giovedì, ottobre 08, 2009
Dopo la sentenza Berlusconi attacca il Quirinale "Aveva garantito con firma, è di parte"

Ansa.it - La Consulta ha bocciato il 'lodo Alfano' per violazione dell'art.138 della Costituzione, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal 'lodo' per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il 'lodo' è stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza). L'effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare l'illegittimità del 'lodo Alfano' é stata presa a maggioranza.

IL QUIRINALE: PRESIDENTE IMPARZIALE - "Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale". E' quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti, ha detto tra l'altro: "Il capo dello Stato sapete da che parte sta...".

BERLUSCONI, NON MI INTERESSA COSA DICE NAPOLITANO - A chi gli chiedeva un commento alla risposta del Capo dello Stato alle sue precedenti dichiarazioni sul lodo Alfano, il presidente del Consiglio, rientrando a palazzo Grazioli, ha detto: "Non mi interessa quello che ha detto il capo dello Stato, non mi interessa...Mi sento preso in giro e non mi interessa. Chiuso".

BREVE COLLOQUIO PRIVATO BERLUSCONI-BERTONE - Dopo la visita alla mostra 'Il potere e la grazia. I Santi patroni d'Europa', il segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone ha avuto un breve incontro privato con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'interno di Palazzo Venezia.

BERLUSCONI, VADO AVANTI - "Vado avanti, la Corte è di sinistra e queste cose mi fanno un baffo". Questa la prima reazione del premier alla notizia. ''Noi dobbiamo governare cinque anni con o senza il lodo, io non ci ho mai creduto'' al fatto che passasse ''perché con una corte Costituzionale con undici giudici di sinistra era impossibile che lo approvassero'', ha aggiunto Berlusconi. Per il premier "Non è intaccata la credibilità del Governo, e le accuse risibili cadranno''. "Il Capo dello Stato sapete voi da che parte sta: abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico", ha concluso.

"In Italia abbiamo una minoranza di giudici di sinistra, una stampa di sinistra con a capo 'Repubblica', una Rai che, a parte lei signor Vespa, va contro il governo, e in più un capo dello Stato espressione della vecchia maggioranza di sinistra". Ha detto poi il premier intervenendo telefonicamente a Porta a Porta, stasera incentrata sulla bocciatura del Lodo Alfano. "Su Napolitano - ha aggiunto Berlusconi, a proposito dei giudizi già espressi in serata - ho detto quello che penso: non ho nulla da modificare sulle mie dichiarazioni che potrebbero essere anche più esplicite e più dirette".

"Il presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta, posta la sua nota influenza sui giudici di sinistra della Corte" - ha ribadito il premier. Un'affermazione che ha provocato un'immediata reazione in studio da parte di Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e deputata del Pd, che ha giudicato gravissima questa posizione. "Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente - ha replicato secco Berlusconi - Non mi interessa nulla di quello che lei eccepisce". Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha giudicato "un'accusa inaccettabile" nei riguardi di Napolitano le parole del premier. "Non accuso il capo dello Stato - ha risposto Berlusconi - prendo atto di una situazione in cui c'erano certi suoi comportamenti e sappiamo tutti quali relazioni intercorrano tra i capi dello Stato e i membri della Consulta. Sono da anni in politica, so quali siano i rapporti che intercorrono". Il presidente del Consiglio ha anche confermato che "certamente" il governo farà la riforma della giustizia.

IL COMUNICATO DELLA CONSULTA - Da Palazzo della Consulta è stato diffuso il seguente comunicato: "La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma".

LE REAZIONI: IL MINISTRO, LA SENTENZA SORPRENDE. BOSSI, NON CI PIEGANO - "E' una sentenza che sorprende, e non poco, per l'evocazione dell'art.138 della Costituzione". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commenta la decisione dei giudici della Consulta. "La Corte Costituzionale - afferma - dice oggi ciò che avrebbe potuto e, inevitabilmente, dovuto dire già nel 2004 nell'unico precedente in materia".

''E' incomprensibile - continua il Guardasigilli in una nota - come giudici costituzionali abbiano potuto spendere, nel 2004, pagine su pagine di motivazioni relative alla rinunciabilita' della sospensione processuale, alla sospensione della prescrizione e tanto altro ancora senza fare alcun riferimento alla necessita' di una legge costituzionale. Tale argomento, preliminare e risolutivo, e' inspiegabile che venga evocato quest'oggi''. ''Se questo argomento, che non condividiamo, fosse stato usato a tempo debito, avrebbe evitato al parlamento di essere oggettivamente indotto a utilizzare lo strumento della legge ordinaria e - conclude Alfano - al Capo dello Stato una promulgazione munita di pubbliche motivazioni (nota luglio 2008)''.

"Con la bocciatura del lodo si crea un problema: da una parte c'é Silvio Berlusconi premier, legittimato da milioni di voti, che ha diritto di governare, e, dall'altra, vi è il cittadino Silvio Berlusconi, che ha il diritto di difendere se stesso nelle aule di tribunale", ha aggiunto poi Alfano a Porta a Porta, escludendo l'ipotesi di una legge costituzionale che riproponga il Lodo, "Silvio Berlusconi se fa l'uno non fa l'altro": cioé, se deve difendersi in tribunale - sostiene il ministro Alfano - "dovrà sottrarre parte del suo tempo a quello destinato al governo del Paese, e noi riteniamo che non sia giusto distogliere il presidente del Consiglio dal proprio impegno nei confronti del Paese".

''Continueremo a governare, come abbiamo fatto in questi sedici mesi'', ha concluso il ministro, commentando le possibili conseguenze della bocciatura del Lodo da parte della Consulta. ''Questa legge - ha detto il ministro - e' stata caricata di una eccessiva drammatizzazione, immaginando che una eventuale bocciatura potesse aprire la strada a chissa' cosa, alla fine di questo governo. Chi non ha una cultura profondamente legata alla sovranita' popolare - ha aggiunto - pensava si potesse addivenire ad una maggioranza diversa. Mi pare, anche dalle prime dichiarazioni del premier, che e' nostra intenzione andare avanti''.

''Andiamo avanti, non ci piegano''. Umberto Bossi, prima di entrare in una riunione del gruppo della Lega, commenta cosi' la decisione della Consulta sul Lodo Alfano. E parla del suo incontro, concluso poco fa, con Silvio Berlusconi. ''Nemmeno lui vuole le elezioni anticipate - dice - L'ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l'ho trovato deciso a combattere''. ''Se si ferma il federalismo facciamo la guerra'', ha concluso il leader della Lega.

"E' una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto". Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del Consiglio, interviene così, con una nota, sulla decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'incostituzionalità del Lodo Alfano.

IL PD, RISTABILITA UGUAGLIANZA. DI PIETRO, PREMIER SI DIMETTA

Il lodo Alfano "é incostituzionale. E noi lo abbiamo detto subito, sin da quando ci riunimmo a piazza Navona in migliaia per gridare allo scandalo su questa legge che Berlusconi si è fatto per sistemare i suoi processi. Già allora, ci rivolgemmo al capo dello Stato per pregarlo di non firmare questo scempio di incostituzionalità e immoralità". Lo afferma il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando la sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. "Allora rimanemmo stupiti - aggiunge Di Pietro - che il capo dello Stato, non solo firmò il Lodo, ma dichiarò che lo faceva non per dovere, ma perché lo riteneva del tutto costituzionale". "Spero che da oggi, alla luce della decisione della Consulta - conclude - il presidente del Consiglio la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, si dimetta dall'incarico e vada a fare quello che da 15 anni si ostina a non voler fare: l'imputato. E spero che il presidente della Repubblica, d'ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali".

La Consulta ha "ristabilito il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge". Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, commentando la sentenza della Corte costituzionale sul Lodo Alfano. "Il supremo organo di garanzia del nostro ordinamento, la Corte Costituzionale - ha detto Franceschini a Montecitorio - ha semplicemente ristabilito il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Tutti siamo uguali davanti alla legge - ha concluso - anche i potenti".

ALLO STUDIO ACCELERAZIONE DDL ALFANO

Poche ore dopo il verdetto di bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, si sta facendo strada l'ipotesi di interventi (forse anche di urgenza) per anticipare alcune norme contenute nel ddl di riforma del processo penale, ora in Commissione Giustizia al Senato. Due - secondo quanto si e' appreso in ambienti della maggioranza - le norme su cui in particolare sarebbe cominciata a concentrarsi l'attenzione del governo: includere tra le ipotesi di ricusazione dei giudici anche la causa di giudizi espressi dal magistrato ''al di fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie nei confronti delle parti del procedimento e tali da recare pregiudizio all'imparzialita' del giudice''; modificare una norma del codice di procedura penale (238 bis) per far si' che le sentenze passate in giudicato non siano piu' considerate come elementi di prova in altri processi se non per i reati di mafia, terrorismo o per reati gravissimi. In questo modo - era stata l'osservazione dei parlamentari di centrosinistra quando lo scorso febbraio il ministro Alfano varo' il ddl sul processo penale - se la condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi dovesse diventare definitiva, tale sentenza non potra' essere utilizzata nel processo a carico del premier Berlusconi, coimputato di Mills fino a quando il processo a suo carico e' stato sospeso e stralciato per effetto del 'Lodo'.


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