sabato, marzo 13, 2010
Ogni mattina, prima dell’alba, uno sciame di auto e pulmini lascia la casa dei missionari scalabriniani a Croix-de-Bouquets, un municipio alla periferia di Port-au-Prince, per distribuire cibo e portare soccorso medico nell’area più devastata nel centro della capitale.

Agenzia Misna - La missione, composta da una casa di accoglienza, un seminario, una scuola, una casa di riposo e un ambulatorio, tutti costruiti con criteri antisismici, è diventata un ‘campo base’ per quasi trecento uomini e donne, di organizzazioni non governative italiane e straniere, e con loro decine di religiosi, corsi in aiuto della popolazione di Haiti. “Fortunatamente la nostra casa non ha subito grossi danni, così abbiamo potuto mettere a disposizione i locali come centro di raccolta dei viveri inviati dall’estero e possiamo dare ospitalità agli operatori umanitari impegnati sul campo” racconta alla MISNA padre Sergio Morotti, che coordina la missione, cominciata 15 anni fa, e composta anche da due confratelli italiani e un diacono e otto seminaristi haitiani. I viveri e i beni di necessità, dice padre Morotti, provengono dalla Protezione civile italiana e dalle raccolte organizzate in Italia da varie congregazioni missionarie e associazioni. “Ogni giorno - racconta il missionario – forniamo cibo e aiuti a 2000 famiglie accampate nel nostro quartiere, anch’esso molto colpito dal sisma, seppure non gravemente come il centro. Ogni strada ha eletto un rappresentante di cui si fida che viene a ritirare i sacchi di cibo per distribuirli casa per casa”. Ai terremotati nelle migliaia di accampamenti improvvisati e spontanei negli altri quartieri della capitale, dal ‘campo base’ partono a portare aiuti gli operatori umanitari stranieri, i missionari di altre congregazioni e i religiosi e religiose mandati della Repubblica domenicana.“C’è la Caritas americana - prosegue il missionario- numerose ong dall’Italia, in particolare da Milano, Genova e Bologna, ma anche francesi e domenicani; tutti medici, infermieri, anche psicologici, o tecnici impegnati nella ricostruzione”. Subito dopo la scossa del 12 Gennaio scorso, che ha provocato almeno 222.000 vittime e mezzo milione di feriti secondo dati ufficiali, centinaia di persone si sono riversate anche nel piccolo ambulatorio degli scalabriniani: “In quella fase abbiamo accolto e curato fino a 400 persone al giorno. Ma anche se qualcosa sta lentamente tornando alla normalità – dice il missionario portando ad esempio la scuola elementare gestita dagli scalabriniani con 450 alunni che è tornata ad aprire le classi – quella sanitaria resta l’emergenza principale insieme a quella abitativa. Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare che il vero terremoto di Haiti si chiama povertà, è da quella che bisogna rialzarsi”. Un centro di riabilitazione fisioterapica in grado di assistere 40-50 persone al giorno è stato allestito in poche settimane dalla Caritas americana nell’ex-casa di riposo nella missione scalabriniana. “Bisogna tentare di far recuperare al meglio la mobilità e l’uso degli arti ai feriti le cui fratture sono state aggiustate in fretta, a causa dell’emergenza” spiega padre Morotti, aggiungendo che sono già arrivati i primi specialisti in fisioterapia dagli Stati Uniti. Oltre un milione di persone vive in rifugi improvvisati: “Ci sono accampamenti ovunque – conclude padre Morotti – ogni spazio libero è stato occupato. Nei giorni scorsi in centro ho visto lo spartitraffico, largo un paio di metri, di una delle strade principali, pieno di accampati sotto semplici teloni tenuti su da bastoni. E quel che peggio è che è cominciata la stagione delle piogge”.


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