Audizione presidente commissione antimafia Giuseppe Pisanu: "Cosa nostra non ha certo rinunciato alla politica".
Ansa.it - "E' ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa". E' questa l'analisi sviluppata dal presidente dell'antimafia, Beppe Pisanu, nella sua relazione illustrata oggi davanti all'organismo bilaterale di inchiesta.
Pisanu ha ricostruito dettagliatamente i vari passaggi degli "omicidi eccellenti" e delle stragi a partire da quella mancata dell'Addaura, citando che ormai vi sono notizie ''abbastanza chiare'' su due trattative: quella tra Mori e Ciancimino '' che forse fu la deviazione di un'audace attivita' investigativa'' e quella tra Bellini-Gioe'-Brusca-Riina, dalla quale nacque l'idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato'.
Pisanu ha osservato che l'elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-stato era quello di costringere all'abolizione del 41 bis e a ''ridimensionare tutte le attivita' di prevenzione e repressione''. E a riscontro pisanu cita una ''singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del 93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell'anno precedente''.
''Cosa nostra ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica" dice Pisanu. "Bloccato il braccio militare, ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere - spiega Pisanu -. Ma dagli anni 90 ad oggi ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia e' cresciuta grandemente un'opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine".
Ansa.it - "E' ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa". E' questa l'analisi sviluppata dal presidente dell'antimafia, Beppe Pisanu, nella sua relazione illustrata oggi davanti all'organismo bilaterale di inchiesta.Pisanu ha ricostruito dettagliatamente i vari passaggi degli "omicidi eccellenti" e delle stragi a partire da quella mancata dell'Addaura, citando che ormai vi sono notizie ''abbastanza chiare'' su due trattative: quella tra Mori e Ciancimino '' che forse fu la deviazione di un'audace attivita' investigativa'' e quella tra Bellini-Gioe'-Brusca-Riina, dalla quale nacque l'idea di aggredire il patrimonio artistico dello Stato'.
Pisanu ha osservato che l'elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-stato era quello di costringere all'abolizione del 41 bis e a ''ridimensionare tutte le attivita' di prevenzione e repressione''. E a riscontro pisanu cita una ''singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del 93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell'anno precedente''.
''Cosa nostra ha forse rinunciato all'idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica" dice Pisanu. "Bloccato il braccio militare, ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere - spiega Pisanu -. Ma dagli anni 90 ad oggi ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia e' cresciuta grandemente un'opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell'ordine".
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