Li chiama i « guerrieri dell'umiltà » per racchiudere in un ossimoro la missione di san Francesco e dei suoi primi «fraticelli dal sangue blu».
Avvenire - «Guerrieri dell'umiltà» dalle origini umbre raccontati da un umbro che conosce con profondità la sua terra, la storia della sua regione e la spiritualità dei suoi conterranei, tanto da offrirne uno spaccato capace di fare breccia sul lettore. Il "cronista" è Giuseppe Crescimbeni che di professione fra proprio il giornalista e lo scrittore e che ha appena pubblicato il libro «Francesco d'Assisi» (edito da Reverdito, 288 pagine, 15 euro) in cui ripercorre la vita e il carisma del Poverello di Assisi con uno stile in presa diretta che può essere paragonato a una «fiction» (come ammette lo stesso risvolto di copertina) ricca di primi piani, incursioni storiche e comprimari. E non poteva essere altrimenti visto che Crescimbeni ha curato per la Rai profili di personaggi politici e realizzato inchieste di costume, oltre a essere stato inviato speciale ed editorialista di un noto quotidiano romano e aver diretto una catena di quotidiani locali. Quando qualcuno gli chiede un pensiero sul Poverello, lui sottolinea che «l'incontro con Francesco, diremmo uno di noi fatto santo, era provvidenzialmente inevitabile».
E forse è proprio quest'esperienza intima che lo scrittore vuol trasmettere a chi si immerge fra le quasi trecento pagine della sua opera. Lo fa avendo ben presente che il lettore di oggi è un homo videns e quindi preferisce una narrazione fluida e coinvolgente. Ecco perché il Francesco d'Assisi targato Crescimbeni non è una biografia d'impronta scientifica ma un racconto in cui si intrecciano le fonti storiche e le leggende fiorite intorno alla figura del santo.
Il volume è diviso in due parti. A fare da spartiacque sono l'approvazione della Regola da parte di papa Innocenzo III ( di cui quest'anno ricorre l'ottavo centenario) e il taglio dei capelli di Chiara. Nella prima metà del libro, l'autore sceglie di mostrare soprattutto il volto mondano di Francesco che l'autore definisce spesso il «cavaliere» per indicarne l'animo «generoso e vizioso » in cui, però, già intravedono i segni della conversione. A partire da quell'attenzione ai «dimenticati» espressa in più occasioni da Francesco che Crescimbeni mette in evidenza e che diventa un filo conduttore del suo lavoro.
Poi l'«abbraccio» con il crocifisso di san Damiano e l'addio alla famiglia. Nella seconda parte l'autore traccia il cammino dei « minores » insieme al suo fondatore che - per citare alcuni episodi - sfida il sultano, scrive un « cantico soave » ed è segnato dalle stimmate. Ciò che emerge dalle pagine dello scrittore- giornalista - scrive Marcello Farina nella presentazione - è un «ritratto vero e riconoscibile anche attraverso i luoghi e i tempi in cui Francesco è vissuto».
di Giacomo Gambassi
Avvenire - «Guerrieri dell'umiltà» dalle origini umbre raccontati da un umbro che conosce con profondità la sua terra, la storia della sua regione e la spiritualità dei suoi conterranei, tanto da offrirne uno spaccato capace di fare breccia sul lettore. Il "cronista" è Giuseppe Crescimbeni che di professione fra proprio il giornalista e lo scrittore e che ha appena pubblicato il libro «Francesco d'Assisi» (edito da Reverdito, 288 pagine, 15 euro) in cui ripercorre la vita e il carisma del Poverello di Assisi con uno stile in presa diretta che può essere paragonato a una «fiction» (come ammette lo stesso risvolto di copertina) ricca di primi piani, incursioni storiche e comprimari. E non poteva essere altrimenti visto che Crescimbeni ha curato per la Rai profili di personaggi politici e realizzato inchieste di costume, oltre a essere stato inviato speciale ed editorialista di un noto quotidiano romano e aver diretto una catena di quotidiani locali. Quando qualcuno gli chiede un pensiero sul Poverello, lui sottolinea che «l'incontro con Francesco, diremmo uno di noi fatto santo, era provvidenzialmente inevitabile».E forse è proprio quest'esperienza intima che lo scrittore vuol trasmettere a chi si immerge fra le quasi trecento pagine della sua opera. Lo fa avendo ben presente che il lettore di oggi è un homo videns e quindi preferisce una narrazione fluida e coinvolgente. Ecco perché il Francesco d'Assisi targato Crescimbeni non è una biografia d'impronta scientifica ma un racconto in cui si intrecciano le fonti storiche e le leggende fiorite intorno alla figura del santo.
Il volume è diviso in due parti. A fare da spartiacque sono l'approvazione della Regola da parte di papa Innocenzo III ( di cui quest'anno ricorre l'ottavo centenario) e il taglio dei capelli di Chiara. Nella prima metà del libro, l'autore sceglie di mostrare soprattutto il volto mondano di Francesco che l'autore definisce spesso il «cavaliere» per indicarne l'animo «generoso e vizioso » in cui, però, già intravedono i segni della conversione. A partire da quell'attenzione ai «dimenticati» espressa in più occasioni da Francesco che Crescimbeni mette in evidenza e che diventa un filo conduttore del suo lavoro.
Poi l'«abbraccio» con il crocifisso di san Damiano e l'addio alla famiglia. Nella seconda parte l'autore traccia il cammino dei « minores » insieme al suo fondatore che - per citare alcuni episodi - sfida il sultano, scrive un « cantico soave » ed è segnato dalle stimmate. Ciò che emerge dalle pagine dello scrittore- giornalista - scrive Marcello Farina nella presentazione - è un «ritratto vero e riconoscibile anche attraverso i luoghi e i tempi in cui Francesco è vissuto».
di Giacomo Gambassi
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