sabato, ottobre 03, 2009
Per il quarto anno, il Festival Cinemambiente (Torino, 8-13 ottobre), giunto alla sua XII edizione, continua l'importante collaborazione con Amnesty International Italia, con una sezione dedicata ai diritti umani.

Amnesty International - Quest'anno al centro della sezione, intitolata "Focus diritti umani", saranno il tema della censura, che in molti paesi imbavaglia chi cerca di denunciare le violazioni, e la presenza di Marcelo Freixo, difensore dei diritti umani e parlamentare brasiliano dello stato di Rio de Janeiro. I governi che violano i diritti umani non vogliono che nel resto del mondo si diffondano informazioni sul loro atteggiamento repressivo e violento nei confronti dei cittadini. La censura sui mezzi d'informazione tende a crescere quando i governi cercano di zittire le critiche alle loro politiche. Accanto ad aggressioni, arresti arbitrari e persecuzioni nei confronti dei difensori dei diritti umani, si introducono pesanti limitazioni alle libertà di espressione e di opinione: chiusura di giornali e di siti web, filtraggio delle informazioni e restrizioni nell'accesso a internet, messa al bando di libri e intimidazioni nei confronti di giornalisti e blogger fanno parte delle tattiche per evitare la diffusione di notizie "sgradite" ai governi.

Myanmar e Iran sono due paesi emblematici, esempi che ci raccontano come, nonostante la ferrea censura che blocca la diffusione delle informazioni, il coraggio e la determinazione di attivisti e registi permette che le loro immagini riescano comunque ad arrivare fino a noi. Se le violazioni dei diritti umani, in particolare della libertà d'espressione, vengono perpetrate anche attraverso le nuove tecnologie, è proprio dall'utilizzo di queste che oggi nasce la risposta alla repressione.

In Burma VJ. Reporting from a Closed Country (regia del danese Anders Østergaard), che utilizza materiale girato clandestinamente da un gruppo di reporter di Democratic Voice of Burma durante le manifestazioni del settembre 2007, vengono documentati gli avvenimenti di quel periodo e la successiva brutale repressione. Armati di videocamere e cellulari nascosti nelle loro borse, il giovane Joshua e i suoi amici reporter, mossi da un bisogno quasi istintivo di informare il mondo, hanno rischiato la vita per testimoniare quanto succedeva nelle strade. Le immagini, fatte uscire clandestinamente, sono state trasmesse via satellite dalla sede di Oslo. Per un certo periodo è stato l'unico modo in cui si riusciva ad avere notizie dal paese, dopo che i giornalisti stranieri erano stati espulsi e la Birmania era rimasta isolata dal resto del mondo.

In Iran, in seguito alle elezioni del giugno scorso, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro quella che sostengono sia una frode elettorale. Il governo ha represso le manifestazioni in modo brutale e anche in questo caso è stata la Rete, attraverso blog e social network, a far giungere all'esterno immagini che la stampa tradizionale censurata in Iran avrebbe difficilmente potuto far vedere.

Letters to the President, girato prima delle elezioni, offre un quadro complesso della povertà, della disperazione e dell'ipocrisia politica che caratterizzano l'Iran e che molto raramente uno spettatore occidentale avrebbe altrimenti occasione di vedere. Realizzato da Petr Lom, unico regista autorizzato dal governo iraniano a seguire il presidente Ahmadinejad nei suoi viaggi populisti nelle aree rurali del paese, il documentario utilizza come filo conduttore le migliaia di lettere che gli abitanti delle campagne consegnano al presidente, in cui raccontano le loro difficoltà e chiedono aiuto economico.

Marcelo Freixo, difensore dei diritti umani
Ospite importante del Festival è quest'anno Marcelo Freixo, da anni impegnato nella difesa dei diritti degli abitanti delle zone più povere di Rio de Janeiro. Dopo essere stato ricercatore della Ong brasiliana Justiça Global e consulente di parlamentari statali e federali, nel 2007 è stato eletto al parlamento dello stato di Rio de Janeiro.

Sin dall'inizio si è battuto per avviare un'inchiesta parlamentare sull'espansione delle attività criminali delle milizie paramilitari nelle favelas di Rio e nel 2008, è stato nominato presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione delle milicias, il cui rapporto finale ha rivelato il coinvolgimento a vari livelli dello stato di Rio nelle attività illegali dei gruppi paramilitari e ha evidenziato il loro crescente potere economico. La Commissione ha svolto i suoi lavori su uno sfondo di intimidazioni e violenze. Freixo ha ricevuto ripetutamente minacce e altri avvertimenti sono arrivati attraverso informatori della polizia; da allora la sua vita si trova in serio pericolo e vive sotto scorta. Nel maggio di quest'anno è stato scoperto un piano per assassinare lui e il suo collaboratore Vinicius George, anch'egli presente al Festival, e per questo Amnesty International ha lanciato un'azione urgente internazionale in loro favore.

Il documentario Entre Muros e Favelas, girato da registi tedeschi e brasiliani nelle favelas di Rio, racconta queste realtà di estrema violenza e documenta la lotta degli abitanti e delle Ong contro l'uso della violenza da parte delle forze di sicurezza. In un contesto sociale che criminalizza la povertà, le vittime degli scontri fra polizia e narcotrafficanti sono soprattutto i giovani dei gruppi più poveri ed emarginati. Uno dei fronti su cui Freixo, che compare nel documentario, si è impegnato in questi anni è stato proprio l'uso della violenza da parte della polizia.

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