martedì, novembre 10, 2009
Il presidente brasiliano Lula, molto criticato dagli ambientalisti in patria per aver rinviato al 14 novembre ogni decisione sugli impegni del Brasile rispetto ai tagli di gas serra entro il 2020, ha invitato i suoi colleghi dei Paesi più inquinanti del pianeta a partecipare alla Conferenza dell'Onu sul clima che si terrà a Copenhagen fra meno di un mese.

GreenReport - «I risultati della conferenza di dicembre a Copenhagen dipenderà molto dalla presenza di tutti i presidenti» ha detto Lula durenta il suo discorso radiofonico settimanale alla nazione. Il presidente brasiliano ha detto di aver già invitato Gran Bretagna, Francia e Germania, e che questa settimana «Mi impegno a chiamare i presidenti Obama e Hu Jintao», cioè i capi di Usa e Cina, i due Paesi più inquinanti del Pianeta che fanno da capofila alle due fazioni (ri)emerse dai due anni della faticosa ed insidiosa road map di Bali. «L'obiettivo - ha spiegato Lula - è quello di vedere se riusciremo a costruire una proposta ... a firmare un trattato che garantisca che il mondo comincerà a ridurre l'inquinamento».

Il Brasile è schierato con gli altri Paesi emergenti ed in via di sviluppo nel chiedere che i Paesi sviluppati paghino il loro debito storico per il cambiamento climatico dovuto soprattutto alla loro industrializzazione e che si accollino i maggiori oneri dei tagli di gas serra e dei finanziamenti necessari per la lotta e l'adattamento al global e warming nei Paesi in via di sviluppo.

Rispondendo indirettamente a chi, come Greenpeace e le associazioni ambientaliste brasiliane, lo accusano di razzolare bene a livello internazionale e praticare male in casa propria, Lula ha detto che il Brasile vuole ridurre il tasso di deforestazione in Amazzonia dell'80% entro il 2020, e che i Paesi che condividono il bacino del Rio delle Amazzoni stanno cercando una posizione comune da presentare a Copenhagen.

Venerdi scorso, ai Climate chenge talks di Barcellona, il segretario esecutivo dell'United nations framework convention on climate change (Unfccc) Yvo de Boer ha detto che a Copenhagen è confermata per ora la partecipazione di una quarantina di capi di Stato e di governo, compresi il premier britannico Gordon Brown, il presidente francese Nicolas Sarkozy e lo stesso Lula, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel non ha ancora confermato la sua partecipazione.

Dall'elenco dei partecipanti sicuri mancano Obama, Hu Jintao ed il premier indiano Manmohan Singh, cioè i colossi economici e "climatici" del presente ed ancor più del futuro, senza i quali discutere di un "nuovo" Protocollo post-Kyoto sarà praticamente inutile.

Tutti a Copenhagen aspettano Obama (la cui presenza costringerebbe alla partecipazione anche gli altri "grandi"), ma il presidente Usa ha fatto capire che è disposto a partecipare solo se capirà che nella capitale danese saranno fatti reali progressi verso un accordo nelle prime fasi delle due settimane di negoziato sul clima. Insomma Obama andrà a Copenhagen solo per sancire una svolta oppure resterà a Washington. Peccato che gli scarsi progressi fatti in due anni di colloqui per raggiungere quella svolta che Obama dovrebbe benedire siano stati in gran parte impediti proprio dall'atteggiamento tenuto delle varie delegazioni statunitensi e dall'incapacità del Parlamento Usa di approvare prima della Conferenza dell'Unfcc la legge sul clima voluta da Obama.

Comunque, con una dichiarazione alla Reuters, il presidente Usa lascia aperto uno spiraglio per poter accettare l'invito-appello di Lula: «Io sono fiducioso che tutti i Paesi coinvolti stiano trattando in buona fede e che siamo vicini ad un accordo definitivo. E se la mia presenza farà la differenza per superare questi limiti allora è una cosa che certamente farò» Il nuovo premio Nobel per la pace ha sulle sue spalle l'importante responsabilità di colmare con un atto di coraggiosa presenza e partecipazione il baratro che separa le aspettative internazionali per Copenhagen dagli egoismi e dalle rigidità nazionali che hanno bloccato le trattative per un nuovo accordo sul clima.


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