Diversi studi internazionali dimostrano che investire risorse pubbliche e private nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica ha impatti molto positivi sulla creazione dei posti di lavoro, superiori ai settori energetici convenzionali. L’editoriale di Gianni Silvestrini.
Qualenergia.it - Molti studi hanno dimostrato che gli investimenti nel campo dell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili comportano ricadute lavorative superiori rispetto ad investimenti in settori energetici convenzionali. Basta citare l’ultimo rapporto finanziato dalla Direzione generale energia e trasporti della Commissione Europea, “The impact of renewable energy policy on economic growth and employment in the European Union” (scarica pdf), che analizza l’impatto che potranno avere politiche spinte sulle rinnovabili, sia in termini di aumento del Pil che su quello occupazionale.
Nel caso dell’efficienza energetica il minor esborso per l’energia consente di effettuare altre spese, allargando il mercato e creando nuova occupazione. E’ questo il caso della California, che è riuscita a mantenere stabili negli ultimi 30 anni i consumi elettrici pro capite, mentre quelli degli Stati Uniti crescevano del 50%. Le incisive politiche sul versante dell’efficienza sono riuscite a ridurre di 12 GW il picco della domanda e a far calare del 15% i consumi di elettricità dello Stato rispetto allo scenario tendenziale.
L’aspetto più interessante per la nostra analisi riguarda l’impatto di queste politiche sull’economia e sull’occupazione. E’ stato infatti calcolato che tra il 1972 e il 2006 le famiglie californiane hanno risparmiato sulle bollette 56 miliardi di dollari, soldi che hanno speso in altre direzioni, contribuendo a creare 1,5 milioni di posti di lavoro.
Sempre facendo riferimento ai dati storici è interessante notare, come già prima di Obama, le rinnovabili abbiano evidenziato risultati positivi negli Stati Uniti sul versante occupazionale.
Un recente rapporto della Pew Foundation evidenzia come nel periodo 1998-2007 il tasso di crescita dell’occupazione nel settore delle energie pulite negli Stati Uniti è stato del 9,1%, contro una crescita del 3,7% nell’insieme dell’economia. Del resto, basta considerare che nel solo 2008 sono stati creati ben 35.000 nuovi "wind jobs" negli Usa.
E’ proprio questo uno degli argomenti che stanno alla base del lancio da parte di Obama di piani incisivi per realizzare nuove infrastrutture e migliorare le prestazioni energetiche degli edifici pubblici, creando contemporaneamente 2,5 milioni di posti di lavoro.
Qualenergia.it - Molti studi hanno dimostrato che gli investimenti nel campo dell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili comportano ricadute lavorative superiori rispetto ad investimenti in settori energetici convenzionali. Basta citare l’ultimo rapporto finanziato dalla Direzione generale energia e trasporti della Commissione Europea, “The impact of renewable energy policy on economic growth and employment in the European Union” (scarica pdf), che analizza l’impatto che potranno avere politiche spinte sulle rinnovabili, sia in termini di aumento del Pil che su quello occupazionale.Nel caso dell’efficienza energetica il minor esborso per l’energia consente di effettuare altre spese, allargando il mercato e creando nuova occupazione. E’ questo il caso della California, che è riuscita a mantenere stabili negli ultimi 30 anni i consumi elettrici pro capite, mentre quelli degli Stati Uniti crescevano del 50%. Le incisive politiche sul versante dell’efficienza sono riuscite a ridurre di 12 GW il picco della domanda e a far calare del 15% i consumi di elettricità dello Stato rispetto allo scenario tendenziale.
L’aspetto più interessante per la nostra analisi riguarda l’impatto di queste politiche sull’economia e sull’occupazione. E’ stato infatti calcolato che tra il 1972 e il 2006 le famiglie californiane hanno risparmiato sulle bollette 56 miliardi di dollari, soldi che hanno speso in altre direzioni, contribuendo a creare 1,5 milioni di posti di lavoro.
Sempre facendo riferimento ai dati storici è interessante notare, come già prima di Obama, le rinnovabili abbiano evidenziato risultati positivi negli Stati Uniti sul versante occupazionale.
Un recente rapporto della Pew Foundation evidenzia come nel periodo 1998-2007 il tasso di crescita dell’occupazione nel settore delle energie pulite negli Stati Uniti è stato del 9,1%, contro una crescita del 3,7% nell’insieme dell’economia. Del resto, basta considerare che nel solo 2008 sono stati creati ben 35.000 nuovi "wind jobs" negli Usa.
E’ proprio questo uno degli argomenti che stanno alla base del lancio da parte di Obama di piani incisivi per realizzare nuove infrastrutture e migliorare le prestazioni energetiche degli edifici pubblici, creando contemporaneamente 2,5 milioni di posti di lavoro.
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