E’ l’auspicio degli organizzatori di “Una candela per il Tibet”, che chiedono a tutti di esporre una candela accesa il 7 agosto, giorno prima dell’inaugurazione olimpica. Per ricordare al mondo la repressione in Tibet.New Delhi (AsiaNews) – Cento milioni di persone il 7 agosto uniranno la loro luce, nella maggior protesta “luminosa” del mondo. Il giorno prima dell’inaugurazione delle Olimpiadi, tutti accenderanno la loro candela per chiedere la libertà del martoriato Tibet. La campagna “Una candela per il Tibet” è stata lanciata da un facebook finanziato da David Califa, imprenditore finanziario a riposo che abita in Israele, a Ramat HaSharon. Chiede di mettere una candela accesa alla finestra, sulla scrivania od ovunque sia ben visibile e di invitare altri a farlo. Ha subito avuto adesioni da tutto il mondo, con volontari che hanno tradotto il messaggio in 25 lingue ed è stato ripreso da numerosi siti web. Finora oltre 500mila persone di più di 100 Paesi hanno aderito all’appello. Tra loro la famosa cantante tibetana Yungchen Lhamo, conosciuta come la “Voce del Tibet”. La speranza è che queste “piccole” luci siano tante da attirare le televisioni, così da essere viste in tutto il mondo, il giorno prima delle Olimpiadi. Il giorno dopo, 8 agosto, a ogni Capo di Stato saranno inviate lettere per dire quanta gente del suo Paese vuole un Tibet libero e per chiedere loro azioni concrete per il Tibet.
I sostenitori spiegano che il lume di una candela simboleggia l’azione di ognuno per una giusta causa e che milioni di luci in tutto il mondo hanno un grande significato simbolico, sono un “voto ideale” di persone unite senza differenze di sesso, razza, idea politica e religione e portano la speranza di cambiamenti. Ma il loro significato è ancora maggiore negli Stati nei quali i leader debbono rendere conto delle loro azioni, come nei Paesi democratici occidentali, e debbono tener presente la volontà pubblica.
“Ogni essere umano che vuole la libertà – spiegano – deve accendere una candela. E’un atto materiale e spirituale insieme, è come un voto. Un voto talmente numeroso che i leader mondiali non potranno ignorarlo”.
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