sabato, luglio 11, 2009
Opinioni di politici, industriali, economisti e teologi… e anche un po’ di storia

del nostro redattore Carlo Mafera (seconda parte)

Tanti Pontefici si sono occupati nel corso degli ultimi 120 anni della questione sociale, a cominciare da Leone XIII con la sua celebre “Rerum Novarum”, e tutti hanno indicato delle soluzioni alle crisi economiche del loro tempo. Mi sembra significativo fare un breve excursus storico per testimoniare la grande sensibilità che la Chiesa ha avuto da sempre su questi temi che investono un’importanza fondamentale per la sopravvivenza e il benessere di milioni di persone. Ecco cosa dice padre Bonifacio Honings a proposito della Rerum Novarum: “Era un periodo di oscurità, di radicali rivoluzioni in ambito economico e politico. La filosofia materialistica del liberalismo sembrava onnipotente. Grazie ai progressi tecnici si beneficiava di una espansione senza precedenti della produzione. La nozione più comune in economia era che è tutto un gioco di necessarie forze della natura e che non c’è alcun collegamento tra legge morale ed economica. In economia si deve esclusivamente cercare il proprio vantaggio, attraverso il quale le reciproche posizioni degli individui in ambito economico sono specificate solo dalla suprema legge della libertà. Tuttavia questa libertà automatica del mercato non conduceva ad una giusta distribuzione della ricchezza. Si lasciavano i lavoratori al loro destino, completamente impotenti di fronte ai loro spietati datori di lavoro e all’avida competizione incontrollata. In molti paesi era proibito ai lavoratori di organizzarsi, così che l’autorità del forte potesse regnare suprema [...] Tale stato di cose non solo devasta l’ordine economico, ma ha come inevitabile conseguenza che i lavoratori saranno sempre più insoddisfatti e resisteranno apertamente. La corrente del "socialismo scientifico" di Karl Marx si presenta come una soluzione basata sul collettivismo, la comproprietà di tutti i mezzi di produzione. Il rimedio era peggio della malattia. In questa triste e drammatica situazione del mondo dei lavoratori, il Papa elabora sistematicamente la dottrina della Chiesa. All’inizio Leone XIII dà alcune ragioni del perché la soluzione proposta dal socialismo svantaggi i lavoratori. La principale ragione è il rifiuto della proprietà privata. Naturalmente Dio ha dato la Terra a tutta l’umanità perché ne usasse e ne godesse, ma ciò non implica il rifiuto della proprietà privata, al contrario mostra una comprensione più profonda della natura umana [...] È nelle abilità intellettuali dell’uomo scegliere le cose che egli trova più utili per la cura delle proprie necessità, e non solo per il qui e l’oggi, ma anche per il futuro. Pertanto l’uomo non ha diritto solo ad avere i frutti della terra, ma anche la terra stessa [...] Dopo essersi riferito a diversi testi dell’Antico e Nuovo Testamento, Leone XIII scrive: "In generale il ricco e il datore di lavoro devono ricordare che né le leggi divine né quelle umane permettono di sfruttare a proprio vantaggio i bisognosi e gli sfortunati e di fare profitti dall’impotenza degli altri".”
PIO XI
Anche Pio XI è intervenuto nelle questioni sociali dopo quarant’anni dalla Rerum Novarum. Così padre Honings splendidamente sintetizza il suo pensiero: “Il sistema capitalistico ha completamente saturato le relazioni sociali ed economiche di coloro che sono ai margini. Costoro prendono parte ai suoi vantaggi, ma soprattutto ai suoi svantaggi e carenze. Pio XI pone speciale attenzione all’accumulazione di capitale che creava una concentrazione di potere illimitato e una dispotica predominanza nelle mani di pochi. Questa conglomerazione di capitale e potere causa una lotta per il predominio, che non tiene in alcun conto la morale. Per questa ragione l’economia eserciterà sempre più influenza sulla politica nazionale ed internazionale. In una parola, il sistema capitalistico si è trasformato in una sorta di dittatura economica. Più avanti vedremo che il fondamento morale della soluzione data dalla dottrina sociale della Chiesa è ancora il fondamento morale del piano di LaRouche. Ma è qui molto importante notare che LaRouche ha previsto la fine della dittatura delle banche poiché era completamente immorale”. Così Pio XI indicò le soluzioni proprio qualche anno prima che accadesse la famigerata grande depressione con il crollo della borsa di Wall Street nel 1929: “Per aggirare sia l’individualismo che il comunismo, è assolutamente necessario un onesto e corretto giudizio sull’individuo e sul carattere sociale del capitale e del lavoro. I rapporti reciproci, sostenuti dall’amore cristiano per il prossimo, devono essere organizzati secondo le leggi di una giustizia stringente. La libera concorrenza e specialmente il settore economico devono essere effettivamente sottomesse all’autorità statale dal momento che questa risponde al bene comune [...] Il sistema economico può continuare a basarsi sul capitale e sul lavoro, ma solo a condizione che si crei un sistema ordinato, organizzato da un commercio regolato, come prescrive la giustizia sociale. In altre parole, da una parte c’è bisogno di una reazione ai cambiamenti da parte del socialismo, dall’altra, maggiore giustizia sociale è richiesta al capitalismo. La dottrina sociale della Chiesa sottolinea esplicitamente la visione cristiana: "Una vera cooperazione unita verso l’unico bene comune è possibile solamente quando tutti i gruppi dell’intera società sono profondamente consci del fatto che tutti sono membri di una grande famiglia, che tutti sono figli dello stesso Padre Celeste, che essi sono tutti insieme un solo corpo in Cristo secondo le parole dell’Apostolo: 'Ci sono molte membra, ma un solo corpo' (1 Cor 12,20), così che 'quando un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con essa' (Rom 12,35)".”
E così, continuando nell’excursus storico, il teologo morale Hanings prende in esame la Mater et Magistra, dove mette in evidenza i segni dei tempi (siamo negli anni sessanta): risultavano urgenti domande di giustizia ed equità a livello mondiale (quindi tra i popoli) e altrettanto urgente il miglioramento del rapporto tra Nord e Sud del mondo. E infatti le soluzioni indicate dalla Mater et Magistra ed esposte da Honings (sempre di grande attualità) possono essere racchiuse in questo passaggio: “….che il più grande problema dei tempi moderni è molto probabilmente quello delle relazioni tra paesi economicamente sviluppati e paesi in via di sviluppo; i primi sono ricchi, i secondi soffrono scarsità. "La solidarietà che lega tutti gli esseri umani e li fa membri di un’unica famiglia impone alle comunità politiche, che dispongono di mezzi di sussistenza ad esuberanza, il dovere di non restare indifferenti di fronte alle comunità politiche i cui membri si dibattono nelle difficoltà dell’indigenza, della miseria e della fame, e non godono dei diritti elementari della persona". Il fondamento morale secondo la dottrina sociale della Chiesa è sempre più evidente: abbiamo bisogno di una più grande e più efficace solidarietà mondiale. In un discorso del 3 maggio 1960, Giovanni XXIII disse: "Noi tutti insieme abbiamo la responsabilità delle popolazioni meno sviluppate". L’insegnamento sociale della Chiesa deve, più che mai, avere a cuore un giusto ordine economico e una configurazione sociale più umana, completamente focalizzata sullo sviluppo integrale di tutti gli esseri umani.”
E arriviamo alla Populorum Progressio dell’indimenticabile Papa Montini, del quale è in atto il processo di beatificazione. Anche in questa enciclica ci sono dei punti di incontro con il piano LaRouche. Così infatti recita il documento: “Montini insegna con grande cura e profonda preoccupazione che, in questo vitale punto di svolta nella storia, è cruciale agire nella solidarietà con entrambe le ali della fede e della ragione. Chiunque conosca il piano di LaRouche per questo punto di svolta della storia, sa anche come il fondamento morale dell’ordine globale socio-economico della Populorum Progressio è anche il fondamento morale del suo piano. La dimensione globale è, sia per Montini che per LaRouche, il punto centrale delle loro questioni sociali ed economiche. Per entrambi lo sviluppo integrale di tutti richiede la liberazione dall’ingiustizia e dalla povertà, dalla miseria, dalle malattie e dall’ignoranza. L’intera umanità ha diritto ad una più larga porzione delle ricchezze della civiltà, cosa che include il diritto alle loro qualità umane e la loro continua realizzazione del loro pieno sviluppo”.

E concludiamo con Giovanni Paolo II con la sua Sollecitudo Rei Socialis dove ci piace mettere in evidenza una sua affermazione significativa riguardo alla speciale attenzione che la Chiesa ha intorno al tema della giustizia sociale: “Alla domanda sul perché abbia acquisito una dimensione globale, Wojtyla risponde: "Perché l'esigenza di giustizia può essere soddisfatta solo su questo stesso piano. Disattendere tale esigenza potrebbe favorire l'insorgere di una tentazione di risposta violenta da parte delle vittime dell'ingiustizia, come avviene all'origine di molte guerre… " Al contrario, in un mondo diverso, dominato dalla sollecitudine per il bene comune di tutta l'umanità, ossia dalla preoccupazione per lo ‘sviluppo spirituale e umano di tutti’, anziché dalla ricerca del profitto particolare, la pace sarebbe possibile come frutto di una "giustizia più perfetta tra gli uomini".”

E padre Bonifacio Honings così conclude: “Mi piace esprimere il mio compiacimento dal momento che, nella sua soluzione, LaRouche pone particolare attenzione all’interdipendenza tra la persona e la società. Ma c’è ancora più attenzione, e questo è molto importante, ai sempre più stretti vincoli dell’interdipendenza umana, e alla loro diffusione in tutto il mondo. Infatti "dall'interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune - cioè l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente - oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che riguardano l'intero genere umano. Pertanto ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell'intera famiglia umana [...] L'ordine sociale pertanto, e il suo progresso, debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, poiché l'ordine delle cose deve essere subordinato all'ordine delle persone e non l'inverso, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (Mt. 2, 27). Quell'ordine è da sviluppare sempre più, deve avere per base la verità, realizzarsi nella giustizia, essere vivificato dall'amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà. Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società". Signor LaRouche, questo meraviglioso gruppo di giovani ed io speriamo che la vostra lettura dei tempi e le soluzioni da Lei proposte, coinvolgano tutti i paesi e le nazioni del mondo. Molte grazie per la vostra attenzione.”

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4° parte

5° parte

6° parte

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