Secondo l’organo di controllo sul voto “non c’è possibilità che si proceda a un annullamento del voto”. Il regime sceglie la linea dura, ma annulla una manifestazione di fedeli di Ahmadinejad. Il confronto però non sembra finito: l’ayatollah Montazeri proclama tre giorni di lutto nazionale.
Beirut (AsiaNews) – In Iran non ci saranno nuove elezioni presidenziali: lo ha deciso il Consiglio dei guardiani, al quale avevano fatto ricorso i tre candidati sconfitti, lamentando evidenti brogli. La decisione è stata annunciata alla televisione di Stato dal portavoce del Consiglio, Abbas Ali Kadkhodaei, lo stesso che ieri aveva riconosciuto che c’erano stato più voti che votanti, ma “solo” in 50 città. Oggi ha detto che “Fortunatamente, nelle recenti elezioni presidenziali non abbiamo avuto prove di maggiori frodi o violazioni nel voto e quindi, non c’è la possibilità che si proceda a un annullamento”.
L’annuncio fa seguito alle minacce lanciate da pasdaran e basij contro eventuali nuove manifestazioni che contestano il risultato delle elezioni ed al divieto di funerali pubblici per “Neda” (nella foto) la ragazza uccisa negli scontri e divenuta l’icona dei giovani che contestano i risultati proclamati dal regime. Un avviso sul sito delle Guardia rivoluzionari avverte i contestatori ad “essere preparati a un confronto risoluto e rivoluzionario con la Guardia, i Basij e le altre forze di sicurezza e ordine”.
Sembra così aver prevalso all’interno dell’establishment iraniano la scelta per la linea dura e il rifiuto di una qualsiasi linea di mediazione politica. La piazza, d’altro canto, appare provata dal massiccio spiegamento di poliziotti e paramilitari che stanno soffocando sul nascere ogni tentativo di manifestazione, come è accaduto ieri nella piazza Haft-e-Tir della capitale. “Scommettere su una caduta del regime iraniano è una perdita sicura”, ha detto ieri il ministro degli esteri siriano, Walid Moallem, fedele alleato di Ahmadinejad.
Ci sono però segnali che i “moderati” non demordono e che il confronto non è finito. Uno degli esponenti religiosi più autorevoli, il grande ayatollah Hossein AliMontazeri, storico oppositore del regime, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, da mercoledì a venerdì. “Ho purtroppo sentito – si legge nel messaggio di Montazeri diffuso da Rooz, giornale on line di opposizione – che la grande nazione iraniana alla ricerca dei suoi diritti legali attraverso pacifiche dimostrazione è stata sottoposta a danni fisici e percosse che hanno portato sangue e morte. Mentre esprimo le mie condoglianze per tali eventi ed esprimo la mia solidarietà con l’angustiato popolo iraniano, annuncio mercoledì, giovedì e venerdì come giorni di lutto pubblico ed esprimo il mio solenne e categorico sostegno ai pacifici movimenti della nazione islamica in difesa dei suoi giusti diritti”. Al tempo stesso l’annullamento di una manifestazione dei sostenitori del presidente Mahmoud Ahmadinejad di fronte all'ambasciata britannica per protestare contro le “ingerenze di Londra negli affari interni iraniani” può indicare o la volontà del regime di abbassare la tensione o il timore che essa si riaccenda. (continua)
Beirut (AsiaNews) – In Iran non ci saranno nuove elezioni presidenziali: lo ha deciso il Consiglio dei guardiani, al quale avevano fatto ricorso i tre candidati sconfitti, lamentando evidenti brogli. La decisione è stata annunciata alla televisione di Stato dal portavoce del Consiglio, Abbas Ali Kadkhodaei, lo stesso che ieri aveva riconosciuto che c’erano stato più voti che votanti, ma “solo” in 50 città. Oggi ha detto che “Fortunatamente, nelle recenti elezioni presidenziali non abbiamo avuto prove di maggiori frodi o violazioni nel voto e quindi, non c’è la possibilità che si proceda a un annullamento”.L’annuncio fa seguito alle minacce lanciate da pasdaran e basij contro eventuali nuove manifestazioni che contestano il risultato delle elezioni ed al divieto di funerali pubblici per “Neda” (nella foto) la ragazza uccisa negli scontri e divenuta l’icona dei giovani che contestano i risultati proclamati dal regime. Un avviso sul sito delle Guardia rivoluzionari avverte i contestatori ad “essere preparati a un confronto risoluto e rivoluzionario con la Guardia, i Basij e le altre forze di sicurezza e ordine”.
Sembra così aver prevalso all’interno dell’establishment iraniano la scelta per la linea dura e il rifiuto di una qualsiasi linea di mediazione politica. La piazza, d’altro canto, appare provata dal massiccio spiegamento di poliziotti e paramilitari che stanno soffocando sul nascere ogni tentativo di manifestazione, come è accaduto ieri nella piazza Haft-e-Tir della capitale. “Scommettere su una caduta del regime iraniano è una perdita sicura”, ha detto ieri il ministro degli esteri siriano, Walid Moallem, fedele alleato di Ahmadinejad.
Ci sono però segnali che i “moderati” non demordono e che il confronto non è finito. Uno degli esponenti religiosi più autorevoli, il grande ayatollah Hossein AliMontazeri, storico oppositore del regime, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, da mercoledì a venerdì. “Ho purtroppo sentito – si legge nel messaggio di Montazeri diffuso da Rooz, giornale on line di opposizione – che la grande nazione iraniana alla ricerca dei suoi diritti legali attraverso pacifiche dimostrazione è stata sottoposta a danni fisici e percosse che hanno portato sangue e morte. Mentre esprimo le mie condoglianze per tali eventi ed esprimo la mia solidarietà con l’angustiato popolo iraniano, annuncio mercoledì, giovedì e venerdì come giorni di lutto pubblico ed esprimo il mio solenne e categorico sostegno ai pacifici movimenti della nazione islamica in difesa dei suoi giusti diritti”. Al tempo stesso l’annullamento di una manifestazione dei sostenitori del presidente Mahmoud Ahmadinejad di fronte all'ambasciata britannica per protestare contro le “ingerenze di Londra negli affari interni iraniani” può indicare o la volontà del regime di abbassare la tensione o il timore che essa si riaccenda. (continua)
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