La grande operazione dei marines in Helmand ha messo in fuga i talebani verso le zone italiane, dove pare si stia preparando un'analoga massiccia offensiva in vista delle elezioni di Agosto

PeaceReporter - Finora, più che i talebani, è il caldo torrido a mietere vittime tra la fila dei quattromila marines impegnati dal 2 luglio nell'operazione Khanjar, nel profondo sud dell'Afghanistan. Gli uomini del generale Larry Nicholson - uno di quei 'duri' dagli occhi di ghiaccio che sembra uscito da un film di guerra hollywoodiano - marciano da giorni sotto un sole che ha già fatto collassare decine di soldati. Marciano risalendo il corso del fiume Helmand, che a sud di Lashkargah serpeggia attraverso il Dasht-e-Margo, il Deserto della Morte, rendendo possibile la coltivazione di papaveri da oppio e la vita in miseri villaggi di argilla addossati lungo le sponde del fiume. I giovani marines, sudando l'anima sotto gli elmetti, entrano in questi villaggi e li occupano, uno dopo l'altro, senza incontrare nessuna resistenza.
Gli scontri a fuoco finora sono stati sporadici: si parla di 27 guerriglieri uccisi in una settimana. I talebani si sono volatilizzati. Mischiatisi tra i civili, secondo il generale Nicholson, in attesa di sferrare un contrattacco a sorpresa quando i suo uomini saranno sfiancati dal caldo e dalla tensione. Fuggiti a nord, invece, secondo il generale Zahir Azami, portavoce della Difesa afgana, che accusa i marines di aver solamente spostato il problema 'talebani' da un'altra parte.
"Dall'inizio dell'operazione Khanjar - ha dichiarato alla stampa il generale Azami* - i combattenti talebani si sono spostati nel nord della provincia di Helmand, precisamente nella zona di Baghran che è controllata dalle truppe Nato tedesche, e nei distretti orientali della vicina provincia di Farah, che sono invece sotto il controllo delle truppe Nato italiane. Questo spostamento ha suscitato lamentele da parte dei comandanti tedeschi e italiani".
Si preannuncia un'estate molto calda per i paracadutisti italiani della brigata 'Folgore', che già da maggio combattono nel deserto di Farah per contrastare la crescente presenza dei talebani nei distretti di Bala Baluk, Pust-e-Rod e Delaram, e che nelle prossime settimane saranno presumibilmente coinvolti anche in una grande offensiva pre-elettorale, sullo stile di quella dei marines in Helmand, alle porte di Herat.
"Le truppe afgane e internazionali si stanno preparando in vista di un'offensiva contro le roccaforti talebane alla periferia della città di Herat", ha dichiarato lunedì alla stampa locale il comandante provinciale della polizia, generale Esmatullah Alizai, senza specificare le zone interessate. Le aree sotto controllo talebano più vicine a Herat sono i distretti di Guzara (alla periferia sud della città), Rabat-i-Sangi (50 chilometri a nord) e Khushk Kohna (70 a nord-est).
PeaceReporter ha chiesto conferme ai portavoce del contingente italiano a Herat e Kabul, rispettivamente maggior Magagnino e capitano Lipari, i quali hanno detto di non saperne nulla, aggiungendo (Lipari) che "anche se fosse vero, nessuna informazione sull'operazione verrebbe divulgata prima del suo inizio". Il giorno successivo Peacereporter ha raggiunto telefonicamente il comandante della polizia di Herat, generale Alizai, per approfondire la questione, ma l'ufficiale non ha voluto parlare.

PeaceReporter - Finora, più che i talebani, è il caldo torrido a mietere vittime tra la fila dei quattromila marines impegnati dal 2 luglio nell'operazione Khanjar, nel profondo sud dell'Afghanistan. Gli uomini del generale Larry Nicholson - uno di quei 'duri' dagli occhi di ghiaccio che sembra uscito da un film di guerra hollywoodiano - marciano da giorni sotto un sole che ha già fatto collassare decine di soldati. Marciano risalendo il corso del fiume Helmand, che a sud di Lashkargah serpeggia attraverso il Dasht-e-Margo, il Deserto della Morte, rendendo possibile la coltivazione di papaveri da oppio e la vita in miseri villaggi di argilla addossati lungo le sponde del fiume. I giovani marines, sudando l'anima sotto gli elmetti, entrano in questi villaggi e li occupano, uno dopo l'altro, senza incontrare nessuna resistenza.
Gli scontri a fuoco finora sono stati sporadici: si parla di 27 guerriglieri uccisi in una settimana. I talebani si sono volatilizzati. Mischiatisi tra i civili, secondo il generale Nicholson, in attesa di sferrare un contrattacco a sorpresa quando i suo uomini saranno sfiancati dal caldo e dalla tensione. Fuggiti a nord, invece, secondo il generale Zahir Azami, portavoce della Difesa afgana, che accusa i marines di aver solamente spostato il problema 'talebani' da un'altra parte.
"Dall'inizio dell'operazione Khanjar - ha dichiarato alla stampa il generale Azami* - i combattenti talebani si sono spostati nel nord della provincia di Helmand, precisamente nella zona di Baghran che è controllata dalle truppe Nato tedesche, e nei distretti orientali della vicina provincia di Farah, che sono invece sotto il controllo delle truppe Nato italiane. Questo spostamento ha suscitato lamentele da parte dei comandanti tedeschi e italiani".
Si preannuncia un'estate molto calda per i paracadutisti italiani della brigata 'Folgore', che già da maggio combattono nel deserto di Farah per contrastare la crescente presenza dei talebani nei distretti di Bala Baluk, Pust-e-Rod e Delaram, e che nelle prossime settimane saranno presumibilmente coinvolti anche in una grande offensiva pre-elettorale, sullo stile di quella dei marines in Helmand, alle porte di Herat.
"Le truppe afgane e internazionali si stanno preparando in vista di un'offensiva contro le roccaforti talebane alla periferia della città di Herat", ha dichiarato lunedì alla stampa locale il comandante provinciale della polizia, generale Esmatullah Alizai, senza specificare le zone interessate. Le aree sotto controllo talebano più vicine a Herat sono i distretti di Guzara (alla periferia sud della città), Rabat-i-Sangi (50 chilometri a nord) e Khushk Kohna (70 a nord-est).
PeaceReporter ha chiesto conferme ai portavoce del contingente italiano a Herat e Kabul, rispettivamente maggior Magagnino e capitano Lipari, i quali hanno detto di non saperne nulla, aggiungendo (Lipari) che "anche se fosse vero, nessuna informazione sull'operazione verrebbe divulgata prima del suo inizio". Il giorno successivo Peacereporter ha raggiunto telefonicamente il comandante della polizia di Herat, generale Alizai, per approfondire la questione, ma l'ufficiale non ha voluto parlare.
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