Un medico testimonia natura sospetta delle ferite di centinaia di feriti
Agenzia Misna - “Non sono in grado di dire se gli israeliani stanno usando armi al fosforo bianco o all’uranio impoverito, ma stanno sicuramente ‘sperimentando’ sulla popolazione di Gaza nuovi ordigni chiamati Dime (Dense inerte metal explosive); si tratta di esplosivi di grande e controllata potenza che causano amputazioni e danni letali per chiunque venga colpito nel raggio di 10 metri”: raggiunto dalla MISNA a Gaza nell’ospedale di Shifa, il principale della città, il professor Mads Gilbert, medico norvegese e membro della organizzazione umanitaria Norwac, parla di persone che vengono portate a pezzi in ospedale, letteralmente tagliate in parti, e di conseguenze di lunga durata sui sopravvissuti. “Su questi strumenti di guerra non ci sono ancora sufficienti ricerche – aggiunge – sappiamo però che chi sopravvive ha molte probabilità di contrarre un tumore ed è comunque destinato ad una vita da disabile”. Le ipotesi di Gilbert, sono formulate sulla base di altre esperienze di guerra, di quella del Libano in particolare dove, nel 2006, gli israeliani vennero accusati di utilizzare proprio esplosivo ‘Dime’ e fosforo bianco come da loro stessi ammesso in seguito. “Non abbiamo un laboratorio dove poter analizzare campioni – aggiunge il medico norvegese – ma parlo a ragion veduta sulla base dei corpi senza vita e dei feriti che continuano ad affollare questo ospedale. Ci sono corpi fatti a pezzi le cui ferite non sono state sicuramente causate da armi convenzionali, ci sono altri corpi che arrivano completamente bruciati, con gli organi interni decomposti”. Una tragedia umanitaria, sottolinea Gilbert, che colpisce indiscriminatamente tutti senza distinzione di sesso, di età, di occupazione: “Gran parte dei feriti che stiamo trattando ha subito gravi amputazioni; tutto quello che sta avvenendo a Gaza va contro ogni regola del diritto internazionale. Sento parlare di guerra ad Hamas, ma i miei occhi vedono solo bombardamenti sistematici contro la popolazione civile anche con armi vietate dalla comunità internazionale”.
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