giovedì, maggio 14, 2009
del nostro collaboratore Carlo Mafera

Qualche anno fa il Washington Post pubblicò i testi segreti dei telegrammi che i capi nazisti inviavano a Berlino nel 1941. Questi telegrammi fanno parte di un archivio di documenti segreti intercettati dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Da questi messaggi si evince che le potenze occidentali sapevano che i nazisti stavano facendo stermini di massa. Particolare inquietante è che il governo britannico non ne fece alcun uso nè si confrontò con il governo statunitense che era alla ricerca di riscontri oggettivi riguardo al genocidio per intraprendere iniziative atte a impedirlo.

Si era sempre creduto che la scoperta del piano hitleriano risalisse all’anno in cui furono costruiti Buchenwald e Auschwitz (1942), ma i testi dei telegrammi non lasciano più dubbi. Le azioni di pulizia etnica affidate alle SS ma anche alla polizia municipale tedesca iniziarono nel 1941 con la conquista dei territori dell’est europeo (Paesi baltici, Bielorussia e Ucraina). Alcuni di questi telegrammi recitavano più o meno così: “il totale delle esecuzioni nel territorio sotto il mio comando supera ormai le trentamila unità”. Molto probabilmente gli Inglesi non vollero fare nulla per non avere effetti controproducenti sul proprio protettorato in Palestina e sui rapporti con il mondo arabo e fecero trapelare, nelle loro dichiarazioni ufficiali, notizie generiche relative ad atrocità e violenze nei confronti delle popolazioni occupate senza fare alcun riferimento allo sterminio del popolo ebraico.

Indubbiamente c’era un enorme difficoltà ad intervenire a favore degli ebrei e c’era un grande imbarazzo tra gli alleati per collocare la grande massa dei deportati. Difficile infatti sarebbe stato il loro sostentamento nei paesi anglosassoni limitrofi già oggetto di emigrazione spontanea negli anni trenta. Gli Inglesi cercarono di scongiurare l’eventualità di trasferire i profughi in Palestina per non cambiare i fragili equilibri del protettorato. Altre strade vennero studiate senza grande convinzione come quella di ipotizzare un trasferimento nel nord Africa ma mancavano i mezzi per realizzare tale progetto. Una soluzione venne trovata nella disponibilità della Svezia di accogliere 20.000 bambini ebrei polacchi, ma le condizioni che i Tedeschi apponevano erano inaccettabili e quindi anche questa ipotesi fu abbandonata.

Gli alleati organizzarono la Conferenza di Bermuda nel 1943 per esaminare le concrete possibilità di azione a favore degli Ebrei ma si concluse con poca cosa: l’evacuazione di alcune migliaia di ebrei dalla Bulgaria per trasferirli in Nord-Africa. Le linee che furono delineate dai governi inglese e statunitense più volte dichiarate da Churchill e da Roosevelt consistevano in due punti e cioè: affrettare la fine della guerra e soprattutto minacciare l’istituzione di grandi processi che, a guerra finita, avrebbero portato in giudizio i criminali nazisti. Tale affermazione aveva la funzione di spezzare l’identificazione tra criminali e popolazione tedesca che avrebbe avuto un incentivo a prenderne le distanze.

A proposito dei processi celebrati dopo la guerra, è interessante notare che anche in quella sede non furono utilizzate le intercettazioni relative agli stermini degli ebrei nel 1941. Non furono quindi individuate le responsabilità della polizia municipale tedesca (ORPO) che quindi continuò ad operare anche dopo la guerra senza quindi essere depurata dalla sua componente nazista. Probabilmente nel processo di denazificazione e di colpevolizzazione della Germania in merito alla vicenda dell’Olocausto, la pubblicizzazione delle citate intercettazioni svolte nel 1941, avrebbe sì aumentato le gravissime responsabilità a carico dei criminali nazisti ma nello stesso tempo, avrebbe scoperto l’altrettanto grave peccato di omissione degli alleati che, pur sapendo già dal 1941, poco fecero per evitare lo sterminio.

Addirittura un recente studio di Edwin Black, L’IBM e l’Olocausto, ha documentato la funzione essenziale della tecnologia IBM nel preparare i censimenti indispensabili per realizzare la “soluzione finale” attraverso le famose schede perforate. Quindi ci troviamo di fronte non soltanto a delle gravi omissioni da parte degli alleati, ma di un vera e propria collaborazione con le autorità naziste nel diabolico piano di distruzione del popolo ebraico da parte di una delle più prestigiose imprese degli Stati Uniti. E’ curioso come i dirigenti della IBM sapessero cose che il governo degli Stati Uniti stentava a trovare mediante quei “riscontri oggettivi” già menzionati. Purtroppo la sete di denaro calpesta qualsiasi regola etica.

Come ho cercato di fare presente nei miei precedenti articoli, anche in questo desidero far comprendere che il bene e il male non sono mai divisi nettamente e che c’è sempre una corresponsabilità più o meno grande in ogni evento. Compito dello storico è la ricerca della verità addebitando o accreditando a ciascuna parte la sua dose di colpa o di ragione.

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