Sgomberati i coloni dall'edifico di Hebron, non si fermano le violenze. Un alto ufficiale dell'esercito israeliano, in un rapporto riservato finito nelle mani della stampa, denuncia gli appoggi istituzionali di cui godono i coloni e i rischi delle frange estreme del movimento.
PeaceReporter - La polizia israeliana ha completato, poco fa, lo sgombero della casa occupata dai coloni a Hebron. Lo ha reso noto la radio militare israeliana. Secondo la stessa fonte, i coloni infuriati si sarebbero dispersi nelle viuzze attorno a quella che, con un eufemismo, veniva chiamata Casa della Pace, attaccando le case dei palestinesi con sassi e bottiglie. L'esercito israeliano sta cercando di riportare l'ordine in città, ma la situazione resta tesa.
Effettuato lo sgombero. La protesta dei coloni si è estesa anche a Gerusalemme, dove alcuni giovani sono scesi in piazza per manifestare solidarietà con i coloni di Hebron, bloccando l'autostrada che collega la città con la costa. Lo sgombero era nell'aria, ma nessuno si aspettava che potesse avvenire oggi, dopo che il ministro della Difesa israeliano Ehud Barack aveva rinviato l'operazione affidando alloYesha Council (massimo organo di controllo dei coloni) una mediazione per evitare violenze. ''Il settore intorno alla casa è stato dichiarato zona militare chiusa''. Con una nota stringata, l'esercito israeliano aveva posto ieri i sigilli attorno all'edificio occupato da circa cento coloni ebrei nella città di Hebron, in Cisgiordania. La casa era al centro di una contesa. Occupata nel marzo 2007 dai coloni ebrei che ne rivendicavano la proprietà, ma i palestinesi hanno sempre negato la vendita e la Corte Suprema ha dato ragione a questi ultimi. I coloni, informati di un imminente sgombero e sostenuti da alcuni militanti di estrema destra accorsi in città, si sono prima barricati nella casa occupata, poi hanno iniziato a lanciare pietre contro i palestinesi. Nei giorni scorsi, circa quaranta persone tra coloni e palestinesi sono rimasti feriti dopo gli scontri.
Alta tensione. Tensione con i palestinesi a parte, purtroppo ordinaria a Hebron, dove una colonia di ebrei fanatici ha occupato anni fa una parte del centro storico, la questione della casa occupata ha sollevato molte polemiche in Israele. Hebron è divisa dal 1997, quando in applicazione degli accordi di Oslo, vennero stabilite due zone di controllo: una palestinese e una israeliana. Hebron ha un alto valore simbolico a causa della presenza nel centro storico della Tomba dei Patriarchi, venerati da musulmani ed ebrei. Nel tempo, una colonia di centinaia di ebrei ha occupato una parte della città, dove vivono ancora circa 35mila palestinesi, schiacciati dall'aggressività dei coloni stessi e dell'esercito israeliano. Per capire basta pensare che la strada del quartiere palestinese che porta alla Tomba dei Patriarchi è sormontata da una rete metallica. La misura si è resa necessaria per impedire ai coloni di lanciare sui palestinesi oggetti di ogni tipo. Il governo israeliano, però, non ha accettato l'ennesima occupazione di una casa palestinese e la vicenda è finita alla Corte Suprema, che ha deciso come detto. Ma i coloni non hanno accettato lo sgombero, come i militari temevano.
Appoggi istituzionali per i coloni. Il maggiore Yotam Amitay, in un rapporto riservato al Comando Generale dell'esercito israeliano, pubblicato oggi sul quotidiano Ha'aretz, aveva sottolineato con grande preoccupazione due tendenze pericolose: i legami tra alcuni apparati delle forze dell'ordine e militari israeliane e la spaccatura interna al movimento dei coloni, sempre più fuori controllo, almeno nelle frange più estremiste. Secondo il maggiore Amitay, troppe sono le fughe di notizie dalle caserme verso i coloni che ritengono tutta la terra tra il fiume Giordano e il mare come 'Grande Israele', occupando da anni terre che i trattati internazionali assegnano ai palestinesi. Per troppi anni, però, i politici israeliani hanno usato i guanti di velluto con questo movimento, blandendone i deliri in chiave elettorale. In primis Ariel Sharon, ex primo ministro israeliano che giace da anni in coma per un ictus, che da campione dei coloni è diventato loro acerrimo nemico, quando ha ordinato lo sgombero della Striscia di Gaza nel 2005. Secondo Amitay, i rapporti con i coloni da quel momento si sono fatti tesi, calmandosi solo nel periodo della Guerra in Libano nel 2006, quando ha prevalso lo spirito di unità nazionale. Il militare, come detto, sottolinea la pericolosità di certi rapporti tra militari e coloni (che forse spiegano la fuga di notizie sullo sgombero che ha causato gli scontri dei giorni scorsi e l'assalto a sorpresa avvenuto oggi) e la gestione interna al movimento. Una sorta di radicalizzazione che preoccupa sempre più i vertici politici e militari. Quello che sta succedendo a Hebron sembra dargli ragione.
PeaceReporter - La polizia israeliana ha completato, poco fa, lo sgombero della casa occupata dai coloni a Hebron. Lo ha reso noto la radio militare israeliana. Secondo la stessa fonte, i coloni infuriati si sarebbero dispersi nelle viuzze attorno a quella che, con un eufemismo, veniva chiamata Casa della Pace, attaccando le case dei palestinesi con sassi e bottiglie. L'esercito israeliano sta cercando di riportare l'ordine in città, ma la situazione resta tesa.Effettuato lo sgombero. La protesta dei coloni si è estesa anche a Gerusalemme, dove alcuni giovani sono scesi in piazza per manifestare solidarietà con i coloni di Hebron, bloccando l'autostrada che collega la città con la costa. Lo sgombero era nell'aria, ma nessuno si aspettava che potesse avvenire oggi, dopo che il ministro della Difesa israeliano Ehud Barack aveva rinviato l'operazione affidando alloYesha Council (massimo organo di controllo dei coloni) una mediazione per evitare violenze. ''Il settore intorno alla casa è stato dichiarato zona militare chiusa''. Con una nota stringata, l'esercito israeliano aveva posto ieri i sigilli attorno all'edificio occupato da circa cento coloni ebrei nella città di Hebron, in Cisgiordania. La casa era al centro di una contesa. Occupata nel marzo 2007 dai coloni ebrei che ne rivendicavano la proprietà, ma i palestinesi hanno sempre negato la vendita e la Corte Suprema ha dato ragione a questi ultimi. I coloni, informati di un imminente sgombero e sostenuti da alcuni militanti di estrema destra accorsi in città, si sono prima barricati nella casa occupata, poi hanno iniziato a lanciare pietre contro i palestinesi. Nei giorni scorsi, circa quaranta persone tra coloni e palestinesi sono rimasti feriti dopo gli scontri.
Alta tensione. Tensione con i palestinesi a parte, purtroppo ordinaria a Hebron, dove una colonia di ebrei fanatici ha occupato anni fa una parte del centro storico, la questione della casa occupata ha sollevato molte polemiche in Israele. Hebron è divisa dal 1997, quando in applicazione degli accordi di Oslo, vennero stabilite due zone di controllo: una palestinese e una israeliana. Hebron ha un alto valore simbolico a causa della presenza nel centro storico della Tomba dei Patriarchi, venerati da musulmani ed ebrei. Nel tempo, una colonia di centinaia di ebrei ha occupato una parte della città, dove vivono ancora circa 35mila palestinesi, schiacciati dall'aggressività dei coloni stessi e dell'esercito israeliano. Per capire basta pensare che la strada del quartiere palestinese che porta alla Tomba dei Patriarchi è sormontata da una rete metallica. La misura si è resa necessaria per impedire ai coloni di lanciare sui palestinesi oggetti di ogni tipo. Il governo israeliano, però, non ha accettato l'ennesima occupazione di una casa palestinese e la vicenda è finita alla Corte Suprema, che ha deciso come detto. Ma i coloni non hanno accettato lo sgombero, come i militari temevano.
Appoggi istituzionali per i coloni. Il maggiore Yotam Amitay, in un rapporto riservato al Comando Generale dell'esercito israeliano, pubblicato oggi sul quotidiano Ha'aretz, aveva sottolineato con grande preoccupazione due tendenze pericolose: i legami tra alcuni apparati delle forze dell'ordine e militari israeliane e la spaccatura interna al movimento dei coloni, sempre più fuori controllo, almeno nelle frange più estremiste. Secondo il maggiore Amitay, troppe sono le fughe di notizie dalle caserme verso i coloni che ritengono tutta la terra tra il fiume Giordano e il mare come 'Grande Israele', occupando da anni terre che i trattati internazionali assegnano ai palestinesi. Per troppi anni, però, i politici israeliani hanno usato i guanti di velluto con questo movimento, blandendone i deliri in chiave elettorale. In primis Ariel Sharon, ex primo ministro israeliano che giace da anni in coma per un ictus, che da campione dei coloni è diventato loro acerrimo nemico, quando ha ordinato lo sgombero della Striscia di Gaza nel 2005. Secondo Amitay, i rapporti con i coloni da quel momento si sono fatti tesi, calmandosi solo nel periodo della Guerra in Libano nel 2006, quando ha prevalso lo spirito di unità nazionale. Il militare, come detto, sottolinea la pericolosità di certi rapporti tra militari e coloni (che forse spiegano la fuga di notizie sullo sgombero che ha causato gli scontri dei giorni scorsi e l'assalto a sorpresa avvenuto oggi) e la gestione interna al movimento. Una sorta di radicalizzazione che preoccupa sempre più i vertici politici e militari. Quello che sta succedendo a Hebron sembra dargli ragione.
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