La comunità cristiana irakena “ha partecipato regolarmente alle funzioni domenicali”, pur in un “clima di paura per possibili nuovi attacchi”.
Radio Vaticana - Ai fedeli “ho chiesto di avere coraggio”, ma resta il “timore” per una possibile “nuova fuga dei cristiani dall’Iraq”. È quanto ha detto mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, a una settimana dagli attacchi che hanno colpito diverse chiese del Paese, a Baghdad e Mosul. “È andata bene” commenta mons. Warduni. “Vi è stata molta partecipazione tra i fedeli, sia alle funzioni del mattino, sia a quelle della sera, che hanno registrato solo un lieve calo”. Il prelato ha esortato la comunità cristiana “a venire alla messa” e i fedeli “hanno risposto con coraggio”. Mons. Warduni non nasconde il pericolo di “una nuova fuga dei cristiani dall’Iraq” e spiega che “è normale questo sentimento di paura, alimentato da morti, feriti e distruzione”. “Ho chiesto ai fedeli di rimanere – sottolinea – però dobbiamo anche dare loro garanzie di sicurezza, possibilità di lavoro, di un futuro. Senza questi presupposti, cosa possiamo dire loro?”. A Mosul, la comunità cristiana denuncia la mancanza di una presa di posizione forte dopo l’attacco alla chiesa della Madonna di Fatima del 13 luglio scorso. Fonti di AsiaNews a Mosul confermano lo spiegamento di forze nei pressi delle chiese; la polizia ha allestito diversi punti di controllo per garantire lo svolgimento regolare delle celebrazioni domenicali. Il clima di sfiducia e insicurezza generale fa tornare d’attualità il progetto legato alla piana di Ninive, la creazione di un’enclave cristiana nel nord del Paese. Essa diverrebbe una zona cuscinetto fra curdi e arabi ed è osteggiata, pur con qualche distinguo, dalla maggioranza dei leader cristiani. Basandosi su ragioni umanitarie e di sicurezza, essi affermano che l'idea nasconde in realtà interessi economici e un giro di affari per la costruzione di case e alloggi che fa gola a molti. E il reverendo Samuel Kobia segretario del World council of Churches (Wcc) ha manifestato la sua solidarietà ai cristiani iracheni: “Anche in mezzo all’odio e all’aggressione continuate a rendere testimonianza dell’amore e della pace in Gesù Cristo”, questo il contenuto di una lettera inviata dal segretario dell’organismo ecumenico. Il reverendo Samuel Kobia ha inoltre annunciato che il World council of Churches sta organizzando una visita in Iraq. È probabile che i rappresentanti del Wcc facciano tappa nei luoghi degli attentati per dimostrare “solidarietà e sostegno”. (V.V.)
Radio Vaticana - Ai fedeli “ho chiesto di avere coraggio”, ma resta il “timore” per una possibile “nuova fuga dei cristiani dall’Iraq”. È quanto ha detto mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, a una settimana dagli attacchi che hanno colpito diverse chiese del Paese, a Baghdad e Mosul. “È andata bene” commenta mons. Warduni. “Vi è stata molta partecipazione tra i fedeli, sia alle funzioni del mattino, sia a quelle della sera, che hanno registrato solo un lieve calo”. Il prelato ha esortato la comunità cristiana “a venire alla messa” e i fedeli “hanno risposto con coraggio”. Mons. Warduni non nasconde il pericolo di “una nuova fuga dei cristiani dall’Iraq” e spiega che “è normale questo sentimento di paura, alimentato da morti, feriti e distruzione”. “Ho chiesto ai fedeli di rimanere – sottolinea – però dobbiamo anche dare loro garanzie di sicurezza, possibilità di lavoro, di un futuro. Senza questi presupposti, cosa possiamo dire loro?”. A Mosul, la comunità cristiana denuncia la mancanza di una presa di posizione forte dopo l’attacco alla chiesa della Madonna di Fatima del 13 luglio scorso. Fonti di AsiaNews a Mosul confermano lo spiegamento di forze nei pressi delle chiese; la polizia ha allestito diversi punti di controllo per garantire lo svolgimento regolare delle celebrazioni domenicali. Il clima di sfiducia e insicurezza generale fa tornare d’attualità il progetto legato alla piana di Ninive, la creazione di un’enclave cristiana nel nord del Paese. Essa diverrebbe una zona cuscinetto fra curdi e arabi ed è osteggiata, pur con qualche distinguo, dalla maggioranza dei leader cristiani. Basandosi su ragioni umanitarie e di sicurezza, essi affermano che l'idea nasconde in realtà interessi economici e un giro di affari per la costruzione di case e alloggi che fa gola a molti. E il reverendo Samuel Kobia segretario del World council of Churches (Wcc) ha manifestato la sua solidarietà ai cristiani iracheni: “Anche in mezzo all’odio e all’aggressione continuate a rendere testimonianza dell’amore e della pace in Gesù Cristo”, questo il contenuto di una lettera inviata dal segretario dell’organismo ecumenico. Il reverendo Samuel Kobia ha inoltre annunciato che il World council of Churches sta organizzando una visita in Iraq. È probabile che i rappresentanti del Wcc facciano tappa nei luoghi degli attentati per dimostrare “solidarietà e sostegno”. (V.V.)| Tweet |
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