sabato, maggio 23, 2009
Il nostro redattore Carlo Mafera visita la mostra al Palazzo dei Caffarelli a Roma

“La più grande mostra dedicata al Beato Angelico in Italia, dopo quella del 1955 in Vaticano e a Firenze, presenta un’esauriente selezione di opere dai più importanti musei italiani e stranieri, alcune delle quali mai esposte in passato, che documentano la lunga e feconda attività dell’artista a conclusione delle celebrazioni per il 550° anniversario della sua morte.” Così recita il sottotitolo del sito dei musei capitolini. Si rimane esterrefatti davanti all’immagine, come diceva Vittorio Sgarbi, in un suo celebre successo editoriale. La visione di ogni quadro è un atto di contemplazione e anche una preghiera. E’ un rapimento estatico che ti fa raggiungere le più incommensurabili vette spirituali. E’ un viaggio verso l’eternità. E’ un assaggiare un frammento di quello che potremo godere lassù. Non ci sono parole per l’emozione che si prova davanti al paradiso dipinto dal Beato Angelico. Soprattutto si viene colpiti dalla luminosità rafforzata dall’uso di un colore sicuramente composto con l’oro stesso. Cosa dire se non invitare tutti coloro che abitano a Roma di affrettarsi ad andare a vedere questa splendida mostra per assaggiare un pezzetto di paradiso in terra ed elevarsi per qualche istante dalla bruta materialità della vita quotidiana dove si fa presto a precipitare nel desiderio di afferrare qualche momentaneo piacere dei sensi. La gioia spirituale è tutt’altra cosa e questa mostra è una splendida occasione per provarla in modo straordinario. Non mi voglio soffermare sui numerosi quadri del Beato Angelico ma desidero spendere due parole sull’Annunciazione. Basta uno sguardo all’immagine per rendersi conto che il pittore non ha voluto fare una rappresentazione storicizzata. Non colloca Maria nell’ ambiente povero in cui si compì l’evento. La colloca in uno spazio sacro:un convento. Sulla parete di fondo c’è il vano della porta di una cella con una piccola inferriata. Maria è seduta su un panchetto monastico. I due archi con le tre colonne formano la M di Maria. L’abito e l’atteggiamento di Maria L’abito dell’Annunziata è di quel rosa tenue che è tipico dell’incarnato e connota vita e gioia. L’ampio mantello è a doppia faccia. L’interno è nero (lo si vede dal risvolto), l’esterno è blu scuro, come quello che nella iconografia è riservato all’Addolorata. Il volto delicatissimo, leggermente proteso in avanti, la bocca chiusa e lo sguardo attento connotano l’apertura all’ascolto, mentre le mani incrociate sul grembo dicono insieme, accoglienza della parola e protezione della vita che è in lei. L’angelo non parla, ma si inchina volutamente con le braccia incrociate sul petto e si genuflette davanti a Maria e al Figlio di Dio che è in lei. Il giardino sulla sinistra, pur aperto allo sguardo, è un giardino chiuso e delimitato da una palizzata. Questo a motivo della verginità di Maria. Quando si contempla questa Annunciazione si vorrebbe parafrasare Giuseppe Ungaretti dicendo …. M’illumino d’immenso…

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