Spagna e Francia hanno compiuto il grande passo, via la pubblicità dal servizio pubblico. Il modello è seguire la strada della Bbc, ma l’idea divide l’opinione pubblica dei due Paesi e sinora a Parigi non ha prodotto i risultati sperati. Anche in Italia la proposta non piace.
PeaceReporter - Sulla carta è stata la vecchia e immarcescibile Bbc a ispirare la riforma televisiva del Governo spagnolo di centro–sinistra. Una tv di qualità finanziariamente stabile è questo l’obiettivo dichiarato dal Premier Zapatero e dal suo braccio destro Maria Teresa de la Vega per la tv pubblica. E fa niente che ormai anche la vecchia emittente pubblica inglese trasmette i reality come tutte le altre tv. Il provvedimento già approvato dal governo attende ora il beneplacito del Consiglio di Stato e della Commissione per il Mercato delle Telecomunicazioni, per poi planare in Parlamento il prossimo autunno. L’idea di Zapatero prende molto da quella di Sarkozy. La televisione pubblica spagnola rinuncia del tutto alla pubblicità - attualmente Tve1 e Tve2 possono trasmettere 10 minuti di pubblicità ogni ora - ma i minori introiti vengono compensati dai contributi delle tv private e delle compagnie di Tlc. Nel dettaglio il piano prevede la devoluzione al futuro bilancio della Tve dei proventi di due nuove tasse del 3% sulle entrate delle Tv private (140 milioni) e dello 0,9% su quelli dei gruppi di telecomunicazioni (290 milioni). Alla Tv pubblica sarà poi destinata una parte (240 milioni) della tassa già esistente sull’utilizzo delle frequenze radioelettriche. A sua volta lo stato contribuirà con 550 milioni al bilancio annuale Tve, valutato attorno a 1,2 miliardi. E inoltre impegnerà 100 milioni per coprire il vuoto di oltre 8 mila ore di trasmissioni lasciate libere ogni anno dalla pubblicità. Non stupisce che questa nuova chiave di finanziamento della tv di Stato sia stata accolta con favore dal settore privato, considerando che nelle loro tasche potrebbe finire la fetta più grossa degli spot stornati dal servizio pubblico. In Spagna i quattro canali privati nazionali: Antena3 (Planeta-De Agostini), Cuatro, (Prisa), Telecinco (Mediaset) e La Sexta (Mediapro), chiedevano da tempo un riequilibrio della distribuzione della torta pubblicitaria. Non l’hanno invece presa bene le Telecom che hanno minacciato di trasferire sulle bollette il balzello dello 0,9% ipotizzato nel provvedimento. Il Governo sembra comunque molto determinato a portare a termine la riforma. Non sembrano scalfirlo neppure le critiche piovute da settori dell’opinione pubblica. E neanche i pessimi risultati racimolati sinora dalla riforma “sorella” voluta da Sarkozy in Francia.
La crisi e l’ipotesi di fusioni Mentre il dibattito infuria l’economica spagnola continua a dare segnali di crisi che hanno toccato pesantemente anche il settore pubblicitario. Già alla fine del 2008 la domanda di spazi pubblicitari era scesa del 35%, un crollo che proseguendo nel 2009 ha messo in ginocchio parecchi soggetti editoriali, tra i quali il gruppo Prisa, patron di Cuatro. Chi se la dovrebbe passare meno peggio è Telecinco, i dati della trimestrale sono infatti ancora positivi seppure in calo,ma al quotidiano El Mundo l’Ad Paolo Vasile, ha usato toni apocalittici per definire la congiuntura: “Il settore della tv è fallito – ha dichiarato - non attraversiamo una crisi, ma una bancarotta. Tutte le spie d' allarme sono accese. Considerando costi e ricavi, non si può continuare così. Chi guadagnava molto, ora guadagna qualcosa. Chi guadagnava un pò, perde. E chi perdeva, ora perde parecchio”. Con questo clima i network hanno pensato bene in considerazione anche l’ipotesi estrema delle fusioni, rese possibili da una recentissima legge ad hoc del Governo che ha permesso la concentrazione tra due emittenti a condizione che le stesse non superino il 27% di audience. Sembra infatti imminente il matrimonio tra la Cuatro e La Sexta, due stazioni che si sono combattuti aspramente in passato per la "guerra del fùtbol". Se l'operazione andrà in porto, l'audience complessiva dei due canali (13% Cuatro, 6% La Sexta) porterà il nuovo gruppo a essere il principale operatore in Spagna. Disponibili ad una fusione sono anche Antena3 e la stessa Telecinco, che in un primo tempo sembrava interessata a uno tra i due canali Cuatro e La Sexta.
PeaceReporter - Sulla carta è stata la vecchia e immarcescibile Bbc a ispirare la riforma televisiva del Governo spagnolo di centro–sinistra. Una tv di qualità finanziariamente stabile è questo l’obiettivo dichiarato dal Premier Zapatero e dal suo braccio destro Maria Teresa de la Vega per la tv pubblica. E fa niente che ormai anche la vecchia emittente pubblica inglese trasmette i reality come tutte le altre tv. Il provvedimento già approvato dal governo attende ora il beneplacito del Consiglio di Stato e della Commissione per il Mercato delle Telecomunicazioni, per poi planare in Parlamento il prossimo autunno. L’idea di Zapatero prende molto da quella di Sarkozy. La televisione pubblica spagnola rinuncia del tutto alla pubblicità - attualmente Tve1 e Tve2 possono trasmettere 10 minuti di pubblicità ogni ora - ma i minori introiti vengono compensati dai contributi delle tv private e delle compagnie di Tlc. Nel dettaglio il piano prevede la devoluzione al futuro bilancio della Tve dei proventi di due nuove tasse del 3% sulle entrate delle Tv private (140 milioni) e dello 0,9% su quelli dei gruppi di telecomunicazioni (290 milioni). Alla Tv pubblica sarà poi destinata una parte (240 milioni) della tassa già esistente sull’utilizzo delle frequenze radioelettriche. A sua volta lo stato contribuirà con 550 milioni al bilancio annuale Tve, valutato attorno a 1,2 miliardi. E inoltre impegnerà 100 milioni per coprire il vuoto di oltre 8 mila ore di trasmissioni lasciate libere ogni anno dalla pubblicità. Non stupisce che questa nuova chiave di finanziamento della tv di Stato sia stata accolta con favore dal settore privato, considerando che nelle loro tasche potrebbe finire la fetta più grossa degli spot stornati dal servizio pubblico. In Spagna i quattro canali privati nazionali: Antena3 (Planeta-De Agostini), Cuatro, (Prisa), Telecinco (Mediaset) e La Sexta (Mediapro), chiedevano da tempo un riequilibrio della distribuzione della torta pubblicitaria. Non l’hanno invece presa bene le Telecom che hanno minacciato di trasferire sulle bollette il balzello dello 0,9% ipotizzato nel provvedimento. Il Governo sembra comunque molto determinato a portare a termine la riforma. Non sembrano scalfirlo neppure le critiche piovute da settori dell’opinione pubblica. E neanche i pessimi risultati racimolati sinora dalla riforma “sorella” voluta da Sarkozy in Francia.La crisi e l’ipotesi di fusioni Mentre il dibattito infuria l’economica spagnola continua a dare segnali di crisi che hanno toccato pesantemente anche il settore pubblicitario. Già alla fine del 2008 la domanda di spazi pubblicitari era scesa del 35%, un crollo che proseguendo nel 2009 ha messo in ginocchio parecchi soggetti editoriali, tra i quali il gruppo Prisa, patron di Cuatro. Chi se la dovrebbe passare meno peggio è Telecinco, i dati della trimestrale sono infatti ancora positivi seppure in calo,ma al quotidiano El Mundo l’Ad Paolo Vasile, ha usato toni apocalittici per definire la congiuntura: “Il settore della tv è fallito – ha dichiarato - non attraversiamo una crisi, ma una bancarotta. Tutte le spie d' allarme sono accese. Considerando costi e ricavi, non si può continuare così. Chi guadagnava molto, ora guadagna qualcosa. Chi guadagnava un pò, perde. E chi perdeva, ora perde parecchio”. Con questo clima i network hanno pensato bene in considerazione anche l’ipotesi estrema delle fusioni, rese possibili da una recentissima legge ad hoc del Governo che ha permesso la concentrazione tra due emittenti a condizione che le stesse non superino il 27% di audience. Sembra infatti imminente il matrimonio tra la Cuatro e La Sexta, due stazioni che si sono combattuti aspramente in passato per la "guerra del fùtbol". Se l'operazione andrà in porto, l'audience complessiva dei due canali (13% Cuatro, 6% La Sexta) porterà il nuovo gruppo a essere il principale operatore in Spagna. Disponibili ad una fusione sono anche Antena3 e la stessa Telecinco, che in un primo tempo sembrava interessata a uno tra i due canali Cuatro e La Sexta.
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