sabato, agosto 28, 2010
“Fermare l’uso della violenza sessuale come arma di guerra in Repubblica Democratica del Congo”. E’ il forte appello lanciato dall’Unicef, dopo lo stupro di gruppo di almeno 179 donne avvenuto nella parte orientale del Paese alcune settimane fa.

RadioVaticana - Secondo i dati dell’organizzazione, questa pratica è ormai diventata endemica. Nel 2009 sono circa 18 mila le vittime di violenze sessuali, ma sicuramente il numero reale è molto più alto. Anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha duramente condannato gli stupri di massa, accusando i miliziani Mai-Mai e le forze democratiche di liberazione del Ruanda. Sui motivi di quanto sta avvenendo nell’ex Zaire, Giancarlo La Vella, ha sentito Donata Lodi, responsabile delle relazioni esterne dell’Unicef.

R. – Questa pratica si è diffusa recentemente nella regione orientale del Congo. Non era una zona in cui prima fosse particolarmente diffusa la violenza contro le donne. Si è accentuata con gli anni di guerra, perché le varie bande armate, che ormai da otto anni e più si confrontano, vivono saccheggiando i villaggi. E in questi scontri, che spesso hanno base etnica, ma più frequentemente hanno delle ragioni puramente di controllo degli interessi economici, di sfruttamento di alcune aree e così via, progressivamente è invalsa la pratica per la quale oltre a depredare, questi gruppi di banditi stuprano sistematicamente: fanno razzie, uccidono i maschi adulti, portano via i bambini, che costringono a diventare bambini soldato, e poi violentano le donne. Queste violenze sono spesso di gruppo, che lasciano conseguenze anche fisiche, oltre che psicologiche, ambedue molto difficili da guarire.

D. – Che cosa può fare la comunità internazionale, se non per fermare totalmente la violenza bellica, almeno per fermare la pratica dello stupro di massa?

R. – Sicuramente bisogna lavorare per fermare la guerra in Congo, non a parole, ma anche stanziando aiuti sufficienti, dando sostegno alle truppe internazionali presenti lì, lavorando anche con le multinazionali che sfruttano le ricchezze di quella zona del mondo, per imporre il rispetto di alcune norme, perché è incredibile che in aeroporti come quello di Goma si vedano partire quotidianamente voli anonimi. Ora, tutti sanno che trasportano armi, quando arrivano, e portano via minerali ed altre risorse dalla zona. Questa è una delle zone del mondo, purtroppo per loro, potenzialmente più ricche. Quindi, di sicuro occorre un maggior impegno su questo da parte dei grandi attori internazionali. Ma occorre anche sostenere i progetti per queste donne, perché il fatto che negli ultimi due anni abbiamo visto aumentare il numero di denunce è legato anche al fatto che noi, altre agenzie dell’Onu, altre organizzazioni non governative, abbiamo avuto in passato risorse superiori, che ci hanno consentito di mettere in piedi seri programmi di recupero per le vittime delle violenze, con programmi di assistenza medica, interventi di sostegno psicologico e di aiuto al reinserimento nella società. Bisogna creare gruppi di donne che si rafforzino a vicenda, aiutando le forme di microcredito, le forme di sostegno di vario tipo, per fare in modo che le donne stesse abbiano più forza nel denunciare gli stupri, in modo che si crei un reale cambiamento sociale, un cambiamento nell’atteggiamento delle comunità verso questo fenomeno. Per fare tutto ciò bisogna sostenere in modo positivo, quindi anche finanziariamente, quanto si fa per il recupero e l’aiuto alle vittime della violenza.

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