Fiori bianchi ai cancelli delle rappresentanze diplomatiche iraniane a Roma e Milano: così Amnesty International commemora Delara Darabi, impiccata venerdì 1 maggio
Amnesty International - Mercoledì 6 maggio, si sono svolte a Roma e a Milano, rispettivamente di fronte all'Ambasciata e al Consolato della Repubblica Islamica dell'Iran, le manifestazioni organizzate da Amnesty International per protestare contro l'esecuzione di Delara Darabi, impiccata la mattina del 1° maggio nella prigione di Rasht. L'iniziativa si è svolta in contemporanea in diverse città europee.
Delara Darabi era stata condannata a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando aveva 17 anni. Si era inizialmente addossata la responsabilità, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. Nel 2006 Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio. L'impiccagione è avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, si è trattato di una mossa cinica delle autorità iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita di Delara Darabi. Il 19 aprile il Capo dell'autorità giudiziaria aveva concesso due mesi di sospensione.
Quella di Delara Darabi è stata almeno la 140ma esecuzione in Iran dall'inizio dell'anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. Dal 1980, l'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni al momento del reato, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di applicare la pena capitale per reati commessi da minori di 18 anni.
Delara Darabi era stata condannata a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando aveva 17 anni. Si era inizialmente addossata la responsabilità, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. Nel 2006 Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio. L'impiccagione è avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, si è trattato di una mossa cinica delle autorità iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita di Delara Darabi. Il 19 aprile il Capo dell'autorità giudiziaria aveva concesso due mesi di sospensione.
Quella di Delara Darabi è stata almeno la 140ma esecuzione in Iran dall'inizio dell'anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. Dal 1980, l'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni al momento del reato, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di applicare la pena capitale per reati commessi da minori di 18 anni.
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