Alcune considerazioni sulla superstizione

venerdì, luglio 17, 2009

Alcune considerazioni sulla superstizione

del nostro redattore Carlo Mafera

Il pensiero debole non è patrimonio dei secoli passati, ma ancora alligna nella nostra cultura contemporanea ed ha la stessa cittadinanza del pensiero razionale, come anche la stessa dignità, perché, nonostante il progresso scientifico, l’uomo, sentendosi sempre fragile e insicuro, sente il bisogno di difendersi dalle avversità con dei rituali magici o con degli amuleti portafortuna. Vediamo insieme alcuni esempi. In Inghilterra e in alcune regioni degli Stati Uniti incontrare un gatto nero o trovarselo in casa è un segno di buon augurio, mentre questo stesso animale diviene nei paesi dell’Europa meridionale annunziatore di disgrazie e di morte e conseguentemente bisogna difendersi da esso mediante una serie di formule magiche e di atti rituali. In molte regioni europee, per assicurarsi la buona fortuna o per stornare un male presente o prossimo si tocca il legno, mentre altrove si tocca il ferro. Sono questi due esempi ben noti di superstizioni molto diffuse e di lontane origini e, nella loro opposizione, dimostrano l’universalità di credenze di questo tipo, ma anche la loro diversità in rapporto alle regioni nelle quali si presentano.

E’ difficile dire e definire preliminarmente che cosa sia una superstizione, e già il termine, nelle diverse forme presenti nelle lingue europee, viene collegato ad etimologie e significati contrastanti e varianti di epoca in epoca. Sembrerebbe che nella sua più antica forma, superstizione volesse significare un comportamento o una credenza appartenenti ad età precedenti e dimenticate o che si sovrapponga (“stia sopra” dal verbo latino supersto da cui superstitio) alle credenze e agli usi attuali. Ma si tratta di un’ipotesi tra le tante altre.

Gran signore delle superstizioni è divenuto, negli ultimi tre decenni, il diavolo negli Stati Uniti e in tutte le regioni europee. Fatto risorgere dalla dimenticanza e riproposto autorevolmente alle folle, esso ha provocato ondate di satanismo, con chiese e congreghe di adepti, spesso inclini alla violenza e al delitto. Ma soprattutto ha alimentato dovunque la grave superstizione del ritenersi possibile oggetto di possessione e invasamento, con conseguente crescita di tecniche di esorcismo propagandate da una serie notevole di film e fumetti, in corrispondenza di una crescente labilità delle strutture mentali e nervose di molta parte della popolazione.

In conclusione si può affermare che sembravamo illusoriamente liberati dalle devianze connesse alle superstizioni, in un epoca che si prepara alle conquiste stellari e che nasce dalla radicale razionalità del sapere scientifico, e invece no : le strutture della nostra sicurezza nel mondo sono messe in crisi quotidianamente dalla continua esposizione all’incerto, alle guerre, agli interrogativi sul nostro futuro. Ed è proprio in questa piega nascosta che si insinua il gran male delle superstizioni e spiega la imponente crescita, propagandata anche dai mass-media, degli ancoraggi illusori proposti dagli occultismi, dall’astrologia, dalla cartomanzia e dalle innumerevoli altre false scienze che circondano la nostra vita quotidiana.

Si arriverà un giorno a non aver bisogno più bisogno di queste pratiche del tutto inutili e irrazionali? Forse, se l’uomo avrà più fede in Dio, comunque lo si concepisca.

Carlo Mafera, cultura e società 0 Commenti

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