lunedì, aprile 19, 2010
L’industria keniana dei fiori, il turismo balneare in Senegal, i piccoli affari degli ambulanti del Burkina Faso: sono tanti gli esempi delle conseguenze, a volte gravi, provocate in Africa dalla cenere e dai lapilli sprigionati dal lontano vulcano islandese di Eyjafjallajiokull.

Agenzia Misna - A causare disagi e perdite economiche milionarie, in realtà, non sono direttamente le forze della Terra ma la sospensione per motivi di sicurezza della gran parte dei voli in arrivo e in partenza per l’Europa. “La compagnia nazionale ‘Air Algérie’ ha adottato disposizioni per un possibile scenario catastrofico” scrive il giornale algerino “Liberté”, secondo il quale molti voli sono già stati spostati su Hassi-Messaoud, una città petrolifera ai confini del Sahara. Sui quotidiani senegalesi spazio agli albergatori della regione di Thiès, terra di sole e di spiagge: ospitano da giorni centinaia di turisti europei che non possono ripartire e, soprattutto, si rifiutano di pagare il fuori-programma. La sospensione dei voli pesa molto sull’economia del Kenya, un paese dove i fiori e in particolare le rose valgono il 20% delle esportazioni. Secondo Jane Ngige, responsabile dell’organizzazione dei produttori “Kenya Flower Council”, negli hangar dell’aeroporto internazionale di Nairobi rischiano di marcire 500 tonnellate di fiori e ogni giorno le perdite raggiungono un milione e mezzo di euro. Rappresentate nell’“International Air Transport Association” (Iata), oggi le grandi compagnie aeree hanno chiesto ai controllori europei l’apertura “almeno di qualche corridoio” e sostenuto che le decisioni di vietare i voli sono basate “su modelli astratti” e non sui “fatti”. Una prospettiva diversa è proposta da “Fasozine” un portale di informazione del Burkina Faso. “La sospensione dei voli per l’Europa – si sottolinea in un reportage da Ouagadougou - è un brutto colpo per gli agenti di cambio, i tassisti e gli ambulanti che affollano il parcheggio dell’aeroporto”.

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