Blitz antimafia promosso dall'associazione daSud in diverse città italiane. Le targhe difficilmente resisteranno alle prime piogge: non sono di marmo ma di carta, le sorreggono strisce di nastro adesivo e qualche volta campeggiano pure di sbieco.
Liberainformazione.it - Ridotto all’osso anche il cerimoniale d’intitolazione: una scala prestata per raggiungere il punto più alto del muro sotto casa, dell’insegna stradale in piazza, del pilastro accanto al portone dell’università, del lido comunale, dell’aeroporto. Poi un applauso tra poco intimi e uno sguardo all’obiettivo della macchina fotografica per fissare il blitz. A Granada come a Bologna. A Palermo come a Siena. A Roma come a Reggio Calabria. Da nord a sud per duecento volte. Duecento punti segnati in rosso nella nuova mappa della memoria nata dalla campagna “Strade e piazze antimafia” promossa da “daSud”. A mezzogiorno del 15 luglio sono stati in tantissimi a raccogliere l’invito dell’associazione che, nell’ambito della seconda edizione della “Lunga marcia della memoria”, ha proposto l’intitolazione simbolica di spazi collettivi alle vittime della criminalità organizzata. Il risultato? Una gioiosa rivoluzione della toponomastica italiana (e non solo), con le targhe di carta orgogliosamente issate per commemorare i martiri di un risorgimento di là da venire. E così nel nuovo stradario antimafia consultabile on line sul sito www.dasud.it via Solferino, a Milano, ha ceduto il posto a via “Libero Grassi”; a Bologna i residenti di via del Pretello abitano ora in via “Gianluca Congiusta” e nella spagnola Granada è stata battezzata calle “Giuseppe Valarioti”, in ricordo del dirigente del Pci ucciso a Rosarno (Rc) nel 1980. A Reggio Calabria, da dove il 14 luglio ha preso il via la Lunga marcia con la cantante Marina Rei come madrina d’eccezione, i cartelli della memoria sono stati una ventina, a “marchiare” nel segno dell’antindrangheta altrettanti luoghi della città dello Stretto. L’itinerario reggino tracciato dalla carovana dei volontari di “daSud” parte dal centralissimo corso “Antonino Scopelliti” (giudice di Cassazione ucciso a pochi chilometri da Campo Calabro nel ’91) e, superando la stazione ferroviaria “Gennaro Musella” (ingegnere salernitano assassinato con un’autobomba nel 1982), fa tappa al Lido comunale “Ilaria Alpi e Milan Hrovatin”, con un omaggio che sancisce il gemellaggio tra l’associazione e il riminese Premio Ilaria Alpi, di fronte ad una costa solcata dai traffici di rifiuti e di armi che portano fino alla Somalia. Poi il viaggio della memoria prosegue all’Università Mediterranea lungo il viale “Peter Iwule Onedyeke” (studente nigeriano ucciso negli anni ’90) e raggiunge la facoltà di Giurisprudenza “Raffaella Scordo” (insegnante di Ardore morta durante un tentativo di sequestro durante la stagione dell’Anonima Aspromonte). L’aeroporto Tito Minniti, infine, è diventato aeroporto “Vittime della strage di Gioia Tauro”, per recuperare la memoria di una tragedia, quella del 22 luglio del 1970, ormai caduta nel dimenticatoio. “Tanti nomi, tanti volti, tante storie che abbiamo il dovere di raccontare. E tante altre vicende sono ancora troppo poco note. Ma ricordare – ha commentato per daSud Danilo Chirico – vuol dire anche raccogliere il testimone e continuare a dire no alle mafie. Ecco perché lanciamo una sfida alle istituzioni: oggi le intitolazioni simboliche, domani quelle ufficiali nei luoghi simbolo della vita urbana. Tutte le città devono ricordare la meglio gioventù del nostro Paese”.
Liberainformazione.it - Ridotto all’osso anche il cerimoniale d’intitolazione: una scala prestata per raggiungere il punto più alto del muro sotto casa, dell’insegna stradale in piazza, del pilastro accanto al portone dell’università, del lido comunale, dell’aeroporto. Poi un applauso tra poco intimi e uno sguardo all’obiettivo della macchina fotografica per fissare il blitz. A Granada come a Bologna. A Palermo come a Siena. A Roma come a Reggio Calabria. Da nord a sud per duecento volte. Duecento punti segnati in rosso nella nuova mappa della memoria nata dalla campagna “Strade e piazze antimafia” promossa da “daSud”. A mezzogiorno del 15 luglio sono stati in tantissimi a raccogliere l’invito dell’associazione che, nell’ambito della seconda edizione della “Lunga marcia della memoria”, ha proposto l’intitolazione simbolica di spazi collettivi alle vittime della criminalità organizzata. Il risultato? Una gioiosa rivoluzione della toponomastica italiana (e non solo), con le targhe di carta orgogliosamente issate per commemorare i martiri di un risorgimento di là da venire. E così nel nuovo stradario antimafia consultabile on line sul sito www.dasud.it via Solferino, a Milano, ha ceduto il posto a via “Libero Grassi”; a Bologna i residenti di via del Pretello abitano ora in via “Gianluca Congiusta” e nella spagnola Granada è stata battezzata calle “Giuseppe Valarioti”, in ricordo del dirigente del Pci ucciso a Rosarno (Rc) nel 1980. A Reggio Calabria, da dove il 14 luglio ha preso il via la Lunga marcia con la cantante Marina Rei come madrina d’eccezione, i cartelli della memoria sono stati una ventina, a “marchiare” nel segno dell’antindrangheta altrettanti luoghi della città dello Stretto. L’itinerario reggino tracciato dalla carovana dei volontari di “daSud” parte dal centralissimo corso “Antonino Scopelliti” (giudice di Cassazione ucciso a pochi chilometri da Campo Calabro nel ’91) e, superando la stazione ferroviaria “Gennaro Musella” (ingegnere salernitano assassinato con un’autobomba nel 1982), fa tappa al Lido comunale “Ilaria Alpi e Milan Hrovatin”, con un omaggio che sancisce il gemellaggio tra l’associazione e il riminese Premio Ilaria Alpi, di fronte ad una costa solcata dai traffici di rifiuti e di armi che portano fino alla Somalia. Poi il viaggio della memoria prosegue all’Università Mediterranea lungo il viale “Peter Iwule Onedyeke” (studente nigeriano ucciso negli anni ’90) e raggiunge la facoltà di Giurisprudenza “Raffaella Scordo” (insegnante di Ardore morta durante un tentativo di sequestro durante la stagione dell’Anonima Aspromonte). L’aeroporto Tito Minniti, infine, è diventato aeroporto “Vittime della strage di Gioia Tauro”, per recuperare la memoria di una tragedia, quella del 22 luglio del 1970, ormai caduta nel dimenticatoio. “Tanti nomi, tanti volti, tante storie che abbiamo il dovere di raccontare. E tante altre vicende sono ancora troppo poco note. Ma ricordare – ha commentato per daSud Danilo Chirico – vuol dire anche raccogliere il testimone e continuare a dire no alle mafie. Ecco perché lanciamo una sfida alle istituzioni: oggi le intitolazioni simboliche, domani quelle ufficiali nei luoghi simbolo della vita urbana. Tutte le città devono ricordare la meglio gioventù del nostro Paese”.| Tweet |
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