per una guida della città che sia veramente guida per il bene della città - che questo disturba qualche volta alcuni che si dicono politici ma non lo sono in realtà: fanno la politica per mantenere se stessi, la propria famiglia, i propri tornaconti, per guadagnare soldi. Non gli interessa proprio il bene comune e il bene della città.
D. - Eccellenza, vi state interrogando anche voi come Chiesa? Nel passato vi siete confrontati su come annunciare il Vangelo in contesti di ’ndrangheta…
R. – Certamente, abbiamo fatto tanti documenti come Conferenza episcopale calabrese su questo tema. Ora, ci stiamo organizzando per fare in modo che il documento della Chiesa italiana sul Meridione possa essere divulgato di più e possa calare nella mentalità della nostra gente. Addirittura, ci stiamo organizzando anche a livello di tutte le diocesi del Meridione e con i presidenti delle varie regioni ecclesiastiche già abbiamo in programma di riunirci a Napoli nel novembre prossimo.
D. – Spesso capita di sentire persone che sono fuggite dalla Calabria come, ad esempio, alcuni imprenditori che parlano di una regione di una terra ormai perduta. Sono parole dure. Immagino che per lei invece la battaglia non sia persa?
R. – Non solo, ma non è così nera. Certo, la situazione non è florida ma certamente dobbiamo dare il tempo al nuovo presidente della Regione di lavorare. Sta tentando in tutti i modi di riportare la Regione a quei livelli che sono livelli civili paragonabili con quelli delle altre Regioni. Ancora non ha avuto il tempo di fare un lavoro completo, ma già le premesse ci sono sulla sanità, sul problema della sicurezza si sta interessando. Speriamo che dia buoni frutti.
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